Di noi 4, di Emanuele Gaetano Forte
Ritratto veritiero della generazione Millennial italiana, il film è un’opera indipendente che necessita di una maggiore messa a fuoco narrativa per poter lasciare veramente il segno

In una società sempre più esigente e pressante – dal punto di vista economico – come quella del 21° secolo, l’atto del concepire un figlio viene vissuto, a maggior ragione, come una sfida inevitabile con cui fare i conti una volta che si è raggiunta la fatidica soglia dei trentacinque anni di età.
È per questa ragione che Emanuele Gaetano Forte, al suo secondo lungometraggio, decide di riunire all’interno delle stesse mura quattro Millennials scapestrati: Alda (Giulia Rupi), che fatica a trovare dei finanziamenti per i suoi progetti, Pier (Elio D’Alessandro), compagno di Alda e musicista indipendente, Rachel (Roberta Lanave), laureata disoccupata in scienze politiche, e infine Giamma (Giovanni Anzaldo), aspirante giornalista senza lettori.
La festa di compleanno di Alda rappresenta quindi per gli amici l’occasione per fare chiarezza sulle intenzioni della coppia formata da Pier e dalla stessa Alda, che già a inizio film spiega la sua difficile situazione economica all’amica Rachel. La soluzione a cui giunge il gruppo, tra una bevuta e l’altra, è quella di crescere assieme il bambino, accogliendolo all’interno di una famiglia a quattro (che dà il titolo al film) che sappia accontentarne le esigenze, potendo contare sull’unione delle forze dei singoli membri. Sorge però il problema su chi debbano essere di preciso i genitori biologici del figlio, ovvero la coppia che dovrà compiere l’atto procreativo vero e proprio.
Con una sceneggiatura scritta insieme a due degli attori protagonisti (Giulia Rupi e Giovanni Anzaldo), Forte mette in scena un dramma dalla forte impronta teatrale (gli attori Elio D’Alessandro e Roberta Lanave sono stati anche al centro di un adattamento teatrale del film Festen di Thomas Vinterberg), dove l’uso predominante della camera a mano diventa funzionale per tracciare il ritratto di una generazione alle prese con le incertezze economiche, sociali e psicologiche del nostro tempo.
Per la gran parte del film, infatti, un particolare senso di incompiutezza sembra riflettersi in quasi ognuna delle azioni compiute dai quattro membri di questa famiglia “allargata”: dai discorsi simil-rivoluzionari, con al centro il rinnovamento dell’idea di nucleo familiare, fino alle canzoni (non) riprodotte dallo stereo di casa, che il film muta per mancanza di fondi necessari per pagare i diritti d’autore (scelta esplicitata dalla stessa sceneggiatura, messa in sovrimpressione in alcune scene).
Ad eccezione di qualche sequenza dove il racconto sembra dare un po’ l’impressione di girare a vuoto, con uno split-screen forse troppo ridondante e fine a sé stesso, Di noi 4 riesce comunque a tenere alta l’attenzione dello spettatore grazie a dei dialoghi non banali e ad un montaggio che ricorre, soprattutto nell’ultima parte, all’utilizzo di flashback volti a spiegare gli eventi più drammatici.
Con una durata di 78 minuti, Emanuele Gaetano Forte realizza un’opera sicuramente indipendente per quanto riguarda la produzione (la Scuola Nazionale di Cinema Indipendente ha co-prodotto il film insieme agli attori e allo stesso regista), ma che ha forse bisogno di qualche guizzo creativo in più, in termini di scrittura, per poter lasciare veramente il segno.
Regia: Emanuele Gaetano Forte
Interpreti: Giovanni Anzaldo, Giulia Rupi, Elio D’Alessandro, Roberta Lanave
Distribuzione: Lo Scrittoio
Durata: 78′
Origine: Italia, 2024