Disco Ruin, di Lisa Bosi e Francesca Zerbetto

Un viaggio di 40 anni non solo nella storia delle discoteche ma anche nel costume, la moda, l’arte, la musica del nostro paese. Forse un po’ lungo, ma è un riuscito e appassionante spaccato

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Gli occhi truccati e il volto truccato di Ondina Quadri, una possibile reincarnazione di Brian Slade di Velvet Goldmine. Sono le uniche tracce del presente assieme alle testimonianze di chi ha vissuto l’ascesa, l’estasi e il declino del mondo delle discoteche, dagli anni ’60 alla fine dei ’90. Attraverso questo viaggio nel tempo realizzato da Lisa Bosi e Francesca Zerbetto, Disco Ruin ripercorre 40 anni della storia del costume, della moda, della musica e dell’arte del nostro paese. E insieme ci sono quattro generazioni di persone che hanno frequentato quei luoghi, che hanno caratterizzato parte della loro vita vivendo più la notte che il giorno, che hanno corso in autostrada a tutta velocità per spostarsi da un posto all’altro, che sono state testimoni e soprattutto protagoniste del cambio del look e del comportamento delle persone.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Si comincia con gli anni ’60 quando c’è la scoperta del ballo collettivo. Dai night e le balere apre a Roma il Piper che crea un vero e proprio cambiamento. Un’altra rivoluzione arriva negli anni ’70 con la disco music che arriva dall’America (e la funzione di Giancarlo Tirotti, il gestore della Baia degli Angeli a Gabicce Mare è sotto questo aspetto decisiva) e l’entrata in cambo del disc-jockey che “decideva per te da dove iniziava una canzone”. L’universo entra nell’immaginario con La febbre del sabato sera. Ma è un mondo in continuo cambiamento. Poi ci sono gli anni ’80 con la nascita dei canali televisivi, la pista che diventa un palcoscenico dove mascherarsi ed esibirsi con colori sgarcianti con club esclusivi come il Kinki di Bologna che hanno trasformato la discoteca in una specie di teatro dove gay, queer, transgender trovavano finalmente lo spazio in cui essere se stessi. Dagli Usa arriva la techno e la house. È il trionfo dell’edonismo, di un universo artificiale intoccabile e bellissimo. Poi però ci sono le ombre che rischiano di far crollare questo mondo da un momento all’altro: l’eroina alla fine degli anni ’70, l’AIDS negli ’80 e l’ectasy (che all’inizio era considerata legale) alla fine del decennio e le stragi del sabato sera nei ’90. Ed è proprio in questo periodo che aquesti luoghi diventano dei tempi dove venivano celebreati dei riti e i luoghi si allontanano dal centro delle città perché c’era sempre più bisogno di spazio. La notte si sostituisce al giorno e i disc-jockey diventano veri e propri artisti e burattinai capaci di far muovere migliaia di persone che affollavano le discoteche con la loro testa e le loro mani.

Le voci e i volti delle testimonianze sono determinanti. Il merito di Disco Ruin è quello di aver ridato vita a quel periodo e aver tolto la polvere a quelli che una volta erano il temio del divertimento e ora sono immensi edifici abbandonati con vetri rotti e poltrone ammuffite e ribaltate. Da Albertino a Claudio Coccoluto (recentemente scomparso), da Daniele Baldelli a Nicola Guiducci, Niconote, Lorenzo Lsp e Leo Nas, con frammenti del documentario del Luce, brani da Isabella Santacroce (Fluo) e Pier Vittorio Tondelli (Rimini, Altri libertini e Un weekend postmoderno),  Disco Ruin è un riuscito spaccato di un universo scomparso di cui però recupera l’energia e la felicità del passato. Forse un po’ lungo, ma lascia le sue tracce creando qualcosa che prima non c’era, ossia una parte di storia recente su un fenomeno che ha segnato diverse e poche. e ha fatto riemergere anche alcune figure mitiche oggi scomparse come Marco Trani, la rockstar dei disc-jockey e Leonardo “Leopardo” Re Cecconi, oppure come Claudio Cecchetto, decisivo a rendere accessibile quell’universo portandolo in radio e in tv. Oltre a quello che viene mostrato, in Disco Ruin restano le sonorità. Ogni generazione ha la sua. E la porterà sempre con sé. Una notte in discoteca è come un viaggio. Farà sempre parte dell’album della propria vita.

 

Regia: Lisa Bosi, Francesca Zerbetto
Interprete: Ondina Quadri
Distribuzione: Wanted
Durata: 115′
Origine: Italia, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

Sending
Il voto dei lettori
2.25 (4 voti)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array