Dicembre 2010: scade il Tax Credit

Preoccupati gli esercenti cinema
 
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 “E’ veramente preoccupante che il decreto sul tax credit per la digitalizzazione delle sale non sia stato ancora promulgato e reso operativo. Così si mettono a rischio le aziende che hanno già fatto investimenti per digitalizzare le strutture, ma anche tutto lo sviluppo del futuro dell’esercizio cinematografico che da solo non può affrontare una così importante evoluzione”. Così si esprime sul Giornale dello Spettacolo Paolo Protti, presidente dell’Anec, associazione esercenti cinema, in merito ai tempi lunghi del decreto sul tax credit per la digitalizzazione delle sale, in attesa sul tavolo del ministro Tremonti, dopo essere già stato firmato dai ministri Bondi e Scajola. “La cosa più grave – continua Protti – è che ben due mesi fa era stato  annunciato che ormai era tutto tranquillo: ‘è solo una questione di tempo’,  ci si diceva. Ma finora del decreto non c’è traccia”.  Altrettanto preoccupato il presidente dell’Anem, associazione esercenti multiplex, Carlo Bernaschi, che insiste sulla scadenza del provvedimento e ritiene grave che il decreto non sia stato ancora firmato. “Gli investimenti per digitalizzare le nostre sale – dice Bernaschi – sono alti, ogni cabina di proiezione costa circa 100.000 euro  e in Italia già si contano oltre 400 impianti digitali, destinati a crescere ancora. Gli esercenti non si fermano e continuano a investire per aggiornare i loro cinema. Tutto però a loro spese, con uno sforzo non indifferente”. Non solo le grandi strutture  si stanno digitalizzando, ma anche quelle piccole, le sale di città e i cinema d’essai. Per la Fice, federazione cinema d’essai, il presidente Mario Lorini sottolinea quanto il digitale sia guardato con attenzione dai suoi associati che vi vedono un nuovo modo di valorizzare le proprie aziende. “Per noi dell’essai – dice Lorini – il digitale rappresenta una grande opportunità per rendere più flessibile la programmazione, sia nei contenuti che negli orari. Quando si parla di digitale non bisogna pensare solo ai blockbuster e ai cosiddetti contenuti alternativi, ma anche ai film di repertorio, alle rassegne, ai documentari. Tutti prodotti che potremmo offrire al nostro pubblico, vivacizzando i nostri cartelloni con titoli diversi dalla normale programmazione. E bisogna fare presto”. (G.A.)
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