DOCUSFERA #1 – Oscar Micheaux – The Superhero of Black Filmmaking. Incontro con Francesco Zippel

La rassegna Docusfera di Sentieri Selvaggi presenta il documentario dedicato a uno dei primi registi e produttori cinematografici afroamericani. Ecco cosa ci racconta il regista Francesco Zippel

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Ultimo incontro all’interno del progetto Docusfera, promosso da Sentieri Selvaggi e realizzato con il contributo e il patrocinio della Direzione generale cinema e audiovisivo – Ministero della Cultura e della Regione Lazio, che offre una visione del cinema documentario italiano. L’evento comincia con la proiezione del documentario Oscar Micheaux – The Superhero of Black Filmmaking che  ricostruisce l’opera di Oscar Micheaux e ne approfondisce l’eredità contemporanea. Dopo la proiezione, il regisa Francesco Zippel e il montatore Michele Castelli rispondono alle domande sul film, in un dibattito moderato da Simone Emiliani che li invita a raccontarci come nasce l’idea del documentario su questo autore considerato uno dei primi registi e produttori cinematografici afroamericani.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Volevamo realizzare un documentario su Oscar Micheaux ma dovevamo inventarci qualcosa per raccontare la storia di un regista di cui è rimasto molto poco, quindi abbiamo contattato la Cineteca di Bologna e dopo svariate ricerche è saltata fuori in un archivio la bobina di Murder in Harlem che era mal conservata ma siamo riusciti restaurarla, anche col benestare di Martin Scorsese.”

Qual è il tuo punto di vista sul rapporto tra il mondo della critica, gli studi sul cinema e le nuove forme di documentario contemporanee?

Zippel: Secondo me è un momento molto fortunato e stimolante. Coesistono un interesse e un’ attenzione particolare da parte di un pubblico non prettamente cinefilo ed esistono molti modi di realizzare un documentario. Ci sono persone che si misurano con questa forma espressiva e ci sono molte storie da raccontare che vengono ben accolte dai Festival”.

Il montatore Michele Castelli pensa che al giorno d’oggi chi realizza un certo tipo di documentari riesce a prendersi alcune liberà espressive, aggiungendo che la loro operazione sia stata quella di fare un film biografico che andasse bene per la televisione ma che fosse un po’ cinematografico. Volevano evitare il voice over e giocare un po’ con le linee temporali per rendere la struttura un po’ più post-moderna ed evocativa.

Come mai avete scelto di inserire anche della animazioni nel film?

Zippel: È stata una scelta stilistica ma la tempo stesso volevamo trovare un modo semplice per colmare dei gap presenti nei materiali d’archivio. Abbiamo coinvolto questo disegnatore afro discendente con il quale abbiamo dialogato e trovato questo registro che in una certa maniera era quello delle locandine dell’epoca. Quindi abbiamo cercato di raccontare certe sequenze con questo tipo di linguaggio. Le animazioni in un certo senso ci hanno aiutato a mostrare la straordinaria semplicità dell’avventura di Micheaux. Ci piaceva ‘idea di far vedere la vita di un uomo completamente a suo agio con le cose che faceva ai quei tempi e che avrebbe fatto anche adesso e quelle animazioni vogliono dare un senso di contemporaneità del personaggio e della azioni di Micheaux.

Alla domanda riguardante l’importante influenza di Micheaux nel Black Cinema, Zippel e Castelli rispondono come questo autore abbia inevitabilmente dato una linea guida avendo un ruolo di apri pista. Ed è stato anche uno dei primi filmaker indipendenti a fare crowfounding capace di scrivere e dirigere. Tutti quelli che sono venuti dopo, Spike Lee compreso, hanno avuto lui come modello.

Pensate che i film di Micheaux possano essere considerati ancora attuali?

Zippel: I film di Micheaux, utilizzando sempre la chiave del ‘genere’, raccontavano la realtà della società afro americana e lo faceva sempre in maniera viva e quindi non può non essere attuale. La cosa che a me affascina tanto di Micheaux e che alcuni episodi di violenza di oggi, come il caso Floyd, lui nei suoi film non li concepiva. Se avesse vissuto oggi avrebbe fatto dei documentari, dei film oltrepassando il razzismo e la violenza dando del cretino a chi era razzista.

Come molti registi del muto anche Micheaux ha sofferto l’avvio del sonoro?

Zippel: Lui era un regista che si era fatto da sé. I suoi studi erano stati fatto nei teatri e nei cinema del muto e si era abituato ad un certo tipo di impostazione della messa in scena. Aveva sempre avuto a che fare con attori dai modi di recitare eccessivi e quando è arrivato il sonoro ha avuto difficoltà nell’allinearsi coi tempi delle nuove regie.

Quanto tempo avete impiegato sul progetto prima delle riprese?

Ad ottobre del 2020 abbiamo avuto un riscontro positivo da parte della produzione ma l’idea è maturata nell’arco di 14 anni. Ne 2007 a San Francisco comprai una copia della biografia di Micheaux e fu Ferlinghetti a vendermela dicendomi di aver trovato interessante la storia.

Come entra la colonna sonora e il compositore nel vostro documentario?

La ristrettezza di tempi ci ha fatto fare una inversione a U. Dovevamo costringere il compositore a seguire i nostri tempi brevi e folli. Ci siamo affidati a dei supervisor musicali a con loro abbiamo realizzato una mappatura della musica black cercando di capire quale era la maniera migliore per raccontare i passaggi di questa musica. Partendo da Charles Mingus passando per molti nomi della  musica popolare afro-americana che avessero attinenza con quei momenti e con quel tono di racconto. La peculiarità dell’incedere produttivo ha segnato tante scelte.

Il dibattito si sposta sul confronto tra il film Nascita di una nazione, di David Wark Griffith, che in qualche modo riaccese le violenze del Ku Klux Klan e Within Our Gates di Micheaux, considerato una risposta al capolavoro di Griffith, che in una certa maniera è stato un regista di riferimento per Micheaux.

Francesco Zippel si considera contrario alla Cancel Culture. Secondo lui cancellare le opere di Griffith è una cosa profondamente sbagliata. E’ stato un regista fondamentale che però, per svariati motivi, a fatto passare dei messaggi sbagliati.

Ormai il cinema nero si muove attraverso nuove forme di espressive, se pensiamo a Barry Jenkins o a Jordan Peele. Come ti sembra questa nuova generazione di cineasti black?

Molto interessante. Oggi esiste una accessibiltà diversa al cinema. Si è creata una comunità nuova di cineasti che riescono a raccontare non solo la storia di Alì, di Ray Charles o di Miles Davis ma anche storie più piccole, quasi neorealiste. Tutti autori che raccontano storie attraverso un’ ampiezza di temi rispetto ai tempi di Spike Lee per esempio.

Il vostro film ha una distribuzione negli Stati Uniti?

Il film verrà distribuito in America, in televisione, in sala e su piattaforme. Avevamo presentato questo progetto anni fa in America e venne rifiutato. Abbiamo capito che è più facile far arrivare queste piccole storie in America dall’esterno che dall’interno. Questa cosa è comprensibile perché negli stati uniti c’è una tensione molto forte legata al discorso del razzismo.

Qual’é il percorso che ti ha portato a fare questo tipo di cinema?

Io penso che se ci si innamora di una idea riesci a farla tua e riesci convinci gli altri a investirci. Le intenzioni sono le basi della possibilità di fare una cosa e raggiungere il successo. Se si riesce ad essere sinceri e autentici, allora c’è un’ottima possibilità che le persone ci vengano dietro e che ci offrano anche altre strade. Penso che la forza delle buone intenzione valga sempre.

Francesco Zippel conclude dicendo che per loro è stato importante riuscire a trasferire la grandezza di quello che Micheaux ha fatto.

La rabbia che questa gente ha provato non ci appartiene e non abbiamo potuto mimarla, però per noi la cosa più importante era quella di far circolare la sua storia. E ci siamo riusciti.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array