Di cosa parliamo quando parliamo di sesso

Parliamo di un argomento scottante, difficile da trattare, al cinema, come nella letteratura, nell'arte e nella vita, di un argomento abusato, stereotipato, tanto privato quanto voyeuristico.

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di Laura Tullio

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Il sesso è stato a lungo tabù per certe culture e la sua rappresentazione è stata sottomessa a ogni sorta di censura, esterna e interna.


"La verginità, la sposa in bianco e il maschio forte", il sesso volgare e osceno se non è emanazione dell'amore, il sesso giusto se praticato nella sua a funzione procreativa e colpa se vissuto nella sua componente ricreativa, il sesso che si fa ma non se ne parla, il sesso per dovere coniugale, il sesso subito per una vita intera.


Tutto questo non ha potuto non riverberarsi nelle arti. Si tratta di una componente della vita da cui difficilmente si può prescindere, se della vita si vuole parlare. Si tratta, soprattutto, di una tematica che attira, richiama, interessa. Così pare, ne è prova l'uso generalizzato e l'abuso altrettanto diffuso di scene di sesso nei film. Sesso in ogni salsa. Ma nemmeno: esistono delle macrocategorie a cui la rappresentazione del rapporto sessuale appare ricondotta, generalmente: la categoria del sesso come vizio, colpa o vergogna, il sesso rappresentato cupo, malato, violento e quella del sesso come complemento dell'amore, che da esso non può prescindere né scindersi, il sesso giustificato, sacralizzato, ritualizzato e assolto dal sentimento sono le due principali, i due calderoni più ricchi a cui si attinge, mescolando gli elementi e sperando in nuove reazioni.


Certo il modo di vivere e quindi di rappresentare la sessualità non può prescindere dal contesto sociale.


L'idea che qui si vuole sostenere è che esistono dei film che rappresentano la sessualità incarnata nei corpi in un modo altro, in un modo magari parziale ma vero, sordo all'urgenza di giudizio, ironico, graffiante, perfino cattivo. Questi film si prendono coraggiosamente la responsabilità del non buonismo, della non omologazione, si appropriano con libertà del diritto a rappresentare il sesso come gli va. Film giocosi e allegri, scanzonati e provocatori, acidi e freddi, spigolosi, perfino dolorosi e violenti ma di sicuro non acquiescenti, non pacificati, non politicamente corretti.


Saranno questi film a salvarci, sarà la loro libertà a darci il coraggio di prenderci la nostra, questi film sono i semi di una controrivoluzione industriale, l'antitesi dell'industria tessile, scopriranno i corpi e li troveranno bellissimi, bellissimi e puri, diversi e simili, e ci daranno la forza di amare e lasciarci amare "ognuno come gli va". I corpi sono tutti diversi, i sessi sono tutti diversi, inevitabilmente le sessualità sono legittimamente molteplici. Si accetta un solo limite: non è lecita la violenza.


Ne Il crimine di Padre Amaro il protagonista, un prete, non ha il coraggio di essere soprattutto un uomo; la sessualità maschile è una forza dirompente che travolge e sconvolge la vita sentimentale di una ragazzina, si tira indietro di fronte a una gravidanza che svelerebbe il peccato pubblicamente, sacrifica una vita nascente per vergogna e finisce per produrre morte. Qui il sesso è cupo, è sbagliato, è peccaminoso, la sua vitalità deve essere soppressa. In questo film i corpi diventano progressivamente sempre più grevi, il sudore grava sulla pelle, le stanze da letto sono spoglie e la porpora è oscena. L'amore non trova spazio in questa chiesa, il prete si concede il sesso ma non l'amore, è diviso in due, al corpo il sesso, al cuore la Chiesa.


 

In Marie-Jo e i suoi due amori  di Robert Guediguian il cuore della donna trabocca d'amore al punto da riuscire ad amare due uomini. Per entrambi Marie-Jo nutre un amore vero, sincero, passionale, inarrestabile. La passione è forte, l'amore le tiene dietro, la donna non può, non sa, scegliere, e continua ad amare entrambi, sdoppiandosi e soffrendo, ritrovandosi e gioendo ma nella totale impossibilità di trovare equilibrio e serenità. La salvezza sarà seguire – fino al fondo – l'Amore.


Fin qui siamo nel 'lecito': si tratta di amore e sesso, tra uomini e donne, sani e consenzienti.


Qualcuno si è spinto più in là. Non è frequente vedere pellicole che trattino le malattie della sessualità. E quando capita, non è semplice riuscire a metabolizzarne il realismo e la cocente portata dirompente.


Happiness è uno dei film che scandaglia le devianze e le normalità del sesso, mescolandole ed intrecciandole al punto da renderle spesso inscindibili. In Happiness trovano spazio stupri, maniaci, masturbazioni e ogni sorta di sfumature nell'immensa gamma delle deviazioni. Ma, più di tutto, trova spazio la pedofilia. Non è facile capire, provare a leggere o anche solo ad interpretare questa aberrazione ma il film non ha alcuna velleità di giudizio, né di analisi. Si sofferma, cinicamente ed ironicamente, a tratteggiare dei ritratti di tipologie umane esposte nude e crude.


Di una forma ancora più aberrante di pedofilia tratta, ma non è certo questo il fulcro del film, l'incredibile Bad Boy Bubby di Rolf De Heer. Questo film ha il profumo del miracolo, mostra tutto senza veli, pudori, vergogne. Compresi gli amplessi tra madre e figlio. Bubby è uno che ce la fa, supera ritardo, stupro, rifiuti, violenze. Ce la fa al punto da "procreare di più di un uomo medio", come dice il produttore.


Sempre d'incesto tratta il dogma Festen, film doloroso e chiuso, in cui un bambino violentato divenuto uomo mina la casa dell'ipocrisia e decide di bruciare tutto, di distruggere, di mondare e rendere sterile ogni cosa attorno a sé.


La stessa forza distruttrice anima la ragazza di La dea del '67, ma qui la protagonista riuscirà, grazie all'amore, a 'vedere'che l'odio non deve diventare autodistruzione chè così farebbe il gioco del padre carnefice, ormai sotterrato e rinchiuso nella propria solitudine.


Una madre e un figlio si amano di amore anomalo in Luna rossa ma qui colpisce più duro l'amore fraterno che si fa sesso. I due ragazzi si incastrano l'uno dentro l'altra per impermeabilizzarsi al dolore che li assedia, costruito ad uso e consumo di un mondo adulto marcio e corrotto – eppure, a sua volta, dolente e solitario.


L'amore fraterno si sublima in poesia in Brucio nel vento di Silvio Soldini. Questo film incantevole, bellissimo, lirico e vero, molto scritto eppure liquido, giunge a sovvertire il tabù: nell'antico Egitto i faraoni sposavano le proprie sorelle … è più osceno questo o negarsi la possibilità di amare?


Altrettanto crudamente è trattata l'omosessualità in O fantasma. L'oggetto di desiderio sessuale diventa, in questo caso, una vera e propria ossessione. L'odore dell'altro, il suo profilo, la pelle e il corpo diventano un feticcio da depredare, violare, rubare. C'è un bisogno di metabolizzare l'altro a costo di ferirlo profondamente. Anche qui il carnefice si autoinfligge la condanna: vivere come un animale, dal momento che animale è il proprio sentire.

L'omosessualità è altrettanto dolorosa ne L'imbalsamatore di Matteo Garrone. Anche in questo film la persona amata è una ossessione, un destino, e l'amante è una nemesi che non perdona e non dimentica, che se non può ottenere ciò che vuole preferisce distruggerlo. In questo caso l'amante maniacale ha un handicap.


Come in Ti voglio bene Eugenio. Il protagonista è un uomo con la sindrome di down, capace di una vita talmente normale da stupire suo fratello per il semplice fatto di avere una compagna. Eugenio risponde con un sorriso che la dice lunga allo sguardo incredulo del fratello stupito dal bacio d'amore a cui assiste. Eugenio non ha bisogno di essere assistito. Ha bisogno di essere amato.


Il sesso diventa rancido in Canicola. In questo film asfissiante i corpi sono in balia di istinti deviati e fetidi, si cannibalizzano da sé in un orizzonte senza uscite. L'ironia si fa sarcasmo e il cinismo corrode ogni alternativa.


Se "la camicia che ci ucciderà saranno i nessi" resta la speranza che alcuni film contribuiranno alla nostra salvezza.


Negli occhi, per ora, alcune immagini: un materasso sotto un arco, a Venezia, per farci l'amore (Italiano per principianti), il sesso scanzonato, liberatorio e tenero di Together e, sopra tutte le altre, la potenza creatrice e vivificatrice di Un fiume di Acqua tiepida sotto un ponte rosso, realizzato da un Imamura in là con gli anni ma insolitamente fertile. Due persone strette in un abbraccio tra gli scogli in riva al mare che raggiungendo l'orgasmo creano un arcobaleno: questo è il sesso che ci auguriamo di vivere nella vita, di vedere al cinema, di ascoltare al telegiornale e di spiegare ai bambini.

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