Denti da squalo, di Davide Gentile

Un debutto che convince in parte, ma spicca per ambizione e originalità nel panorama cinematografico nazionale. Con i cammei di Pesce e Santamaria, prodotto da Gabriele Mainetti.

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L’estate, la perdita e una scoperta incredibile. Su queste basi prende il via Denti da squalo, un racconto di formazione o coming of age, che dir si voglia, diretto dall’esordiente Davide Gentile e scritto a quattro mani da Valerio Cilio e Gianluca Leoncini.

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Walter è un tredicenne che ha da poco perso il padre, un ex criminale morto in un depuratore per salvare la vita di un collega. Il ragazzo vaga in bicicletta per le strade di Ostia quando incontra una villa apparentemente abbandonata con una piscina abitata da uno squalo e decide di tornarci nei giorni successivi. Qui incontra Carlo, un ragazzo di qualche anno più grande che inizialmente si spaccia per il custode della villa e poi lo introduce in un ristretto gruppo di delinquenti della zona. In tutto questo la madre di Walter è sempre più preoccupata perchè inizia a rivedere in lui l’inquietudine giovanile del marito defunto.

Ci sono una miriade di possibili riferimenti cinematografici nell’esordio di Davide Gentile, da Stand By Me a I ragazzi della 56° strada, ma soprattutto lo sconfinato immaginario creato nei decenni da Steven Spielberg, e non tanto per Lo squalo – con cui ha in comune solo la presenza stessa dell’animale – quanto per lo stupore preadolescenziale di E.T. – L’extra-terrestre e lo spirito avventuroso di I Goonies, per il quale il regista statunitense figura come autore del soggetto e produttore con la sua Amblin Entertainment. Non risulta difficile immaginare cosa abbia convinto Gabriele Mainetti – anche autore della colonna sonora assieme a Michele Braga (edizioni Curci) – a credere in questa storia e a produrla con la sua Goon Films, lui che da sempre ha indicato Spielberg come autore fondamentale per la sua maturazione artistica. E sebbene ci siano alcuni possibili rimandi ai primissimi cortometraggi di Mainetti, tra tutti Tiger Boy – citato apertamente da una scritta sulla porta della camera di Walter – qui c’è molto altro.

Denti da squalo non è un film perfetto ma ha dei momenti davvero riusciti ed interessanti. L’incipit della storia e soprattutto i primi incontri con lo squalo funzionano molto bene, sia dal punto di vista narrativo che tecnico. Non capita spesso nel cinema italiano di notare una tale resa di effetti visivi, in questo caso la soluzione vincente è stata mescolare la computer grafica con un animatronics. Oltre allo squalo anche gli attori sono in parte. Sorprende positivamente il debuttante Tiziano Menichelli nei panni di Walter, davvero credibile e con la faccia giusta, e convince anche Virginia Raffaele, sebbene la sua parte da mamma della periferia romana sia un po’ stereotipata e già ampiamente parodiata. I personaggi di Claudio Santamaria e Edoardo Pesce, rispettivamente il padre di Walter e il famigerato Corsaro, avrebbero meritato maggiore spazio dato il grande potenziale della loro backstory e il fascino degli oggetti testimoni della loro amicizia, come le pistole “gemelle” custodite nelle scatole intarsiate nel legno. A proposito del Corsaro, vero villain del film, si segnala una scena epica incentrata su uno zoccolo di legno che ne ricorda da vicino un’altra di Lo chiamavano Jeeg Robot con protagonista lo Zingaro di Luca Marinelli.

Il tema della criminalità e della “cattiva strada” sono centrali nello sviluppo narrativo del film, ma l’improvvisa svolta da spacciatore del piccolo Walter è costruita in maniera davvero poco credibile e tutta la linea narrativa della gang di “bimbi sperduti” del litorale romano non convince neanche lontanamente. Nonostante ciò il desiderio di Walter di diventare squalo è chiaro. “Uno squalo che non fa paura ha smesso di essere uno squalo”, si sente dire il ragazzo dal Corsaro. Lo squalo rappresenta l’indole criminale di chi deve fare paura per guadagnare potere e rispetto. Ma quello nella piscina, ormai addomesticato e privato della sua natura da predatore, è più simile al padre di Walter, un uomo che ha rinnegato quella vita per amore della sua famiglia. Questo è l’incontro che aiuterà il ragazzo a pacificare la propria anima e accettare il destino di un padre “morto come uno stronzo”, ma come uomo libero e felice. Visto in questo senso Denti da squalo è una storia di formazione alquanto atipica perchè riporta Walter alla sua condizione di partenza senza una vera e propria “crescita” ma tornando ad essere il ragazzino e il figlio che alla sua età dovrebbe essere.

Denti da squalo è un debutto ambizioso che, nonostante alcune fisiologiche incertezze nello sviluppo narrativo, spicca per originalità nel panorama cinematografico nazionale.

 

Regia: Davide Gentile
Interpreti:  Tiziano Menichelli, Stefano Rosci, Virginia Raffaele, Edoardo Pesce, Claudio Santamaria, Matteo Scattaretico
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 104′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
2.62 (47 voti)
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    Un commento

    • Antonella Ardito

      Giudizio positivo come prima opera di un giovane regista. Racconto di formazione. Molto bravo il protagonista, che rende bene i vari momenti e sentimenti vissuti.