Dune 2. Il montaggio per Joe Walker
Ripercorriamo insieme la carriera del montatore di Dune e di molti progetti di Steve McQueen e Denis Villeneuve. Un montatore che non è solo un tecnico e che si allontana dagli stilemi del mainstream
Quando mi godo un film non guardo il montaggio. Trovo però che il taglio eccessivo sia solo la maledizione di ciò che vedo in televisione, in particolare negli show in streaming. Sono solo tagli veloci fatti dappertutto e senza motivo. Mi sento come se venissi manipolato e lo rifiuto. Questo è il peggior errore per me.
Joe Walker
Queste le parole di Joe Walker nell’agosto del 2020, durante il podcast Team Deakins curato da James e Roger Deakins. Il montatore britannico di Dune ha affermato, infatti, di detestare gli eccessivi tagli presenti in numerosi film e soprattutto serie televisive.
“Non dirò chi, ma c’è un film che ha vinto un Oscar molto di recente che ha avuto una quantità ridicola di tagli solo per mostrare qualcuno seduto a tavola. Mi sembra di essere nutrito con cibo cattivo. Preferisco la moderazione e un tipo di pensiero strategico quando c’è da tagliare”. In maniera non esplicita il montatore prende come esempio il lavoro del suo collega John Ottman, vincitore dell’Oscar come “Miglior montaggio” per il film Bohemian Rhapsody diretto da Bryan Singer e Dexter Fletcher. Probabilmente la scena in questione è quella che vede i membri dei Queen seduti al tavolo, che aspettano l’arrivo del loro futuro manager John Reid.
La vittoria ha creato non poche discussioni in passato e Ottman in una intervista, per il Washington Post, dichiara: “Quella era una delle scene girate da Dexter Fletcher dopo il licenziamento di Bryan Singer. Quella scena non è come l’ho originariamente montata. Un giorno farò una dissertazione e mostrerò come l’ho montata in origine, e cosa succede quando troppi cuochi entrano in cucina e sono paranoici sul ritmo.”
Da parte sua le dichiarazioni di Joe Walker non stupiscono, prima di tutto perché il suo lavoro è stato sempre stato contraddistinto da un’attenzione per il ritmo del montaggio. Possiamo effettivamente considerare il lavoro del montatore come una seconda mansione autoriale, dove la ricerca di una coerenza obiettiva si fonde con la creatività e stile personale.
Joe Walker stringe un grande sodalizio lavorativo con Steve McQueen e Steve Villeneuve. Con il primo nel 2011 comincia ad acquistare notorietà nel mondo del cinema con Shame di Steve McQueen, e da lì il sodalizio tra i due si fa sempre più stretto. Ricordiamo anche 12 anni schiavo, che gli vale la candidatura agli Oscar 2014, e Widows – Eredità criminale del 2018. Quest’ultimo si distacca tra tutti gli altri per genere e per il ritmo, che rimane comunque dilatato. È sempre nel segno dell’action che era cominciato qualche anno prima un altro sodalizio importantissimo per la carriera di Walker. Nel 2015 monta Sicario di Denis Villenueve. Comincia un nuovo capitolo della sua carriera.
Nel 2017 sfiora l’Oscar per Arrival di Denis Villeneuve, regista con il quale lavorerà ancora per molti anni. Infatti, Blade Runner 2049 è tra questi e Walker dichiara che il primo montato sarebbe durato quattro ore e per questo motivo e per questo motivo tagliato di molto. “E’ stata una lunga fase di lavoro. Sostanzialmente abbiamo dovuto dividerlo in due perché le nostre vesciche non sono più quelle di una volta“. Walker è dell’idea, come anche Villeneuve, di lasciare spazio al tempo narrativo che è fondamentale per la storia, se togli o accorci un pezzo è possibile che tutti crolli.
In una intervista a Roberto Perpignani, il montatore italiano afferma che oggi il montaggio sia il connotato di una narrazione, “Vi è un in e un out di un’immagine che poi si va a coordinare con altre ma su uno schermo unico, noi sappiamo che possiamo uscire dallo schermo unico per andare verso il concetto di narrazione nello spazio. A questo punto è chiaro che le sedie non saranno più rivolte solo verso lo schermo, ma saranno disposte in modo da sentire non solo ciò che abbiamo davanti ma anche ciò che abbiamo dietro”.
Il tempo è un elemento essenziale anche per contribuire a rafforzare le emozioni degli spettatori, i quali al giorno d’oggi sono costantemente bombardati da immagini che scorrono velocemente e che non restituisconoo la possibilità di godere di una visione più “lenta”.
E questo lo sa bene Walker che nel 2022 vince l’Oscar per Dune. Per il primo capitolo analizza il materiale del film lasciando al tempo lo spazio per fluire, e risalta con numerosi primi piani i volti dei personaggi per sottolinearne lo stato d’animo. E nell’intervista per Collider Interviews, egli dichiara: “Principalmente perché voglio mantenere una certa obiettività, non leggerò né il libro né la sceneggiatura ma aspetterò di vedere le immagini girate da Denis per cercare di comprendere innanzitutto la sua visione”.
Con Blade Runner 2049 il regista e Walker, avevano a disposizione 4 ore di girato e per questo motivo hanno effettuato numerosi tagli, e la storia si ripete nuovamente con Dune – Parte II. Anche qui i tempi di girato erano molto lunghi e il regista ha dovuto eliminare diverse scene e due attori del cast hanno detto la loro a riguardo, dispiacendosi per questa scelta. Il regista risponde in una intervista : “Mi si spezza il cuore, ma non ho alcun rancore. Ho amato l’esperienza e non vedo l’ora di fare di nuovo qualcosa con Denis Villeneuve e certamente stiamo progettando di farlo”.