DVD – "I bambini ci guardano" (2 DVD), di Vittorio De Sica
Uno dei film più importanti del cinema italiano e prima tappa di De Sica e Zavattini verso il Neorealismo. Colpisce l'assoluta libertà formale della pellicola che, a metà strada tra il moderno realismo autoriale e il classicismo melodrammatico simil-hollywoodiano (così ricorrente in tutto il cinema fascista anni trenta e primi quaranta), rivela una fusione inconsueta e sorprendente. Dolmen Home Video
IL FILM
Girato nel ’42-’43 in pieno secondo conflitto mondiale, I bambini ci guardano segna una svolta nel cinema di Vittorio De Sica e nella sua collaborazione con Cesare Zavattini, iniziata circa un anno prima con la commedia Teresa Venerdì. E' da molti considerato, infatti, un antesignano – assieme a Quattro passi tra le nuvole di Blasetti (ma ancora con Zavattini sceneggiatore) – del cinema neorealista esploso nell'immediato dopoguerra. Rivisto oggi il film di De Sica conserva totalmente il suo fascino sperimentale e le angosce estetiche, storiche e culturali che ne caratterizzarono la realizzazione. Tratto dal romanzo Pricò di Cesare Giulio Viola, I bambini ci guardano racconta le vicissitudini del piccolo Pricò, un bambino di sette anni che è l'incolpevole testimone della disgregazione del rapporto tra la madre e il padre. La prima infatti è in realtà innamorata dell'amante Roberto e, nonostante insistiti tentativi di far funzionare il matrimonio, decide un giorno di abbandonare marito e figlio lasciandoli nel dolore e nella solitudine, con conseguenze che alla fine si riveleranno tragiche.
Per quanto la vera vittima del film oltre al piccolo protagonista sia senza dubbio il padre Andrea, Zavattini e De Sica evitano accuratamente ogni forma di pregiudizio moralistico nei confronti del personaggio della madre Nina, vista anzi – quasi in anticipo sul cinema di Michelangelo Antonioni – come una donna in conflitto coi propri sentimenti e destinata a una felicità negata. A colpire ancora oggi però è soprattutto l'assoluta libertà formale della pellicola che, a metà strada tra il moderno realismo autoriale e il classicismo melodrammatico simil-hollywoodiano (così ricorrente in tutto il cinema fascista anni trenta e primi quaranta), rivela una fusione inconsueta e sorprendente, con picchi visionari davvero ispirati (la sequenza del sogno a metà film) e una desolazione umanistica – con tanto di happy end negato – tutt'altro che datata o anacronistica.
La chicca di questa edizione è però il secondo disco, dove figura un lungo documentario di 67 minuti dedicato a Cesare Zavattini e diretto da Carlo Lizzani. Qui viene ripercorsa la figura del grande scrittore italiano dall’infanzia a Luzzara (dove nasce nel 1902) fino agli ultimi anni di vita (muore a Roma nel 1989). Attraverso il recupero di materiale di repertorio e interviste a Bernardo Bertolucci, Enzo Biagi, Tonino Guerra, Marco Bellocchio e Roberto Benigni, il documentario affronta con affetto e dovizia di particolari tutta la carriera di Zavattini: l’esperienza come giornalista a Milano, l’esordio come romanziere con Parliamo tanto di me, l’incontro con De Sica, i capolavori del neorealismo e il desiderio, frustrato, di realizzare dirigendo di persona i propri soggetti.