DVD – "7 PISTOLE PER I MAC GREGOR", di Franco Giraldi

Oltre alla magnifica intuizione leoneana di combinare il western classico un po' "gessato" con il genere dallo sguardo "truffaldino" e "canagliesco", Franco Giraldi ha la forza di non sfuggire all'evoluzione del gusto cinematografico, cioè del gusto comune e le sue sette pistole "steccano" come l'armonica del mito allo stato puro.

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Titolo originale: id.
Anno: 1966
Durata: 92'
Distribuzione: Ripley's Home Video
Genere: Western
Cast: Robert Woods, Manolo Zarzo, Fernando Sancho, Aghata Flory 
Regia: Franco Giraldi
Formato DVD/Video: 16/9
Audio: Dolby Digital mono in italiano e inglese
Sottotitoli:
Extra: trailer originale; intervista a Franco Giraldi; galleria fotografica

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IL FILM


 


Il clan scozzese dei Mac Gregor, due famiglie con 7 figli scatenati, vive nel sud degli Stati Uniti allevando bestiame. Rei di aver rifiutato una cifra irrisoria da un commerciante di cavalli (spalleggiato da uno sceriffo corrotto) i giovani Mac Gregor finiscono in carcere, da dove evadono dopo poche ore. Trovato rifugio nella fattoria di Rosita si organizzano per smascherare i traffici loschi dello sceriffo e il complice Santilliana. L'incontro con Rosita e la sarabanda finale per festeggiare il ritorno all'ordine, preludono al sequel 7 donne per i MacGregor.
Critico cinematografico e già aiuto di Sergio Leone, Franco Giraldi esordisce alla regia con uno spaghetti-western fumettistico, che anticipa la svolta farsesca alla Bud Spencer e Terence Hill. Questo film, girato grazie alla stessa produzione di Per un pugno di dollari (del 1963), oltre alla magnifica intuizione leoneana di combinare il western classico un po' "gessato" con il genere dallo sguardo "truffaldino" e "canagliesco", ha la forza di non sfuggire all'evoluzione del gusto cinematografico, cioè del gusto comune. Le temibili interferenze non hanno intorbidato la purezza, l'ingenuità e il rigore del genere. D'altronde Franco Giraldi è uno che sa girare, che conosce l'eternità del western più che il segreto di una presunta giovinezza. È stato la seconda unità di Sergio Leone e alcune delle scene che oggi noi tutti amiamo e contempliamo, sono opera sua. In più, non ha paura di indugiare sul primo piano o il piano americano, quasi del tutto ignorati dal western tradizionale, che ha sempre prediletto la panoramica perché annulla i limiti dello schermo. Ma più di tutto, forse, Franco Giraldi, come Duccio Tessari, Sergio Corbucci, ha trovato il senso dell'azione pura, dove anche le sette pistole, quando sparano, sembrano avere un rumore distorto e la ricostruzione storica invece si perde nella mitologia della polvere, della tortura, delle frustate e dei suoi miti allo stato puro. Il western-spaghetti o spaghetti-western di Franco Giraldi è rarefatto, essenziale, è il concentrato del genere: camuffa il nome e la frontiera, girando in Spagna e chiamandosi Grafield, come un perfetto cowboy bambino.

IL DVD


 


La Ripley's Home Video riesce sempre a regalare ottimi prodotti anche quando dal punto di vista tecnico non riesce a spingersi oltre una dignitosa riproduzione. Infatti, manca la solita ricchezza e cura mostrata per le versioni in lingua: c'è soltanto quella italiana e inglese. In più, i sottotitoli sono assenti e l'audio (se pur soddisfacente) e in mono. Buona la qualità delle immagini in 16/9 e soprattutto apprezzabile è l'ascolto della colonna sonora di Ennio Morricone. Tra i contenuti extra si trova il trailer originale di quattro minuti che risale alla lavorazione del film che uscì negli anni settanta con il titolo Arrivano i Mac Gregor. Nella stessa occasione fu mantenuto il nome italiano del regista che si sbarazzò di quello nordamericano: Frank Grafield. Il trailer comincia con la scena del duello tra Clint Eastwood e Gian Maria Volontà in Per un pugno di dollari, per ricordare che ci sono gli stessi produttori per entrambi i film. Oltre al trailer e ad una ricchissima galleria fotografica, c'è l'intervista di circa sedici minuti al regista. Giraldi ricorda che deve l'esordio alla regia sia a Sergio Leone che a Sergio Corbucci. Parla dei suoi esordi con Romolo e Remo e Il Figlio di Spartacus. Ritorna naturalmente sull'esperienza con Sergio Leone e la sua attività di seconda unità, per il regista romano. Racconta il suo film e di come sia stato costretto a girare alcune scene rischiando l'incolumità fisica. In più, si sofferma a pensare su quegli anni di cinema e quella voglia matta di divertirsi, prima di tutto.


 


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