Dream Horse, di Euros Lyn

Lineare e dettagliato ma non s’innalza mai dalla sua mediocrità, ed è succube della prova ingombrante di Toni Collette che finisce per oscurare l’appassionante vicenda di Dream Alliance

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Ci sono storie normali che al cinema diventano eccezionali. E ci sono storie eccezionali che diventano normali, anzi moscie. La vicenda realmente accaduta di Dream Alliance, il purosangue allevato in un paesino di minatori del Galles che, contro ogni previsione, è entrato nella leggenda nel 2009 vincendo il Welsh National nella gara a ostacoli dopo che ha rischiato la carriera e la vita in seguito alla rottura di un tendine nel 2008, fa parte della seconda categoria.

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Jan Vokes (Tono Collette) lavora come cassiera in un supermercato e in un pub. La sua vita è monotona e anche il suo matrimonio è entrato in una fase di stanca routine. All’improvviso ritrova la passione per i cavalli e alleva un purosangue, Rewbell, che da alla luce un puledro, Dream Alliance. Il marito ritrova l’entusiasmo perduto e i concittadini l’aiutano a creare un’associazione per sostenere le spese. Il cavallo s’impone gara dopo gara. Il destino avverso sembra mandare tutto all’aria. Poi avviene il miracolo.

Scordatevi i cavalli di Spielberg (War Horse), Pollack (Il cavaliere elettrico), Redford (L’uomo che sussurrava ai cavalli), della DreamWorks (Spirit. Cavallo selvaggio) e del bel cinema medio statunitense, da Black Stallion a Seabiscuit. In Dream Horse c’è poco o nulla di tutto questo anche se la storia di Dream Alliance aveva tutto per una galoppata epica nel mito. Il cineasta gallese Euros Lyn, che ha diretto, tra gli altri, 11 episodi del Doctor Who, due di Daredevil e uno di Black Mirror ed è al terzo lungometraggio per il cinema, sottolinea già con enfasi i momenti più emozionanti e drammatici come quello del cavallo che prima non sembra muoversi e poi inizia a correre e soprattutto quello dell’infortunio. Il metodo è spesso simile. Dettaglio sugli occhi e le gambe di Dream Alliance e del pubblico che segue con trepidazione la sua gara. In più ci sono tutte le espressioni di Toni Collette. Di felicità, di delusione, di tensione, di disperazione, di sollievo. La sua vita privata scorre parallelamente con la vicenda del purosangue. I paesaggi gallesi sono uno sfondo determinante ma sono filmati solo come cornice. Per brevi tratti appassiona, ma spesso annoia. Se volete saperne di più su questa storia, recuperate il bel documentario Dark Horse: the Incredible True Story of Dream Alliance del 2015 duretto da Louise Osmond che è stato premiato al Sundance come miglior documentario.

 

Titolo originale: id.
Regia: Euros Lyn
Interpreti: Toni Collette, Owen Teale, Damian Lewis, Alan David, Lynda Baron, Karl Johnson
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 113′
Origine: Gran Bretagna, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.67 (3 voti)
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