Divinazioni, di Leandro Picarella

Divinazioni, partendo dall’opera di Empedocle, incrocia le esistenze di Achille, un cartomante, e Moka, un artigiano fonditore di metallo. Dal Premio Corso Salani del Trieste Film Festival

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Volevo sapere. Due semplici parole per indicare una richiesta d’aiuto. A rispondere a questa domanda è Achille Sidoti, in arte Mago Atanus, cartomante e sensitivo con studi a Palermo, Napoli, Messina e Agrigento, come ricorda puntualmente il profilo Facebook, specializzato in legami amorosi anche impossibili ed elimina rivali e qualsiasi negatività. Prepara potenti portafortuna. Attraverso i versi di Empedocle, tratti dai frammenti delle sole opere sopravvissute, Sulla natura degli uomini e Purificazioni, e quelli dedicati al filosofo di Friedrich Hölderlin nella Morte di Empedocle, Leandro Picarella prova a costruire un racconto esoterico, associando le pratiche profetiche di Achille, tornato in libertà dopo una lunga detenzione, con la figura di Moka, un artigiano fonditore di origini marocchine attivo nel comune di Burgio.

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Divinazioni è strutturato in due parti, una più agganciata al percorso di riabilitazione del chiaroveggente, l’altra più oscura, dove finalmente i personaggi si avvicinano, soprattutto a livello ideale, dopo i contatti di natura commerciale per la compravendita di uno stock di braccialetti dal potere curativo. Il cambio di ritmo è notevole, la presenza umana via via diventa ermetica per confondersi con il mondo e con gli elementi che lo compongono, fuoco, aria, terra ed acqua in osservanza ai dettami del pensatore agrigentino, leggenda vuole scomparso suicida buttandosi dalle pendici dell’Etna. Dettagli materici mimetizzati nei particolari delle inquadrature.

Il racconto resta un inseguimento, una propensione, sempre in ipotesi, probabilmente in ossequio al celebre motto “nulla nasce e nulla muore”, è soltanto un eterno mescolamento. La linea narrativa è in quegli incontri casuali della vita, con nessun altro senso se non quello dato dalla concessione degli dei, soltanto un soffio. Ma l’apoteosi aleatoria accompagna il film sin dalle prime battute, dal carcere fino alle letture delle carte, e lo sguardo rivolto sui clienti in attesa del responso, consulti sull’amore, sulla famiglia, figli, mariti infedeli, lavoro, sovrapposti uno sull’altro senza una reale struttura, ricavando una storia semplicemente affiancando dei destini. Certo lascia abbastanza perplessi il gran numero di persone fiduciose di trovare una soluzione magica ai problemi della vita, una speranza restituita dal regista senza prendere posizione, in semplice osservazione passiva, tralasciando una facile lettura morale ed evitando di emettere giudizi di merito. Resta il ritratto di una società ancora ingenua, disposta a sognare qualcosa di diverso, un’ancora alchemica da riesumare nei momenti di sconforto e disperazione.

La voce fuori campo declama la direzione e l’impulso evocativo lascia immaginare un vissuto da reinventare continuamente, lo schema resta disordinato dentro dei passaggi a vuoto, scorre incrociando la solitudine di un appartamento, la fucina di un fabbro, un bar di periferia, gli studi televisivi, fino ad arrivare in piena campagna, dove un sabba elettronico serve a risvegliare l’attenzione di un Dio presente in ogni luogo. Considerate le caratteristiche, il film centra un obiettivo doppio, e si rivela sia sintomatico di un disagio esistenziale da affrontare con il ricorso ad ogni mezzo, sia di una condizione nascosta, introspettiva, con la quale fare i conti un istante dopo l’altro, cercando di catturare l’attenzione divina.

 

Regia: Leandro Picarella
Distribuzione: Reading Bloom e PostModernissimo
Durata: 90′
Origine: Italia, Francia 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.8

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.06 (17 voti)
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