"Disturbia", di D.J. Caruso

Da uno dei più accreditati shooters in voga a Hollywood, l’ennesimo bignamino della suspense cinematografica. In Disturbia la riattualizzazione degli stilemi Hitchcockiani si traduce in noia, perché la prima a mancare è proprio la fantasia della messa in scena: un grande calderone di situazioni già viste, nel quale è impossibile non prevedere tutto con largo anticipo.

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Colpevole di aver picchiato un insegnante, il giovane Kale viene costretto a trascorrere l’estate agli arresti domiciliari: ben presto il passatempo preferito diventa quello di spiare i propri vicini di casa, sino a quando si insinua in lui il sospetto che uno di loro può essere il serial killer di cui parlano giornali e televisione.
Tutto il cinema di D.J. Caruso trova come punto di partenza territori già ampiamente battuti in precedenza da altri: sin dal sopravvalutato esordio di Salton Sea (misero calderone del pulp adrenalinico anni Novanta) al pessimo Identità violate (ennesimo clone à la Se7en), il regista americano si limita a riproporre modelli consolidati con indubbie capacità tecniche, ma senza un briciolo di personalità. Disturbia in questo senso è esemplare: guarda niente meno che a Hitchcock e al suo La finestra sul cortile, ma non riesce laddove, forse, si poteva creare qualcosa di interessante. Sulla carta infatti il progetto è stimolante: reinterpretare il classico del 1954 in salsa hi-tech, dotando il giovane protagonista di tutto quello che il povero James Stewart non poteva neanche immaginare; e così, invece della gamba ingessata abbiamo gli arresti domiciliari controllati da un dispositivo elettronico; al posto del teleobiettivo, cellulari, pc e internet. A Disturbia manca però un elemento fondamentale: la capacità di destare interesse, per non dire di creare tensione. Ogni gesto, azione o colpo di scena sono telefonati con così largo anticipo che lo spettatore, di conseguenza, si ritrova a essere sempre un passo avanti rispetto ai personaggi; se però questo vantaggio nel cinema di Hitchcock portava ad un aumento esponenziale della suspense, in Disturbia assume tutt’altra concezione, rendendo il film uno sterile bignamino del thriller cinematografico, un collage di sequenze già viste e assimilate tenute insieme da una sceneggiatura non priva di buchi logici. Il déjà vu si traduce così in noia, e i troppi intermezzi da teen movie non riescono a occultare il vero intento di fondo: quello di ottenere in America il visto censura PG-13, puntando prevalentemente su un target giovanile (intento rivelato da Ivan Reitman, qui in veste di produttore esecutivo).
Carina l’idea della caduta nella vasca pena di cadaveri putrefatti (Phenomena?), e notevole – seppur inutile ai fini del film – l’incidente stradale in apertura, ma la vera sorpresa è il giovane Shia LaBeouf, in grado di reggere tutti i 104 minuti sulle proprie spalle. Sprecato, purtroppo, l’altrimenti ottimo David Morse.
 
Titolo originale: id.
Regia: D.J. Caruso
Interpreti: Shia LaBeouf, David Morse, Carrie Ann-Moss, Sarah Roemer
Distribuzione: UIP
Durata: 104’
Origine: USA, 2007
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