Primo e migliore lungometraggio di Michael Winterbottom, regista inglese dai risultati discontinui, ultimamente sul grande schermo con Genova, sua personale visione della città ligure. I primi anni ’90 sono stati particolarmente proficui per quanto concerne pellicole che avevano il loro fulcro narrativo incentrato sul doppio binario violenza/viaggio on the road : basti pensare a Kalifornia di Dominic Sena o a Doom Generation dell’incompreso Gregg Araki, film che hanno avuto come fonte ispiratrice l’inarrivabile The Hitcher del regista – anche lui troppo spesso sottovalutato – Robert Armon. Eunice (una strepitosa Amanda Plummer) è una psicopatica che vaga lungo le tangenziali inglesi fermandosi ad ogni tavola calda alla ricerca di una misteriosa donna chiamata Judith ed uccidendo le povere cameriere che le capitano a tiro. Proprio in uno di questi locali incontrerà Miriam (Saskia Reeves, al suo debutto sul grande schermo), una ragazza mite che si innamorerà perdutamente di Eunice. Insieme le due donne percorreranno in lungo e in largo le strade dell’Inghilterra settentrionale lasciando dietro di loro una lunga scia di sangue e di morte, fino al tragico epilogo dettato da un amore assoluto di Miriam nei confronti della ragazza malata di mente. Winterbottom adotta la strategia, indovinata, di eclissarsi dietro la mdp, lasciando campo libero alla superba interpretazione della Plummer, limitandosi a seguirne ogni gesto e movimento, tratteggiando così un personaggio delicato ed allo stesso tempo violento, inerme e feroce che entra in simbiosi con l’altra protagonista del film, Miriam, dando vita ad una complessa parabola di rapporti umani fatta di amore e sottomissione, sadismo e tenerezza tanto che non si sa bene se provare disgusto, pietà o entrambe le cose per queste due anime perse nella voragine della solitudine e dell’incomunicabilità. La mancata redenzione di Eunice (Miriam tenterà inutilmente di dissuaderla dal commettere omicidi) si lega al tentativo della stessa di raggiungere la catarsi –Eunice pronuncia frasi tratte dal Nuovo Testamento, quasi a voler sottolineare il suo percorso cristologico – tramite la sofferenza (le catene che le ricoprono la parte superiore del corpo). L’ambientazione fredda e monocromatica degli spazi, amplifica questa percezione di dolore e disperazione, le immagini producono senso di morte, ma senza alcun compiacimento od esaltazione. Il doppiaggio italiano non rende appieno la performance di Amanda Plummer: consigliata la visione in versione originale.

 

Edizione essenziale della Koch Media per un dvd privo di bonus. Contenuti tecnici soddisfacenti con la traccia audio bicanale in inglese e italiano: il suono risulta privo di imperfezioni con buona resa anche nei momenti musicali (colonna sonora di Bjork, Cranberries e Gloria Gaynor). Le immagini in formato 16:9 danno una sensazione di cupa densità, per sottolineare la grigia atmosfera di desolazione che si respira per tutta la durata del film, ma sono comunque perfettamente definite. I sottotitoli infine, sono solo in italiano.