DVD – "La regola del gioco", di Jean Renoir
Uno dei grandi insuccessi di Renoir all’epoca della sua uscita si è trasformato nel tempo, nel film-cifra dello sguardo renoiriano, uno dei film di Renoir più amati ed analizzati dopo la morte del suo autore. Capolavoro modernissimo e complesso, esce ora, in versione restaurata, edito dalla Cecchi Gori Home Video, arricchito da un’interessante scelta di contenuti speciali. VIDEO
Titolo originale: La règle du jeu
Anno: 1939
Durata: 102’
Distribuzione: Cecchi Gori Home Video – Flamingo Video – Teodora
Genere: drammatico
Cast: Nora Gregor, Marcel Dalio, Julien Carette, Paulette Dubost, Jean Renoir, Mila Parley, Roland Toutain, Lazar Ristovski
Regia: Jean Renoir
Formato DVD/Video: 5 Singolo strato (Formato schermo 1,33:1)
Audio: italiano, Dolby Digital 2.0 – stereo – francese, Dolby Digital 2.0 – stereo
Sottotitoli: italiano, italiano per non udenti
Extra: commento critico di Vieri Razzini; introduzione al film di Jean Renoir; foto; biografie
IL FILM
Classicità e poesia: l’intenzione di Renoir è quella di utilizzare le forme della tradizione letteraria, pittorica e teatrale francese come serbatoi per la ricerca di nuove forme filmiche. Autori come Marivaux e Musset sono qui evocati, non per dedicare loro citazioni, né per prendere a prestito dialoghi o situazioni, ma per costruire uno stile filmico.
Nel mondo chiuso ma tutt’altro che armonico de La regola del gioco, il rumore dei cannoni e degli spari costituisce una sorta di flusso quasi continuo, un Grund sonoro, l’immagine fuori campo di un evento in fieri (la guerra), non immediatamente visibile, ma che costituisce il terreno di gioco, per così dire, della messa in scena filmica di Renoir.
Affinché ci sia uno scarto, uno spostamento, una differenziazione continua dei valori interni agli elementi del film, occorre che ci sia una struttura, una rete di funzioni mobili che mettano in movimento il film secondo le sue regole specifiche. In poche parole, occorre una geometria dei corpi, delle pulsioni e delle passioni. In questo senso, La regola del gioco è un film straordinariamente geometrico, vale a dire assolutamente non statico. Geometrico, appunto nel senso spinoziano, come rete dinamica di forze mobili, ars combinatoria che crea continuamente unioni e legami destinati a distruggersi e a trasformarsi.
Siamo nella Francia del 1939, in un ambiente che è quello dell’aristocrazia e dell’alta borghesia, all’interno del quale tutte le passioni amorose, i desideri, sognati o realizzati, i flirt e i tradimenti sono condotti secondo un insieme di regole non scritte ma ben presenti a tutti (o quasi) i partecipanti al gioco. Si tratta di regole che hanno come comune denominatore la dissimulazione, la messa in scena del gesto e della parola come atti sociali, regole che servono a nascondere più che a mostrare i propri sentimenti, i propri desideri, la propria volontà. Ma non si tratta di un movimento così semplice come può sembrare. I personaggi de La regola del gioco non contrappongono semplicemente verità e menzogna, non nascondono i loro veri desideri di fronte al gioco sociale delle parti, ma costruiscono una struttura geometrica fatta di relazioni al tempo stesso vere e false, contemporaneamente stabili e fragilissime. Una struttura che Renoir rende visibile cinematograficamente attraverso il ricorso ad una costruzione dell’immagine straordinaria e complessa. I luoghi del film – gli appartamenti del Marchese de la Chesnaye, di Geneviève, la tenuta del marchese dove si svolge tutta la seconda parte del film – hanno una struttura architettonica complessa, in cui scale, finestre, corridoi, anfratti, tende e finestre contribuiscono a moltiplicare gli spazi possibili, a mettere in mostra la geometria di relazioni che lega tra loro i partecipanti al gioco. La macchina da presa di Renoir si muove all’interno di questi spazi complessi, privilegiando inquadrature ampie e di lunga durata, complessi carrelli, panoramiche e movimenti circolari, capaci di tenere insieme – attraverso un ricorso costante alla profondità di campo – i molteplici movimenti dei personaggi nello spazio.
Lo sguardo di Renoir è, nella Regola, immerso nel mondo dei suoi personaggi (egli stesso, nel film, interpreta la parte di Octave, figura apparentemente lontana dal gioco, ma in realtà parte integrante del processo di mascheramento delle passioni e delle pulsioni che anima tutti i personaggi del film); solo così può descriverne l’essenza più intima, la dimensione più propria. Il mondo che ne fuoriesce è un mondo separato, un microcosmo sociale in cui gli abitanti si dedicano alle proprie occupazioni, ai propri desideri (la caccia, la conquista amorosa, il tradimento, la festa). Il film è quindi un susseguirsi di non-eventi (inseguimenti, sospetti, spiegazioni, bugie, tradimenti effettuati o solo pensati), all’interno di uno spazio che non fa altro che moltiplicare i movimenti facendo esplodere l’apparenza della commedia umana che vi si recita: “Corneille, Corneille, fate cessare questa commedia”, grida ad un certo punto il marchese; “Quale delle tante?” è l’illuminate risposta. La commedia, è solo la forma che la dissimulazione dell’aristocrazia e della grande borghesia francese assume di fronte ad una realtà sempre più inquietante; sotto questa apparenza si svela il profondo sostrato tragico di un mondo che è completamente separato, che non si costituisce in comunità se non sotto la forma parodica del mascheramento, della pulsione dissimulata.
È la tragedia allora a dominare in questo film modernissimo, accentuata dai mille dettagli, dalle innumerevoli forme che lo attraversano. Nella sequenza della festa al castello, la macchina da presa inquadra un pianoforte che suona da solo, per poi scoprire i volti degli invitati che si disseminano lungo lo spazio delle stanze e dei corridoi. Il meccanismo è allora qui svelato come meccanismo automatico. Esso procede al di là di tutto e di tutti, trascinando con sé i vari personaggi, automi semoventi simili in questo ai burattini amati da Renoir nella sua infanzia. Amati, si. Perchè come mette in evidenza Renoir nel film, nonostante la tragedia annunciata, l’inquieta rappresentazione di un mondo che danza sulle sue rovine, i personaggi de La regola del gioco sono personaggi al tempo stesso comici e tragici, personaggi amati dallo sguardo del regista, nessuno escluso, anche perchè, come recita una delle battute esemplari del film: “In questo mondo la cosa spaventosa è che ognuno ha le sue ragioni”.
IL DVD
Uno dei film più importanti di uno dei maestri del cinema moderno esce in DVD in un’edizione ben curata dalla Teodora Film e distribuita dalla Cecchi Gori Home Video. La versione riversata in digitale è quella restaurata del 1959, e nel riversamento emergono le buone qualità del sonoro (considerando comunque che si tratta di un film del 1939) soprattutto nella pista originale (un po’ meno nel doppiato in cui non sono stati eliminati del tutto i fruscii e i rumori di fondo della pista audio), pur nei limiti del Dolby Digital 2.0. Anche la qualità fotografica dell’immagine è di buon livello e fa risaltare il lavoro della regia di Renoir, che alla costruzione dello spazio scenico (sia negli interni che negli esterni) si affida per ottenere la particolarissima atmosfera solo apparentemente lieve del film. La sezione degli extra presenta anzitutto il commento critico di Vieri Razzini, che offre una lettura filologicamente corretta e articolata del film e dei suoi molteplici livelli di lettura. Ma tra i materiali presenti spicca la presentazione del film fatta dallo stesso Renoir, in cui il regista racconta la sua storia personale con il film, con le reazioni del pubblico al momento della sua presentazione in Francia e la sofferenza personale patita per questo. Concludono la sezione degli extra una breve galleria fotografica e una biografia di Renoir.