(doc) BERLINALE 60 – "Exit through the gift shop", di Banksy (Fuori Concorso)

exit through the gift shop di banksy
Lo street artist Banksy esordisce nel documentario con una sfida a distanza con l'amico/nemico Thierry Guetta, videoamatore prima e artista pop anch'egli poi, con lo pseudonimo di Mr Brainwash. Come in Dig! di Ondi Timoner su Anton Newcombie dei Brian Jonestown Massacre, da questi 90 minuti ultra-amatoriali in forma anonima quello che viene fuori è soprattutto lo scontro disastroso e devastante tra due gigantesche megalomanie

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exit through the gift shop di banksyLa parabola coperta dal primo documentario a firma dello street artist Banksy è quella disegnata dal singolare e a conti fatti deprecabile personaggio di Thierry Guetta, videoamatore al seguito dei graffitari d'autore che d'un tratto ha deciso di fare il grande passo, e diventare un artista pop egli stesso con l'eloquente pseudonimo di Mr Brainwash. In mezzo, Guetta dirige un indigeribile documentario al limite con la videoarte-spazzatura dedicato proprio all'opera di Banksy, che fa parte del nugolo di artisti con la predilezione per i muri delle metropoli, che Guetta ha preso l'abitudine di seguire con la videocamera per notti intere di razzie creative. Nessuno di loro, al giorno d'oggi, parla senza imbarazzo dell'amicizia con Guetta: il catalogo creativo dell'alter-ego Mr Brainwash, che ci viene mostrato attraverso l'allestimento di una sua megamostra, è effettivamente un monumento perpetuo innalzato al senso del termine 'fraintendimento'. E allora Banksy decide di riparare ad entrambi i torti: vendicarsi del pessimo documentario che gli ha dedicato Guetta, e ristabilire le coordinate precise della definizione di “street art”. Ne vengono fuori questi 90 minuti ultra-amatoriali, fatti di riprese nascoste, video traballanti, fonti e formati spurii. Non solo la forma sostanzialmente anonima li accomuna al progetto simile del molto più interessante Dig! di Ondi Timoner su Anton Newcombie dei Brian Jonestown Massacre, ma anche l'intento sembra potersi spartire tra i due lavori, ovvero quello di raccontare lo scontro disastroso e devastante tra due gigantesche megalomanie. La prima, quella di Banksy, possiede – come dimostrano ampiamente i ficcanti ribaltamenti di senso su cui si basano le sue opere – il dono corrosivo di un cinico sarcasmo; l'altra, appartenente a Guetta/Brainwash, si presta facilmente al gioco grottesco per via di quella che sembra un'innata, avvilente inconsapevolezza, o una incurabile ottusità programmatica. Così, alla fine del gioco, quello che Exit through the gift shop riesce, abbastanza prevedibilmente, a dimostrare è ancora una volta la dispersività scardinante e sovversivamente democratica del concetto di arte, la relatività assoluta con cui il genio si palesa in ciclo produttivo.

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