DocLisboa 2021 – Stupore, rinascita e ribellione

Il nostro percorso tra i titoli del concorso internazionale di Doclisboa, opere sospese nel tempo o collocate in spazi e luoghi da ricordare, esempi di un cinema che tocca ogni angolo del mondo

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Luoghi affollati, case blu su una collina, uomini donne e bambini, rumore e silenzio. DocLisboa nel concorso internazionale contiene molti crocevia, umori perlopiù di un mondo abituato alle retrovie, dove l’evento scatenante è proprio il sentirsi vivi, distante, distaccato e caloroso, invaso a volte da un sguardo curioso ma anonimo, o nucleo centrale esso stesso di una costante autoriflessione. Titoli dunque che si definiscono in divenire, che vagano tra le immagini come fantasmi in cerca di una nuova casa, da desiderare, inventare e costruire. Un posto dotato di televisore, di tavole e sedie, di letti e lavastoviglie stando alle parole della piccola interprete di Self-Portrait: Fairy Tale in 47KM di Mengqi Zhang, mentre suoni e traiettorie creano un’idea embrionale di cinema, qualcosa per sorridere e stupire e stupirsi dentro gli occhi innocenti della passione. O persi nel bianco estasiato di Winter, un’opera di Vadim Kostrov, il tempo appiattito dalla neve in una fisionomia solitaria, e al pari di una rivolta considerare l’eventualità di sporcare l’orizzonte immacolato colorando le linee sepolte e nascoste. Muti ed in attesa, ipnotizzati dalla fiamma che brilla nella notte impegnata a combattere il gelo. L’atmosfera desolata viene meno in Pryvoz di Eva Neymann, qui gli spazi individuali sono semplicemente azzerati dentro un mercato, ed il racconto raccoglie nel frastuono pettegolezzi e confessioni. L’eterno presente espresso in un affresco di tipo osservazionale, tradito dalle risate divertite in macchina, un universo poco propenso ad occuparsi del futuro, circondato, assediato piuttosto da una necessità impellente. Resta un unico governo possibile, in rispetto di una legge naturale invariabile, dominante ed estrosa, irresponsabile destino degli umani. Avenuers (ep. 3) di Roberto Santaguida declina quasi identiche le tematiche spostando la latitudine verso un paese del primo mondo, si avverte la stessa mancanza prospettica sull’avvenire, forse con qualche grado in più di stanchezza nei corpi consumati dell’opulenza. E per restare nell’ambito di progetti collettivi, all’interno di una struttura interessata a considerare la moltitudine come un valore d’insieme significante, il francese Public Library di Clément Abbey fa lo stesso. La Bibliothèque publique d’information, nel cuore di Parigi, è il punto di partenza, un luogo adibito al pensiero per definizione e finalità, accogliente come può esserlo un rifugio. Risulta evidente il bisogno di condivisione, di avere un posto impermeabile alla all’esterno, pronto a rispondere alle richieste d’aiuto, interessato a svegliare dall’indifferenza, empatico e solidale, per studiare, fare amicizia, coltivare sogni e passioni.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Al netto di questi lavori cronologicamente incollocabili, sorretti da un ideale e non da un modello temporale compiuto, Festina Lente di Baya Medhaffar scava a fondo, grazie alla pellicola disegna i bordi in maniera molto netta e rievoca le brutture della storia, nei tratti sbiaditi di un regime. Sfrutta il contrasto cromatico, e con l’arrivo del colore annuncia la fine di un brutto sogno, suggerisce, attraverso l’ironia, di un pericolo mai venuto meno. Un passaggio di stato avvertito anche nel film basco 918 Nights di Arantza Santesteban, il viaggio tra i dossier riservati ai separatisti dell’Eta, ricercati ed imprigionati per terrorismo, sulle tracce di una donna segnata da una terribile esperienza di detenzione durata quasi mille giorni. Ma tornata libera di cercare e amare, di cancellare quelle brutte pagine scrivendone di nuove, per usare dei traumatici ricordi come avanzi rimossi dalla fede cieca, e sfuggire dal martirio dentro una bolla di musica tekno. Avere degli amici, parlare, rinascere altro. Reinventarsi, ricostruire. È quanto dovranno fare gli abitanti di un villaggio brasiliano distrutto dalla furia delle acque dopo il crollo di una diga di cui parla O Lugar Mais Seguro do Mundo di Aline Lata, Helena Wolfenson. Anche loro sincronizzati su una data impossibile da dimenticare. L’orribile tragedia segna l’inizio di un percorso, difficile e complicato. Su uno sfondo naturale rigoglioso ed imponente, colpevole soltanto di reagire ad una sconsiderata ambizione di dominio, avida di risorse e ricchezze, lo schermo lascia emergere un dato politico inoppugnabile, l’impatto deleterio dell’uomo sugli equilibri delle comunità indios. Succede tutto lentamente, tutto sedimenta e si lascia travolgere dal flusso elementale circostante, evitando i frutti avvelenati del progresso. Il ritmo sale deciso di tono nell’altro film brasiliano inserito nel concorso internazionale, Curtas Jornadas Noite Adentro di Thiago B. Mendonça, grazie al dinamismo della Samba che si perde nella notte cittadina, con tutta la sua allegria e tutto il suo dolore, canto degli innamorati e fonte di disturbo per la quiete pubblica. La storia segue le vicende di un gruppo di amici, uniti ogni sera a suonare di passioni e rivoluzioni, circondati spesso dal biasimo dei parenti, ma spinti dall’ardore dalla musica, da un’urgenza di vita, sorrisi e sudore e movimento. La danza diventa protagonista anche di Stay Up di Aïssata Ouarma, con la giovane protagonista maliana Mariam vittima di ripetuti abusi sessuali. Le sessioni di ballo assumono carattere lenitivo, un modo di affrontare il trauma, e la terapia giusta per curare un male ormai affondato nell’anima. Senza pensare di dimenticare o cancellare, soltanto poter ritrovare un equilibrio psicologico ed una fiducia venuta a mancare.

You Are Ceausescu to Me di Sebastian Mihăilescu si muove tra le date importanti di una vita, quella di un despota, per ricostruire i passi di avvicinamento al potere di Nicolae Ceaușescu (presidente della Repubblica Socialista di Romania dal 1967 al 1989), tutto inserito dentro un progetto teatrale, realizzato per girare contemporaneamente un documentario. I protagonisti sono adolescenti, principalmente liceali, e i loro personaggi sono i figli di un’epoca mai dimenticata. La visione contemporanea dei ragazzi viene chiamata ad un confronto diretto con un’era recente, eppure piena di linguaggi obsoleti e la riservatezza di una macchina statale fallace. Risalire la china fino agli inizi permette di fare luce su aspetti inediti e poco conosciuti del futuro dittatore della Romania, e di ragionare sui connotati di una nazione ed un popolo ancora non a posto con i conti del passato. Ma permette altresì un confronto diretto con le aspettative di un coetaneo, spinto da ottime intenzioni, tradite in favore di successo e denaro. Da un altro punto di vista, il discorso su una logica di potere distorto continua nel film Danse Macabre di Thunska Pansittivorakul, Phassarawin Kulsomboon, ambientato in Thailandia. Non si tratta più di guardare indietro, piuttosto di prendere atto della realtà e della violenza delle persecuzioni militari contro la popolazione civile, soprattutto nella sua parte più debole, i ragazzi, e contro l’omosessualità, considerata motivo di perversione. Omicidi e torture utilizzate in maniera sistematica hanno prodotto con il passare degli anni sfiducia e rabbia contro il sistema, esplosa in una rivolta dopo la scandalosa gestione della pandemia che ha visto i cadaveri ammassarsi per strada. Anche Let’s Say Revolution di Nicolas Klotz, Elisabeth Perceval ragiona su tematiche strettamente attuali, soprattutto sull’immigrazione e la discriminazione razziale. Gli argomenti seguono qui un percorso particolare, evocativo, cercando i semi della rivolta in un retroterra magico, vicino allo sciamanesimo. Diviso in capitoli, la progressione narrativa segue dei quadri distinti, uniti da un filo conduttore ribelle, nervoso, stanco e deciso a liberarsi di una schiavitù secolare.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array