IL FILM 
Dio ha sicuramente un piano, dice all’inizio del film Ron “Wesley” Perlman per descrivere una terribile scoperta, assai più pericolosa delle armi di distruzioni di massa che l’America aveva promesso di trovare. Una scoperta che richiede l’intervento della squadra di mercenari capitanata da Cuba “Mack” Gooding Jr. Non ha invece le idee altrettanto chiare il figlio di Sean Connery, Jason, che senza farsi sfuggire neanche un’occasione per esibire tutti i clichè sul machismo e mettendo un po’ di tutto dentro a questo horror-thriller, si lascia prendere la mano da un tanto inconcludente quanto insidioso gioco d’accumulo. La discesa nelle viscere della terra, dove Dio, non a caso proprio nel distese desertiche mediorientali, ha confinato il demonio (per essere esatti un nefilim, un angelo in guerra con Dio, come ci viene detto nella frettolosa e lacunosa descrizione fornita dalla dottoressa Cardell, l’antropologa che ha assoldato la squadra di Mack) è solo un espediente usato per tuffarsi in un carosello sconclusionato e noioso, fatto di visioni, liquidi corrosivi vomitati dai dannati ed escrescenze purulente che sono il segno del contagio orchestrato dal demone. E proprio il tema del contagio del male, che all’inizio del film si nutre della colpa e della debolezza dell’essere umano e che in Bill Mosley trova il suo primo ed irresistibile “portavoce”, perde subito attrattiva agli occhi di Jason Connery. Devil’s Tomb – A caccia del diavolo lascia cadere ben presto la riflessione sulla lotta spirituale combattuta dall’uomo contro una potenza espropriante – il Male appunto – che si annida nei luoghi oscuri dell’anima, e finisce per concentrarsi unicamente sui segni lasciati sulla carne dall’operato del demonio, concedendosi in tal modo il divertimento di mostrare un vasto campionario splatter di corpi dilaniati e corrosi. Così, se i primi a “cedere” alle tenebre quantomeno abbozzano una goffa resistenza al demonio e alla sua promessa di liberazione del senso di colpa, gli altri vengono semplicemente attaccati da una schiera indistinta di dannati che hanno perso ogni capacità affabulatoria e che assomigliano sempre più a zombie assesati di sangue e violenza. Fino al deludente scontro tra Mack e un Ron Perlman posseduto dal nefilim, quando Jason Connery si lancia stancamente in una risibile lotta combattuta nelle profondità dell’anima del suo eroe. Devil’s Tomb – A caccia del diavolo pone interrogativi pesanti come macigni senza poi sapere bene cosa farsene, se non inscatolare il tutto in un trito manicheismo, dove alla fine a prevalere è il Bene. La dannazione e la redenzione sono usate solo come pedine di un gioco dove la riflessione pessimistica sul fallimento della religione – non solo Taryn “Doc” Manning, l’unica credente del gruppo è la prima a cadere tra le braccia del diavolo, ma anche i due ministri della chiesa cristiana non posseggono più un verbo da opporre al maligno – è solo un falso tracciato che lascia il posto ad uno scenario dove viene esaltata la missione redentrice dell’America. Nella guerra più grande che l’umanità abbia mai combattuto, gli Stati Uniti sono il paese eletto che sconfigge l’entità demoniaca ed annuncia la salvezza. E Mack, l’infallibile uomo americano al quale sono affidate le sorti del mondo, è il nuovo depositario della Verità e del Bene.