DVD – "La truite", di Joseph Losey

Finalmente il mercato italiano si fregia di una delle opere maggiori del grande Losey, dopo che il circuito delle sale se la lasciò sfuggire nel 1982. Chi ha amato "Eva", film in cui Losey sembrava davvero dire l'ultima parola sul mito della "femme fatale", rimarrà spiazzato. Al posto di Jeanne Moreau, c'è Isabelle Huppert. Da Ripley's

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Titolo originale: La truite

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Anno: 1982


Durata: 103'


Distribuzione: Ripley's Home Video


Genere: Drammatico


Cast: Isabelle Huppert, Jean-Pierre Cassel, Jeanne Moreau, Daniel Olbrychski, Jacques Spiesser


Regia: Joseph Losey


Formato DVD/Video: 1,33:1


Audio: 1.0 Dolby Digital: Francese


Sottotitoli: Italiano


Extra: Filmografie; Galleria fotografiche


 

IL FILM


Finalmente il mercato italiano dell'home video si fregia di una delle opere maggiori del grande Joseph Losey (suoi L'incidente, Messaggero d'amore, Il servo, e tanti altri capolavori) dopo che il circuito delle sale se la lasciò clamorosamente sfuggire nel 1982. Forse La trota rimase inedito anche perché alcuni ingenui lo considerarono a torto una sbandata senile di un grande ex-Maestro. Comunque sia, la Ripley, con questo DVD, restituisce credito e visibilità a quest'opera eccezionale.


Chi ha amato Eva (1962), film in cui Losey sembrava davvero dire l'ultima parola sul mito della "femme fatale", rimarrà spiazzato da La trota, che va ancora oltre. Al posto di Jeanne Moreau, dark lady dell'altro film (e guarda caso presente anche in questo), c'è Isabelle Huppert, in uno dei suoi ruoli non-chabroliani maggiormente decisivi nella formazione della propria inconfondibile maschera algida e ambigua. Qui interpreta Frederique, giovane allevatrice di trote la cui amorevole protettività materna, dispensata tanto ai suoi pesci quanto (platonicamente) all'esangue (e forse gay) marito Galuchat, è pari solo allo spietato cinismo nichilista con cui annienta gli uomini che vogliono possederla. In primis Lambert, attempato manager, battuto dal collega più giovane Saint-Genis che la porta con sé in Giappone.


Davanti alla sovrumana, misteriosamente ottusa, irresistibile indifferenza dell'"eterno femminino" al centro del film, Losey non opta più come in Eva per il contrasto stilistico frontale, cioè per un barocchismo teso, elettrizzato e sconquassato. Al contrario, sceglie l'inerte liquidità di continui, leggiadri movimenti di macchina, sospesi tra una messa in scena cervellotica che autocancella la propria complicazione e la fascinazione pura per l'informe.


È proprio l'informe, l'indeterminato, ciò che sconvolge nella figura placidamente "fatale" di Frederique, che si interessa a null'altro che alla "nuda vita" priva di determinazione: da qui il suo smisurato istinto materno (far riprodurre ossessivamente i pesci, accudire Galuchat…). È l'informe che ha sempre ossessionato la ricerca visiva di Losey, la quale ha proliferato sul contrasto tra le spigolose architetture dello stile e la non addomesticabilità del set (vedi The Damned, Don Giovanni…), della natura, o del tempo, materializzato come movimento puro dai carrelli smussati e languidi della macchina da presa: tecniche di cui appunto è piena La trota, che imperversano quasi documentaristicamente su un paese come il Giappone, sospeso tra naturalismo spinto e iperconnotazione grafica e architettonica dei suoi spazi.


Informe è anche l'andamento narrativo, che alla verticalità dell'azione (che Frederique peraltro snobba "ontologicamente"…) preferisce la stagnazione, con le sue pause continue e i frequenti flashback descrittivi che ne estendono ulteriormente la portata. Il dramma è libero di svilupparsi con puntualità: Losey però si preoccupa soprattutto di lasciarci irresponsabilmente cullare dai suoi magnifici carrelli…


 

IL DVD


Chi voleva vedere questo capolavoro, prima della provvidenziale edizione della Ripley, era costretto a cercare il dvd d'oltreoceano della Home Vision Entertainment; un'edizione tutto sommato buona ma con un madornale, tragico difetto: il movimento di macchina "scrollava" con una rigidità davvero imbarazzante. E in un film del genere, chiaramente, il movimento di macchina è tutto. La Ripley fortunatamente riesce ad ovviare a ciò, restituendo una fluidità ai movimenti di macchina più che accettabile, anche se non proprio perfetta. Anche la ricerca cromatica, spinta molto in avanti da Losey, viene resa adeguatamente in questa versione digitale, e spicca altresì nella notevole e ricca galleria fotografica inclusa negli extra.


La qualità della rimasterizzazione poi è davvero ottima: nessuna traccia indesiderata degli oltre vent'anni d'età di questa pellicola, perfettamente "in forma" quanto a nitidezza e contrasto. Il sonoro se la cava egregiamente, nonostante la presa diretta – sovente utilizzata in questo film – sia un oggetto tutt'altro che facile da trattare in questi frangenti.


 

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