Django – La serie, di Francesca Comencini

Parte bene la serie creata da Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli. Corbucci e gli spaghetti-western possono essere ancora attuali. E Matthias Schoenaerts è un Django che lascia il segno. Freestyle.

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LE BORSE DI STUDIO 2023/24 DELLA SCUOLA SENTIERI SELVAGGI

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C’è il dettaglio degli occhi. Assistono a un massacro, nascondono l’identità, ripropongono quello stesso sguardo a distanza di anni. Probabilmente sono gli stessi occhi con cui Francesca Comencini, direttrice artistica e regista dei primi quattro episodi di Django. La serie guarda direttamente non solo al film di Sergio Corbucci del 1966 ma ai western di Peckinpah, in particolare Il mucchio selvaggio che è un riferimento dichiarato dalla regista, per il modo di filmare la violenza. Negli occhi iniziali di Sara resta il dettaglio di una pistola. Sono gli stessi occhi dell’ottimo Matthias Schoenaerts compaiono da sotto il cappello quando deve combattere con un lottatore austriaco presentato come un avversario invincibile.

È il 1872. Sono passati sette anni dalla fine della Guerra di Secessione. New Babylon è la città libera, dove vengono lasciate fuori le armi e tutti, criminali e reietti compresi, possono entrare. È stata fondata da John Ellis, un ex-schiavo che ora ha fatto fortuna e ha i suoi figli come fedeli guardie del corpo. Si sta per sposare con Sarah, una ragazza miracolosamente scampata al massacro della sua famiglia. Ma il padre, Django, la sta cercando e la ritrova. Lei lo salva dall’impiccagione ma non ne vuole sapere di tornare con lui. Nel frattempo, nella cittadina vicina di Elmsdale c’è Lady Elizabeth (Noomi Rapace), spietata assassina a capo di una comunità religiosa e dichiarata nemica di Ellis.

Parte bene Django. La serie, creata e scritta da Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, gli stessi sceneggiatori di Gomorra. La serie e ZeroZeroZero, è suddivisa in 10 episodi e approderà su Sky e Now nel 2023. L’ambientazione ricalca il western di Corbucci mentre Django Unchained si svolge 14 anni prima, nel 1858. Però i primi due episodi condividono con Tarantino una cinefilia e un omaggio al western (non solo all’italiana) che è il risultato di una passione consapevole. Tra le note di Edith Piaf e Čajkovskij, suonato al piano dal figlio cieco di Lady Elizabeth anche se lei gli vuole imporre Beethoven, la serie si muove come un carillon che attraversa il genere con lucidità per mostrare come il clima, la stagione di una delle fasi cruciali e più floride economicamente del cinema italiano possa essere attuali anche in una serie televisiva. Django. La serie non risparmia i dettagli più violenti come nelle scene dell’impiccagione (ma anche quella potente del tentativo di far fuori Django sotto la pioggia da parte di Ellis e i figli) o quella esplosiva della mattanza guidati dagli uomini di Lady Elizabeth. Ma racconta anche la sofferenza nascosta di un uomo alla ricerca di vendetta e perdono. Nei flashback tra Django e Sarah piccola c’è già parte di una storia che si ripete. Tutto riparte sempre dal dettaglio degli occhi. Forse saranno centrali anche negli episodi successivi.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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Il voto dei lettori
2.64 (11 voti)
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