Demoni, (acchiappa)fantasmi e dei. Ci lascia Ivan Reitman

Si è spento sabato a 75 anni uno dei registi che hanno caratterizzato gli anni ’80 con Ghostbusters. Nella sua carriera è stato anche produttore di Cronenberg e Animal House. La nostra top 5.

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La premonizione, forse, è in Ghosbusters: Legacy. Ivan Reitman non solo l’ha prodotto ma, come ha ammesso lo stesso figlio Jason che l’ha diretto, era sempre sul set a controllare che tutto funzionasse alla perfezione. In realtà forse è stato il definitivo passaggio di consegne, il suo testamento. Il cineasta che ha creato un successo planetario con Ghostbusters nel 1984 (quasi 300 milioni di dollari incassati con un budget di 30) è morto sabato scorso a Montecito a 75 anni.

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È nato a Komárno in Cecoslovacchia (oggi Slovacchia) ed entrambi i genitori sono di origine ebraica. La madre è sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz mentre il padre è stato un combattente clandestino della resistenza. La sua famiglia è arrivata in Canada come profughi quando Ivan aveva 4 anni. Nel 1969 si è diplomato alla McMaster University e ha iniziato la carriera producendo, tra gli altri, due film di David Cronenberg tra il 1975 e il 1977 (Il demone sotto la pelle e Rabid. Sete di sangue), prima di raggiungere il grande successo con Animal House (1978). I caratteri del demenziale del cinema di Landis caratterizzano il suo debutto come regista, Polpette (1979) ambientato in un campeggio estivo dove i ragazzi più scatenati si prendono gioco degli istruttori. Questo esordio dietro la macchina da presa, dove Reitman sta ancora mettendo a punto l’equilibrio tra impazzite gags visive dove ci sono i residui del National Lampoon e la struttura narrativa, è importante perché inaugura una doppia collaborazione con due figure che saranno fondamentali nella sua successiva carriera: Bill Murray e Harold Ramis, che era stato comunque già tra gli sceneggiatori di Animal House. Entrambi saranno protagonisti, assieme a John Candy e Warren Oates del più compiuto Stripes. Un plotone di svitati (1981), una satira antimilitarista che prepara il terreno per Ghostbusters (1984), tra i film epocali degli Eighties, perfetta miscela tra comicità e horror con effetti speciali ancora oggi potentissimi e un logo che farà epoca per sempre.

Per chi all’epoca era adolescente, Reitman ci ha regalato dei ‘nuovi sogni’. Ghostbusters diventa l’incrocio fondamentale per la nostra generazione e quella a seguire, come dimostreranno poi i fratelli Duffer, i creatori di Stranger Things, nati nell’anno in cui è uscito il film. Cinque anni dopo firma il sequel, Ghostbusters II. Non c’è più l’effetto sorpresa ma il meccanismo è ancora perfetto e, alla fine degli anni ’80, già dimostra che questo tipo di cinema non sarà più possibile farlo se non come citazione (Mars Attacks!, 1996 di Tim Burton) o attraverso l’effetto nostalgia dell’ultimo Ghostbusters: Legacy. Al botteghino è ancora un grande successo. Circa 215 milioni di dollari incassati su un budget di 37.

Gli anni ’80 sono il decennio di maggior successo per il regista. Crea la commistione tra commedia e thriller giudiziario in Pericolosamente insieme (1986), un film pieno di colpi di scena e con Robert Redford, Daryl Hannah e Debra Winger in grande spolvero. Trasforma Arnold Schwarzenegger in attore comico affiancandogli Danny De Vito in I gemelli (1988) e in Junior (1994), poi lo muta in un poliziotto che deve fingersi un insegnante nella scuola locale in mezzo a scatenati allievi in Un poliziotto alle elementari (1990). Nella prima metà degli anni ’90 ha firmato il suo film migliore, Dave. Presidente per un giorno (1993), con i fantasmi e gli dei del cinema di Frank Capra e Preston Sturges. Forse è uno degli ultimi classici della commedia statunitense dove rielabora con originalità il tema del doppio che spesso ha attraversato la sua filmografia. Arriva poi la fase meno ispirata. Dopo aver rifatto con mestiere Les compères (1983) di Francis Veber in Due padri di troppo (1997) con Robin Williams e Billy Crystal alla ricerca di un adolescente che entrambi pensano che sia il proprio figlio, guarda ancora al cinema classico ma con meno convinzione in Sei giorni, sette notti (1998) nell’omaggio a La regina d’Africa (1951) di John Huston e poi rivisita la fantascienza anni ’50 (Evolution, 2001) e la guerra dei sessi infarcita con i superpoteri di Uma Thurman (La mia super ex-ragazza, 2006). All’inizio degli anni Duemila Reitman sembrava ormai aver già il meglio da tempo. Poi nel 2011 arriva come un tornado Amici, amanti e… (2011), che cerca di fuggire da tutte le trappole del cinema sentimentali con riuscitissimi tocchi di demenziale ma invece ci casca dentro alla grande, proprio come nella relazione tra Natalie Portman e Ashton Kutcher. Uno dei più bei film sull’amore e di quello che resta nella commedia degli anni Dieci, con un momento travolgente che resta attaccato addosso: Natalie Portman che guida, piange, mangia dolcetti e canta Keep Bleeding Love. Il suo ultimo film, Draft Day (2014) è ancora nel segno della classicità. E non ci poteva essere incontro migliore che quello con Kevin Costner nei panni del direttore generale di una squadra di football che versa in cattive acque. Il dramma sportivo s’incrocia col cinema sentimentale. Oltre i fantasmi e i demoni, sono questi gli dei che lo hanno spesso accompagnato.

Oltre che di Jason, che gli ha fatto ottenere l’unica nomination all’Oscar per Tra le nuvole (2009) che lo vede tra i produttori, Ivan Reitman è stato il padre anche di Catherine, creatrice, sceneggiatrice e protagonista della serie Netflix Workin’ Mom’s.

 

LA NOSTRA TOP 5

 

Ghostbusters (1984)

Dave. Presidente per un giorno (1993)

Amici, amanti e… (2011)

Pericolosamente insieme (1986)

Stripes. Un plotone di svitati (1981)

 

 

 

 

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