Diavoli: gli orrori dell’alta finanza su Sky Atlantic

Tratto dal libro di Guido Maria Brera, arriva su Sky Atlantic Diavoli, serie internazionale ambientata nell’alta finanza, con l’inedita coppia di protagonisti, Alessandro Borghi – Patrick Dempsey

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Massimo Ruggero è un uomo affermato. Partito da un paesino di pescatori sul Tirreno è arrivato a Londra solo con un’ambizione smisurata e con il desiderio di diventare qualcuno. Nascosto nel più recondito degli anfratti un passato di cui vergognarsi (già è difficile risultare credibili quando si è italiani, pensate addirittura se si è poveri), Massimo ha messo tutto se stesso nel farsi strada in quel mare infestato dagli squali che l’alta finanza. Entrato nell’enorme gruppo bancario American New York – London Bank, il giovane italiano fa presto a farsi notare e a entrare nelle grazie di Dominic Morgan, CEO della banca e spietato broker. Sotto l’ala protettiva di questo drago affamato, Massimo impara presto l’arte della guerra finanziaria, distruggendo rivali, speculando sulle disgrazie, sfruttando i punti deboli degli avversari. In questo percorso di crescita, non c’è spazio per le emozioni, per i rimorsi, per una moglie amata alla follia ma con troppe debolezze, per un passato troppo ingombrante. Massimo ha un obiettivo e farà di tutto per ottenerlo. Quando, però, le sue ambizioni si scontrano con un piano internazionale fatto di complotti e scandali, il rischio di rimanere stritolato in tutto questo lo costringerà a scegliere da che parte stare.

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Tratto dal fortunato libro di Guido Maria Brera, arriva su Sky Atlantic la nuova serie internazionale ambientata nell’alta finanza, con l’inedita coppia protagonista, Alessandro Borghi – Patrick Dempsey. Diavoli è un lavoro ambizioso che, sfruttando tutti i luoghi comuni mefistofelici sulla finanza che riempiono l’immaginario comune, racconta una trama internazionale che non sarebbe stonata in un film di Jason Bourne. Quello del thriller finanziario è un genere che, dalla terribile crisi economica del 2008, ha sempre più preso spazio tra le produzioni hollywoodiane, proprio giocando sulla diffidenza e la distanza etica che molti provano nei confronti di questo ambiente. Tutti noi sappiamo bene quanto l’economia sia diventata parte integrante della nostra quotidianità, delle nostre prospettive sociali. Centinaia di esperti, o presunti tali, infestano i media con le loro teorie o lezioni, quasi sempre ultra-liberiste o iper-populiste, rovesciando sul pubblico generalista slogan sconclusionati o dati senza contesto. Tutto ciò crea un legame di attrazione-repulsione, nei confronti di storie e argomenti che ogni spettatore sente necessari ma non riesce, nel maggior parte dei casi, a fare propri.

Questi sentimenti, legati alla dimensione dello sconosciuto o dell’incomprensibile, non sono molto lontani da quelli che si provano di fronte al sovrannaturale e al fantasy mistico, e permettono alle financial stories di avere un’incredibile presa nei confronti del pubblico. Certo, per permettere davvero di essere seguite e creare una fan-base gli autori che si cimentano in questo mondo devono essere bravi a schivare il rischio dell’incomunicabilità, della lezione accademica fine a se stessa. Per questo motivo sceneggiatori e scrittori flirtano con il Crime, il Thriller, lo Spy, per veicolare messaggi comprensibili e ricondurre i loro racconti in una dimensione più confortevole. Il successo di opere come Margin Call, La grande scommessa e soprattutto la meravigliosa serie Billions nasce da questo stratagemma, oltre dalla capacità degli autori di gestire in modo certosino l’equilibrio fra intrattenimento, divulgazione e auto-referenzialità.

Brera, che dal mondo della finanza arriva, sa bene quali strumenti utilizzare e coadiuvato da un team di scrittori di grande esperienza, crea una trama che pur innestata sulla cronaca economica non si tira indietro dallo sviluppare i personaggi, i loro rapporti, le conseguenze delle loro azioni. Diavoli è un prodotto che grazie ad un’evidente ambizione narrativa si spinge verso zone rimaste ancora interdette alla serialità italiana, girando alle volte a vuoto (le ambientazioni troppo neutrali, i risultati che spesso non nascondono i limiti dei mezzi) ma mostrandosi ai mercati esteri con spavalda sicurezza. Certo la scelta di Patrick Dempsey lascia più volte interdetti, data la sua incapacità di liberarsi del fardello della sua carriera e risultare credibile nei panni del mefistofelico villain. Il suo Morgan a differenza dei tanti epigoni visti negli ultimi anni (niente a che vedere se confrontato alla famelica rabbia da parvenu del Damien Lewis di Billions, modello narrativo evidente del personaggio di Dempsey) rimane sempre in disparte se rapportato a qualsiasi altro personaggio con cui divide la scena, soprattutto il suo giovane comprimario. Ecco, Diavoli quando brilla, ha l’intelligenza di mettersi sulle spalle di un Alessandro Borghi davvero consapevole del suo status e del suo peso narrativo. Un attore che, come il suo sodale Marinelli per il cinema autoriale, può ritagliarsi uno spazio molto importante nel cinema mainstream europeo (e perché no, internazionale) del mondo che verrà.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4 (9 voti)
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