Diva Futura: incontro con Giulia Louise Steigerwalt e il cast
La regista e gli attori, tra cui Pietro Castellitto e Barbara Ronchi, hanno raccontato i retroscena del film, che sarà distribuito con un montaggio diverso rispetto alla presentazione di Venezia

“Da Venezia sembra passato solo un attimo, siamo molto entusiasti. Non vediamo l’ora di lanciare il film per il grande pubblico, che poi ne è il destinatario principale”. Esordisce così Giulia Louise Steigerwalt in un incontro con la stampa a proposito del suo nuovo lungometraggio Diva Futura, che è stato presentato all’81ª Mostra del cinema di Venezia e che esce in sala il prossimo 6 febbraio con un nuovo montaggio. Il film segue di tre anni il suo debutto, Settembre, con cui nel 2023 Steigerwalt ha vinto il David di Donatello per la miglior regista esordiente. “La chiave di Diva Futura sta nell’arena in cui si svolge, è un pretesto per raccontare storie divertenti ed emozionanti. Mi interessava che ci fosse una prospettiva anche per le donne, un messaggio positivo insito nella visione di Schicchi, per cui queste andavano sublimate e non mortificate, ma che è degenerata in altro”, prosegue la regista, “Sono partita dal libro Non dite alla mamma che faccio la segretaria di Debora Attanasio, ma poi ho conosciuto personalmente i protagonisti che mi hanno aiutato a raccontare anche il lato privato”.
Presente anche Pietro Castellitto, che nel film veste i panni del protagonista Riccardo Schicchi e che ha raccontato quale aspetto del personaggio lo abbia colpito sin dall’inizio: “Per me era importante mettere in scena l’essenza di Riccardo, perché appartiene a quella categoria di persone del passato il cui pensiero è del tutto aderente al corpo. Quando vedo le sue interviste fluviali mi rendo conto di come fosse una persona che pensava costantemente, aveva una grandissima quantità di vita e quindi ha creato un mondo pieno di domande”.
La storia messa in scena è raccontata dal punto di vista della segretaria dello stesso Schicchi, Debora Attanasio, che è qui interpretata da Barbara Ronchi. “Debora è stata la testimone dell’esperienza di Diva Futura. Ha tenuto un diario per dieci anni e questo è diventato il libro da cui è tratta la sceneggiatura. Lei ha visto un sogno, quello dell’amore libero, dell’erotismo libero, in cui la donna era centrale nel piacere e degli uomini quasi non si sapeva il nome. Il piacere delle donne era messo sopra qualsiasi cosa” ha raccontato l’interprete, che per la sua precedente collaborazione con Steigerwalt ha vinto un David di Donatello alla miglior attrice protagonista. “Poi Debora è stata testimone anche del declino, della caduta di queste donne che erano dive nell’agenzia, ma erano anche derise ovunque andassero uscite di lì, considerate dalla società bellezze irraggiungibili, ma a cui venivano imposti dei limiti”.
Nel corso dell’incontro, sono successivamente intervenute anche le attrici che vestono i panni di Moana Pozzi (Denise Capezza), Ilona Staller (Lidija Kordic) ed Éva Henger (Tesa Litvan). “Interpretare Moana è stato molto difficile perché è stato come mettere in scena un mistero; è stato molto più facile entrare in contatto con il suo lato pubblico” ha rivelato Denise Capezzi. “Per Moana era doloroso non essere presa sul serio perché voleva essere considerata oltre il suo lavoro, quindi ha scritto un libro, ha fatto film normali ed è entrata in politica, ma si è rivelato tutto un fallimento. Questo era un po’ anche indice della sua ingenuità”.
“Per me è stato interessante vedere l’altro lato di Ilona, quello che non si conosceva, perché quando vedi Cicciolina sembra una fatina, ma è solo la superficie. Di lei poi mi interessano le sfaccettature legate alle battaglie che ha dovuto combattere: quelle per i diritti, l’entrata in parlamento, la lotta con il marito per la custodia del figlio” ha invece raccontato Lidija Kordic, a cui hanno fatto seguito le parole di Tasa Litvan: “Ho avuto l’occasione di conoscere personalmente sia Éva che suo marito Massimiliano, e non mi aspettavo che sarei rimasta così colpita da lei. Spero di non incappare mai più in una sceneggiatura in cui si dice con gli occhi lucidi, perché su questo set ho effettivamente pianto davvero tanto”.
Pietro Castellitto ha poi raccontato in che modo Diva Futura si distacca dagli altri prodotti audiovisivi che negli ultimi anni hanno raccontato la pornografia (vedi Supersex): “L’unicità di Schicchi nasce dal fatto che la sua rivoluzione si compie per necessità, senza troppa ideologia. Leggendo il suo libro ho notato che già da piccolo sembrava destinato a creare Diva Futura. Aveva un talento su cui poi ha improntato la sua intera esistenza. Il mestiere adatto a lui non esisteva e quindi ha creato un mondo per potervi inserire quella professione. Quella di Riccardo è la storia di un uomo che si è divertito e ha fatto quello che voleva fare, cosa che oggi non capita quasi mai”.
Steigerwalt ha invece commentato: “Secondo me è una storia diversa da tutto ciò che viene raccontato sulla pornografia, perché è stato un momento anche di rilevanza nazionalpopolare, cosa mai più successa di nuovo. Io volevo entrare in contrasto con la visione del porno di oggi. Schicchi aveva un’ambizione artistica, ma mi sembrava interessante anche raccontare la parabola che ha portato la pornografia da quella visione lì a quella totalmente distorta di oggi. Loro erano amorali, ma non immorali. Oggi siamo moralisti, ma immorali”. Per quanto riguarda invece la scelta di distribuire il lungometraggio con un montaggio diverso da quello presentato alla Mostra di Venezia ha affermato: “La nuova versione nasce perché volevo creare un ulteriore facilità di flusso emotivo all’interno del film. I passaggi temporali ci sono ancora, ma volevo accompagnare lo spettatore nel percorso emotivo, pur mantenendo l’animo del film che è un po’ scombinato come lo erano loro di Diva Futura, ma penso che adesso sia più facile seguire la storia.”