Don’t Look Up, di Adam McKay

In sala e poi su Netflix dal 24 dicembre, è un McKay che sembra aver perso un po’ di smalto: il discorso sulla politica e i media americani picchiava molto più forte nei due Anchorman

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“Ma i numeri sono tutto!”, sbotta il Dottor Mindy di Leonardo DiCaprio quando gli viene consigliato di “lasciare da parte i numeri” nell’intervento programmato per il giorno dopo in diretta dentro il morning show televisivo di Tyler Perry. E sembra davvero di sentir parlare Adam McKay, il regista che più di tutti (tolti probabilmente giusto Steven Soderbergh e David Fincher) in questi anni ha saputo mettere in scena la narrazione dell’infosfera, lo storytelling dell’algoritmo, la vertigine dei dati di cui siamo portatori sani e compulsivi.
Inizia tutto con le infografiche sugli end credits de I poliziotti di riserva, e il flusso di formule, grafici e statistiche, sublimato ne La grande scommessa, non si è arrestato sino all’incipit di questo Don’t look up, in cui gli astronomi dell’università del Michigan calcolano l’orbita di una cometa appena scoperta dalla dottoranda Jennifer Lawrence. Per un po’, McKay gioca appunto ad affastellare numeri e nozioni incomprensibili come amiamo guardargli fare, raddoppiando tutto con gli stop & go dei suoi abituali inserti che rievocano il linguaggio del web humour delle gif e dei meme: poi, Don’t look up sembra ossessionarsi per darsi un tono, e decide di prendere una piega che pare voler omaggiare l’intero spettro della commedia politica hollywoodiana da Barry Levinson a Sidney Lumet via Dottor Stranamore.

Era difficile bissare l’abisso di uno dei grandi film del decennio, quel Vice che riusciva nell’impresa di ridefinire le forme del grande schermo per adattarle a quelle di Funny or Die, il canale online satirico di Ferrell e McKay – inoltre, gran parte delle cose che Don’t look up ci svela su media e politica americani, il regista le aveva già immerse nel vetriolo nonsense ben più esplosivo del dittico di Anchorman.
E dire che questo nuovo film aveva tutto il piglio per poter essere il Contagion virato in zona climate change di cui abbiamo bisogno, non a caso capitanato dalla star più green di tutto l’olimpo, Leo DiCaprio: i complottismi e i negazionismi dei social, il populismo post-veritiero delle destre sovraniste, l’impegno umanitario del miliardario zen delle nuove tecnologie interessato allo sfruttamento e alla colonizzazione dello spazio, e le pop-star/influencer come unico reale soggetto smaccatamente politico del contemporaneo (Ariana Grande, forse l’intuizione più azzeccata tra tutte le stilizzazioni parodistiche).


La collocazione su Netflix (dove approda il prossimo 24 dicembre) da un lato è una sorta di raddoppio sulle traiettorie del presente “piattaformizzato” su cui è costruito l’intero film, dall’altro sembra aver annacquato sensibilmente lo stile ipercinetico per sovraccumulo di informazioni che McKay è andato costruendo titolo dopo titolo (compresa la sua mastodontica serie tv Succession o l’esperimento di The giant beast that is the global economy, per non toccare l’attività produttiva di titoli come Le ragazze di Wall Street e così via).
Resta la parata di volti della Hollywood “progressista” colta in ripetuti lampi di bravura (Meryl Streep, Cate Blanchett, Timothée Chalamet, Jonah Hill, Mark Rylance…), ma la sensazione stavolta è davvero quella di un’idea buona per quello che sarebbe stato un fulminante sketch di tv o internet demenziale, diluito per appoggiarsi sulla struttura rovesciata del disaster movie ecologista, in cui il Sistema all’inizio non crede mai allo scienziato che urla “moriremo tutti”. Per fortuna, appare comunque intatta la capacità di giocare con gli elementi puri del cinema (i primi piani, il montaggio, le sovrascritture sull’immagine) per decostruire l’anima propagandistica insita nel mezzo sin dalle origini (almeno su Mindy, l’algoritmo avrà torto alla fine…), una resistenza allo svilimento dell’immaginario che rimane la vera grande battaglia combattuta da questi autori.

Titolo originale: id.
Regia: Adam McKay
Interpreti: Leonardo DiCaprio, Jennifer Lawrence, Meryl Streep, Ron Perlman, Jonah Hill, Cate Blanchett, Mark Rylance, Ariana Grande, Timothée Chalamet, Tyler Perry
Distribuzione: Netflix
Durata: 145′
Origine: USA, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
3.86 (43 voti)
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