DOCUMENTARIO – Punto Doc (marzo/aprile)

Peace di Soda Kazuhiro
I premi nazionali (Lola, Czech Lion, Quartz e David). Tutti i documentari premiati nei festival più importanti: Documentary Edge Film Festival, Piemonte Movie gLocal, Dox Box – Documentary film festival in Syria, Sguardi altrove, Miami, Rome Independent, Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina, gli Africa Movie Academy Awards, Cinema du reel, Films de Femmes de Créteil

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Pina di Wim WendersPREMI NAZIONALI

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Dopo i Cesar  francesi, i Goya spagnoli, i Robert danesi e i tanti altri “Oscar” nazionali che sono stati assegnati tra gennaio e febbraio (e che abbiamo visto nel Punto Doc precedente) le Accademy di Germania, Repubblica Ceca, Svizzera ed Italia hanno premiato altri quattro migliori documentari:

 

GERMANIA (Lola): Pina di Wim Wenders

REPUBBLICA CECA (Czech Lion): Katka di Helena T?eštíková

SVIZZERA (Quartz): Cleveland vs Wall Street di Jean-Stéphane Bronha

ITALIA (David): E’ stato morto un ragazzo di Filippo Vendemmiati

 

La scelta dei cinque film in nomination ai David come “miglior documentario” ha suscitato molte perplessità sulla struttura e l’organizzazione del premio. Leggi la lettera aperta dei Doc/it (documentaristi italiani)

 

 

 

FESTIVAL

 

 

Into eternityAl Documentary Edge Film Festival (16 febbraio – 6 marzo), uno dei più importanti eventi dedicati al documentario in Nuova Zelanda, sono stati presentati 67 film divisi in 7 sezioni. Nella categoria internazionale primo premio per Enemies of the People di Rob Lemkin (Cambogia/Regno Unito). Già vincitore del Premio Speciale della Giuria al Sundance 2010, il film racconta dei massacri di cui si macchiò il regime dei Khmer rossi in Cambogia: due milioni di vittime nei campi di concentramento segnalati tra il ‘75 e il ’79. Tra loro anche i genitori di Thet Sambath, riconosciuto come uno dei migliori reporter della Cambogia, che in un lavoro durato dieci anni ha cercato di avvicinare i protagonisti di quei delitti avvenuti durante la dittatura di Pol Pot. Dai tanti tagliatori di gole al leader ideologico del partito, Nuon Chea, chiamato anche Fratello n. 2, il giornalista è riuscito a conquistare la loro fiducia e a farli confessare per la prima volta dopo un silenzio durato 30 anni. Menzione speciale e miglior montaggio per Into Eternity di Michael Madsen (Danimarca/Finlandia). Ogni giorno, in tutto il mondo, grandi quantità di rifiuti altamente radioattivi vengono stoccati in siti temporanei. In Finlandia, invece, si sta costruendo il primo deposito permanente al mondo: un intricato sistema di tunnel sotterranei scavati nella roccia solida. È fondamentale che il sistema duri almeno 100.000 anni, dato che questo è il tempo in cui i rifiuti restano nocivi. Una volta che i rifiuti saranno depositati, la struttura verrà sigillata e mai più riaperta. Ma come possiamo esserne certi? Come possiamo mettere in guardia quelli che verranno dopo di noi dai rifiuti che abbiamo lasciato? Come possiamo evitare che pensino di aver trovato le piramidi della nostra epoca, luoghi mistici di sepoltura o tesori nascosti? Questo documentario è un saggio filosofico sulla grande Steam of lifequestione delle scorie nucleari, una lettera di avvertimento per le future generazioni. Miglior fotografia per Steam of Life (Miesten vuoro) di Joonas Berghäll e Mika Hotakainen (Finlandia). Luogo comune vuole che “ai veri uomini non piaccia parlare”.  Soprattutto dei propri problemi. E, se proprio devono, preferiscono farlo davanti ad una birra con il migliore amico.  Tuttavia, ci sono in Finlandia una miriade di saune pubbliche e private, dove le persone discutono dei piccoli e grandi dilemmi quotidiani. L’essenza della vita viene alla luce nel vapore delle saune, dove il calore serve a purificare sia fisicamente che mentalmente. Un viaggio poetico tra le saune finlandesi. Miglior documentario neozelandese è risultato I am The river del regista di origini catanesi Luigi Cutore e di Mark McNeill. Le tribù dei Whanganui prendono nome, spirito e forza dal grande fiume che scorre dai monti del centro della North Island verso il mare. E con questo fiume si identificano totalmente (“Ko au te awa, ko te awa ko au” – “I am the river, the river is me”). Leave them laughing di John Zaritsky (Usa/Canada) ha vinto il primo premio nella sezione On The Edge. Zaritsky, regista premio Oscar (nel 1982 con  Just Another Missing Kid), dopo essersi imbattuto in alcune esibizioni di Carla Zilbersmith e dopo aver letto il suo blog, ha deciso di raccontare la sua storia. Carla, una cantante/comica e mamma di un bambino di 16 anni, scopre di essere ammalata di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e di avere meno di quattro anni di vita. Nonostante ciò, Carla non si arrende e continua a svolgere la sua attività fino alla fine, adattando le sue performance con grande serenità ed ironia al progredire della malattia. Un film divertente ed amaro sulla morte.  Tutti gli altri premi qui.

 

 

 

Non c’è più una majorette a Villalba “Il concorso Panoramica Doc dedicato ai documentari della nostra regione” – dichiara Alessandro Gaido, il direttore del Piemonte Movie gLocal Film Festival (3 – 9 marzo) – “è sicuramente la soddisfazione maggiore di questa undicesima edizione del festival, sia per la qualità dei prodotti presentati che per l’ottima risposta di pubblico e operatori”. Primo premio per Non c’è più una majorette a Villalba di Giuliano Ricci. Villalba è un piccolo paese al centro della Sicilia, una realtà tipica di molti paesi dell’entroterra siciliano, caratterizzata dall’isolamento fisico ed economico e dalle strutture dimesse, in cui si vive solo con la pensione degli anziani. Un paese che rischia di scomparire a causa della migrazione verso Albenga, città ligure che ospita una numerosa comunità villalbese. Una volta luogo speciale grazie alla sua posizione, era il regno di Calogero Vizzini, capo della vecchia mafia del feudo, quella mafia che trasformandosi ha abbandonato il centro per trasferirsi sulla costa. Il lavoro racconta, attraverso le parole degli abitanti, la storia del paese e la situazione attuale, la condizione della donna e la vita della piazza. Menzione speciale della giuria per Fate la storia senza di me di Mirko Capozzoli e Fall out di Daria De Benedetti e Francesca Politano

 

 

 

Waiting for Abu Zayd Waiting for Abu Zayd di Mohammad Ali Atassi ha vinto come miglior film siriano il Dox Box – Documentary film festival in Syria (2 – 10 marzo). Teologo musulmano egiziano di fama internazionale, Zayd ha pubblicato saggi sul Corano che gli sono costati la condanna per apostasia. Poi l’esilio, il divorzio obbligato da sua moglie Ibtihal Younes e l’annullamento del matrimonio, la separazione da suo figlio. Ma Abou Zayd non ha mai rinunciato a scrivere. Residente a Leiden, nei Paesi Bassi, continua a tenere conferenze per spiegare le sue posizioni all'interno di dibattiti pubblici e televisivi.  E' questa dedizione che Mohammad Ali Atassi ha registrato per sei anni. Questo film è quindi il ritratto di un pensatore in azione e un'interessante opportunità per approfondire gli studi islamici. Ma è anche un documento di una società appassionata di dibattiti teorici. Il film è stato presentato in Italia durante la rassegna Cinemondo.

 

 

 

12 angry lebanese Il Festival Internazionale a regia femminile Sguardi Altrove (7 -13 marzo), giunto alla sua sedicesima edizione, ha come scopo principale la riflessione sui temi legati al mondo femminile (in una prospettiva di confronto con l'universo maschile), calati in un contesto culturale, politico e sociale a livello internazionale e si propone anche come luogo di dialogo interculturale e confronto critico con cinematografie "altre". Il documentario 12 angry lebanese di Zeina Daccache vince nella sezione "Le Donne Raccontano". Il film segue lo svolgersi di un'inconsueta forma di drammatizzazione terapeutica: per quindici mesi i carcerati della prigione libanese di Roumieh sono stati protagonisti dell'adattamento teatrale di un'opera tratta da "12 Angry Men" di Reginald Rose (resa celebre al cinema da Sidney Lumet con "La parola ai giurati"). Il documentario alterna riprese dell'allestimento a interviste ai carcerati, "assassini, stupratori e spacciatori", che rivelano un'umanità profonda e un'inattesa fede nella vita.

 

 

 

If a Tree FallsMiglior Documentario al Miami film festival (4-13 marzo) è The Interrupters di Steve James. Il film è ambientato a Chicago, città divenuta emblema nazionale della violenza urbana, in particolare per il brutale pestaggio dello studente Derrion Albert, la cui morte è stata filmata da una telecamera. Il documentario racconta la storia di un gruppo di ex membri di gang criminali che ora proteggono le rispettive comunità dal tipo di violenza che loro stessi hanno commesso in passato. La filosofia alla base del progetto CeaseFire è che la diffusione della violenza imita quelle delle malattie infettive, e quindi il trattamento dovrebbe essere simile: fermare l'infezione alla fonte. La missione singolare degli "interruttori di violenza", che hanno la credibilità proprio per le loro storie personali, è quello di intervenire nei conflitti prima dell’esplodere della violenza. Ameena, Cobe ed Eddie cercano di aiutare gli altri a non ripetere gli stessi errori. Ad esempio, Ameena Matthews, figlia di Jeff Fort, uno dei leader della più famosa gang della città si prende cura di una esuberante adolescente che le ricorda se stessa alla suaetà. Menzione d’onore per If a Tree Falls: A Story of the Earth Liberation Front di Marshall Curry. La straordinaria storia dell'ascesa e del declino di una cellula del movimento Fronte di Liberazione della Terra, concentrandosi in particolare sulla trasformazione estremista di uno dei suoi membri. Daniel McGowan, un mite cittadino della classe media, viene processato con l'accusa di terrorismo. Il film pone domande difficili sull'ambientalismo, l'attivismo e il nostro modo di definire il terrorismo. Attingendo a  materiale d'archivio scioccante- in gran parte inedito – e interviste confidenziali con i membri del movimento e con il procuratore e i detective che li stavano inseguendo, il documentario esplora il tumultuoso periodo dal 1995 al 2001, quando gli ambientalisti si scontravano con le imprese del legname e le forze dell'ordine, e l'accezione della parola "terrorismo" non era ancora stata alterata dagli eventi dell' 11 settembre. Anteprima italiana a Pordenone durante la rassegna Le voci dell’inchiesta.

 

 

 

Unfinished Italy Al Rome Independent Film Festival  (18 – 24 marzo) il miglior film documentario straniero è stato The Broken Moon di Marcos Negrao e André Rangel (Brasile). Nel cuore dell’Himalaya, Sonam, un vecchio nomade, vive con la sua tribù in una delle regioni più inospitali ed isolate del pianeta, dove un improvviso cambiamento climatico sta prosciugando fiumi e desertificando vallate. Impossibilitato a sopravvivere nella maniera tradizionale ed assistendo al declino del proprio popolo, Sonam inizia una ricerca disperata per trovare risposte che cambino il loro destino. Miglior documentario italiano è stato Unfinished Italy di Benoit Felici. Un viaggio alla scoperta delle rovine moderne d’Italia: l’architettura dell’incompiuto. Tra i simboli di un’epoca insicura del suo avvenire, e le persone che hanno reinventato queste strutture paradossali. Quando l’incompiuto diventa fonte di creatività.


 

 

Koukan Kourcia ou le cri de la tourterelle Koukan Kourcia: le cri de la tourterelle di Sani Elhadji Magori (Niger) vince il premio come miglior documentario al Festival Cinema Africano, Asia e America Latina (21 – 27 marzo). Un lungo viaggio dal Niger alla Costa d’Avorio. Hussey è un’anziana cantante popolare che negli anni Settanta aveva il potere, con le sue canzoni inneggianti all’esilio, di influenzare i suoi giovani fan a lasciare il Niger per cercare fortuna nei Paesi africani occidentali. Il regista, per convincere il padre, partito una quindicina d’anni prima per Abidjan, a tornare, chiede a Hussey di comporre una nuova canzone, lasciare il suo villaggio e mettersi in cammino con lui per convincere il padre a rientrare. Con la seduzione della sua voce.

 

 

 

ChangementGli Africa Movie Academy Awards (AMAA) si svolgono ogni anno in Nigeria e sono considerati l’evento cinematografico più importante del continente africano. Miglior documentario è Kondi Et Le Jeudi Nationale di Ariana Astrid Atodji (Camerun/Usa). Con i suoi 1200 abitanti, Koundi è uno dei villaggi più grandi della provincia dell’Est del Camerun. Qui cultura moderna ed arcaica convivono. Oltre al francese, la lingua della ex potenza coloniale, anche la lingua tribale Maka è ampiamente parlata e i medici collaborano con i guaritori locali a base di erbe. Un ritratto non convenzionale di un pezzo d’Africa sconosciuto. Miglior “Diaspora” Documentario è Stubborn As A Mule di Miller Bargeron Jr e Arcelous Deiels (USA) che cerca di far luce sui fatti storici contemporanei meno noti che riguardano la richiesta di risarcimento per gli afro-americani, per le atrocità che hanno sofferto nel corso della storia. Changement, l’histoire à travers les yeux des Guinéens dell’italiana Chiara Cavallazzi è stato tra i 5 film candidati nella categoria "Best Diaspora Documentary". La Guinea è tenuta in scacco dal regime militare. Quattro anni di grandi cambiamenti che descrivono le lotte e gli affanni di un popolo tenuto in una morsa mortale con il tacito benestare della Comunità Internazionale. Perché una popolazione repressa per 47 giorni nel sangue da un esercito militare nel 2007 non suscita nessun intervento internazionale, e la stessa popolazione repressa dallo stesso esercito due anni dopo ne provoca l'intervento immediato e compatto dopo un solo giorno di scontri? Cosa pensano i guineani degli interventi della comunità internazionale? Perché una popolazione acclama un colpo di stato militare? Che futuro desiderano dei bambini cresciuti in un regime militare? E cosa si può fare per opporsi a un sistema che schiaccia i più deboli? Un documentario che dà voce ai guineani per guardare alla Storia con occhi diversi.

 

 

 

Goodnight Nobody Al Films de Femmes de Créteil (23 marzo – 1 aprile) primo premio per Goodnight Nobody di Jacqueline Zünd (Svizzera/Germania). I quattro protagonisti provengono da quattro diversi continenti ma hanno un unico handicap: non riescono a dormire. Ciascuno ha la sua maniera di ammazzare il tempo, costretti come sono a stare svegli 24 ore su 24, senza interruzioni. Il film prova a creare un’atmosfera rarefatta, un viaggio ipnotico tra realtà e fantasia, attraverso la notte. Songs from the nickel di Alina Skrzeszewska (U.S.A./Germania) ha ricevuto la Menzione Speciale. Sirene, urla, risate, canti: sono questi i suoni che permeano tutte le stanze del Downtown, un vecchio hotel abbandonato di Los Angeles. Gli inquilini raccontano le loro storie ai margini della vita.  Alcuni di loro ci sono stati per pochi mesi, altri per molti anni.  Tutti gli altri premi qui

 

 

 

Palazzo delle AquileAl Cinema du reel (24 marzo – 5 aprile) gli italiani sbancano. Stefano Savona con Palazzo delle Aquile (Italia/Francia) vince il Grand Prix. Diciotto famiglie rimaste senza casa occupano per un mese, giorno e notte, il Palazzo delle Aquile, sede del municipio di Palermo. Fin dal primo giorno una sfida chiara viene lanciata: le case in cambio del Palazzo. “Premio Joris Ivens” per Il Futuro del mondo passa da qui di Andrea Deaglio. Un paesaggio naturale attraversato da un grande fiume. Strade sterrate che diventano labirinti, città, universi. Uomini che si muovono nella vegetazione sospesi fra terra e acqua. Angelo, Gerardo e gli altri contadini, reclamano la proprietà di quelle terre che da molti anni hanno occupato e strappato al degrado. Roky, Darius e Jasmina vivono in un accampamento informale sulle sponde del fiume con oltre cinquecento persone. Frida va alla ricerca dell'eroina in un grande mercato della droga. E là dove finiscono tutte le strade cittadine, si è sistemato Reno, dopo aver perso la casa e il lavoro. Premio anche per Distinguished Flying Cross di Travis Wilkerson (U.S.A). Un padre racconta ai suoi figli l'epica storia della guerra in Vietnam e di come si é meritato la Distiguished flying cross, medaglia d’onore al merito. Wilkerson padre, pilota dell’aviazione americana, si siede intorno ad un tavolo con Travis e l’altro figlio. Tutti gli altri premi qui

 

 

 

PeaceAlla 35esima edizione del Festival Internazionale di Hong Kong (20 marzo – 5 aprile)  il premio "Humanitarian Award for Best Documentary" è andato al regista Soda Kazuhiro per il film Peace (Giappone/U.S.A./Corea del Sud). Cosa sono la pace e la convivenza?  E quali sono le loro basi? Un documentario-saggio che cerca di rispondere a  queste domande  attraverso l’osservazione della vita quotidiana di tre persone e di tanti gatti nella città di Okayama, in Giappone, dove sono mescolati la vita e la morte, l'accettazione e il rifiuto. Tre persone e tanti gatti randagi sono i personaggi di questa storia. Uno di questi è Toshio Kashiwagi, che gestisce un servizio taxi a prezzi accessibili per disabili e anziani, essendo andato in pensione come preside. Ogni giorno si prende cura di un gruppo di gatti randagi. Mezione speciale per documentario Pink Saris di Kim Longinotto (già vincitore a novembre dello Sheffield doc fest) che racconta la nota vicenda della Gulabi Gang – la banda rosa – , un gruppo di donne dell’India settentrionale che cercano quotidianamente di combattere la violenza, inflitta soprattutto dai mariti e dalla famiglia acquisita dopo il matrimonio e spesso imposto quando ancora bambine.

 

 

 

El lugar mas pequeñoAl festival internazionale Vision Du Reel (7 – 13 aprile) il Grand Prix è andato a El lugar mas pequeño di Tatiana Huezo Sánchez (Messico). Nel piccolo villaggio di Cinquera, il ricordo della guerra civile nel Salvador fa ancora parte della vita quotidiana.  Protezione durante la guerra e uno spazio vitale in tempo di pace, la foresta è testimone silenziosa e portatrice di tracce di dolorosi eventi del passato e leitmotiv di questa impressionante visione della vita dopo la guerra. Il Premio Miglior Regia è andato a Ikuisesti sinun di Mia Halme (Finlandia). Una riflessione  toccante della complicata relazione tra i bambini, i loro genitori biologici e le loro famiglie affidatarie.  Restando molto vicino a suoi protagonisti, il film cerca di mostrare la vita emotiva dei bambini attraverso le immagini e con poche parole, dandoci il tempo necessario per ripensare le strutture tradizionali della famiglia.

 

 

 

Qu'ils reposent en révolte Il documentario Qu'ils reposent en révolte (des figures des guerres) di Sylvian George (Francia) vince il primo premio al Bafici di Buenos Aires (6 – 17 aprile). Questo film mostra, nell’arco di tre anni di riprese, le condizioni di vita dei migranti in attesa a Calais. In questo modo si svela come gli agenti dei moderni stati di polizia si spingano ben oltre i confini della legge, dando vita a zone grigie, crepe, territori al confine tra regola ed eccezione. I migranti, trattati come criminali, vanno alla ricerca di gesti di normalità che rendano più accettabile questa permanenza forzata: si lavano sulla spiaggia, si conoscono, senza mai dimenticare possibili retate e arresti condotti da una polizia sempre presente. E intanto il mare continua a lambire la terra con imperturbabile ripetitività. Nella Human Rights Competition il Premio è stato assegnato ex aequo a Palazzo delle aquile di Stefano Savona, Alessia Porto and Ester Sparatore (France/ Italy) e a Fix Me di Raed Andoni (Palestina/ Svizzera/ Francia). Raed ha mal di testa, in senso letterale e figurato. Questo gli impedisce di lavorare. Così decide di farsi curare. Si reca al reparto psichiatrico dell'ospedale di Ramallah. Raed è palestinese e vive in Cisgiordania. Il suo medico gli promette di guarire in venti incontri. Raed è inoltre un regista. Lo studio psichiatrico è separato dalla stanza adiacente mediante uno specchio che normalmente viene utilizzato per la formazione dei tirocinanti. Consentirà a Raed di riprendere passo per passo la sua terapia e allo spettatore di penetrare nella psiche di questo strano personaggio, una sorta di cugino palestinese di Woody Allen.Tutti gli altri premi qui

 

 

 

Shooting Muhammad Shooting Muhammad di Luca Cusani e Francesco Cannito ha vinto il “Golden Award for medium films” all'ultima edizione dell'Al Jazeera Film Festival (21 – 24 aprile). "Nella mia classe ci sono 13 studenti e metà di loro sono coloni utra ortodossi e mi odiano, o si potrebbe dire che non mi amano”. Immagina di essere un rifugiato palestinese di 21 anni. Immagina di prendere ogni giorno l’autobus per andare a studiare in una università all’interno di una colonia israeliana. Immagina di essere l’unico studente arabo del tuo corso di laurea. Questa è la storia di un ragazzo schiacciato tra due mondi che si temono e odiano a vicenda. Questa è la storia di Muhammad. Vincitore della kermesse è Pink Saris di Kim Longinotto (Regno Unito/India)

 

 

Tears of GazaAltre brevi dai festival:

 

Position Among the Stars di Leonard Retel Helmrich (Paesi Bassi) trionfa a ZagrebDox (27 marzo – 6 aprile)

 

Al Thessaloniki Documentary Festival (11-20 marzo) premio del pubblico per il miglior film greco ad Alma bonita (to moro mou ftanei) di Vivi Zografou e Alexis Ponse. Premio del pubblico nella sezione internazionale A tears of Gaza di Vibeke Løkkeberg (Norvegia)

 

Al Sofia International Film Festival  (4 – 20 marzo) miglior documentario è stato The Rules of Single Life di Tonislav Hristov (Finlandia/Bulgaria/Norvegia)

 

Circo di Aaron Schock (U.S.A./Messico) vince il premio come miglior documentario al 14º festival de Málaga (26 marzo – 2 aprile)

 

My perestroika di Robin Hessman (U.S.A./Regno Unito) secondo classificato al premio del pubblico al Titanic film festival di Budapest (8 – 16 aprile). Terzo classificato Armadillo di Janus Metz  (Danimarca)

 

Il Crossing Award European Documentary (12 – 17 aprile ) è andato a Michael Madsen per Into Eternity (Danimarca/Finlandia)

 

All'International Women's film festival Frauen Koln/Dortmund (12 – 17 aprile) premio del pubblico al documentario Koundi et le jeudi national di Ariane Astrid Atodji (Camerun).

 

Al Festival internazionale dell'Uruguay (18 – 30 aprile) miglior documentario è stato O céu sobre os ombros di Sérgio Borges (Brasile). Premio Fipresci per Huellas y memoria de Jorge Preloran di Fermín Rivera (Argentina)

 

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