DOCUSFERA #4 – Incontro con Lorenzo Pallotta: tra sacralità e ricerca della realtà
Durante la serata a lui dedicata da Docusfera, il regista parla dei film Sacro Moderno e Terra Nova – il paese delle ombre lunghe. Questa sera invece al via la retrospettiva Costanza Quatriglio
In occasione dell’incontro di Docusfera della scorsa settimana con Lorenzo Pallotta, regista dei film Sacro Moderno e Terra Nova – il paese delle ombre lunghe, emerge una visione del cinema come strumento di immersione nella complessità dell’animo umano e della società.
Docusfera prosegue questa sera da Sentieri Selvaggi con il primo appuntamento della retrospettiva Costanza Quatriglio.
Attraverso queste due opere, Pallotta non solo racconta storie, ma esplora universi lontani, densi di tradizione e tensione, toccando corde profonde della spiritualità.
“C’è un sentimento di rabbia, ma anche un senso di delusione”, ha raccontato Pallotta parlando di Sacro Moderno. Girato in Abruzzo in un contesto segnato dall’oppressione sociale, il film si pone come una denuncia di quei microcosmi isolati e oscuri. Qui, il regista racconta la sfida di entrare in intimità con gli abitanti: “Era una comunità che si basava sulla violenza, sulla sopraffazione tra famiglie. Ci sono omicidi per i terreni tra familiari, una vera e propria battaglia di sopravvivenza”. La fotografia cupa diventa quindi anche un rilascio della sofferenza vissuta dal team. Questo conferisce al documentario una vena di denuncia quasi intima, ma pur sempre legata a quel linguaggio simbolico tipico dei riti ancestrali.
Pallotta ricorda come Filippo, l’eremita del villaggio, sia stato una figura chiave per addentrarsi in una dimensione simbolica: “Ogni momento è stato raccontato con una simbologia specifica. Abbiamo portato la realtà a una rivisitazione moderna, per farla conoscere anche alle nuove generazioni”. La sua visione della sacralità dell’immagine permette a Sacro Moderno di trascendere la realtà visibile. Viene a crearsi una tensione visiva che invita lo spettatore a esplorare l’altro.
Il percorso intrapreso con Terra Nova – il paese delle ombre lunghe rappresenta un distacco da Sacro Moderno, pur mantenendo viva quella tensione verso l’ignoto. Inizialmente il regista stava lavorando per un progetto televisivo in Antartide, da lì sono iniziate le riprese per il documentario, della sua ricerca personale. Senza un copione prestabilito, Terra Nova si costruisce sulle immagini e sui momenti catturati in uno spazio sconfinato, dando vita a un cinema sperimentale che sfida la prevedibilità. Pallotta sottolinea: “È una continua ricerca, scoprire sempre qualcosa di nuovo attraverso il cinema, scavare la realtà per capirci meglio”. Il paesaggio antartico, in questo senso, diventa un personaggio esso stesso, con la sua vastità senza tempo e la sua natura brutale.
Entrambi i film di Lorenzo Pallotta condividono un elemento chiave: l’annullamento del tempo. Per il regista, il tempo rimane legato alla natura, unico elemento stabile e presente nelle sue opere. “Nel cinema, tutto è collegato al tempo, ma in questo caso la natura crea quel momento di tensione, di attesa”, ha affermato Pallotta, facendo emergere una sorta di ritualità, dove il tempo è scandito dagli elementi naturali e la dimensione umana si riduce a un’attesa quasi sacrale.
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Il regista prosegue raccontando la sfida e la bellezza di non sapere fino in fondo dove la sua arte lo condurrà. “Non è per forza una cosa che va ragionata su carta, ma è un’impostazione che ti permette poi di arrivare a qualcosa di inaspettato, di simbolicamente forte che rompe lo schermo e arriva a qualcosa di alto”. L’immagine per lui diventa così un veicolo per esplorare il sacro, quella tensione verso l’elevazione spirituale che può esistere anche nei contesti più reali.























