DVD – "L'oro di Napoli" di Vittorio de Sica

Tratto dall'omonima racconlta di racconti di Giuseppe Marotta, il film di de Sica racconta una città in cui morte e vita danzano sfrenatamente. L'oro di Napoli è forse un'anima insospettabilmente dark? Da Filmauro.

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Cominciamo dal quarto dei sei episodi che compongono L'oro di Napoli, dodicesimo film di Vittorio De Sica, datato 1954. Si intitola "Il funeralino" e, a differenza degli altri, non è tratto dall'omonima raccolta di racconti di Giuseppe Marotta bensì da un soggetto originale di Cesare Zavattini (sceneggiatore di tutti gli episodi con De Sica e lo stesso Marotta). Soggetto lungo probabilmente quanto il titolo, poiché a partire dalla situazione di partenza nulla accade: la processione funebre di un bambino, dalla casa materna sino al lungomare, è l'oggetto di una narrazione assorta e silente, che costruisce il tempo reale, spalancandosi ad essa sino alla lacerazione, senza volontà di cercarvi nulla ma con l'altissima ambizione di trovarvi la chiave del più abissale tra i misteri, quello del tempo appunto. I produttori Ponti e De Laurentiis, già sul chi va là a causa delle incerte fortune desichiane al botteghino, non potevano permettere che la Napoli vista dall'America sfuggisse al solito bozzettismo vitalistico e arrangione ed epurarono l'episodio. A vederlo oggi, "Il funeralino" salta all'occhio come chiave di volta di tutta l'operazione: difficile restare indifferenti, al di là delle pizze della Loren e dei pernacchi di Eduardo, al profondo senso di morte che attraversa la Napoli di De Sica. Già l'apertura lascia pochi dubbi: da una veduta del Vesuvio, convenzionale e cartolinesca, si passa con una rapida panoramica verticale a una lapide, sulla quale Totò, rivolto alla defunta, sospira "Beata te!". Nell'episodio Il guappo il pazzariello Totò, icona immortale quanto la Marilyn di Warhol, si ribella alle angherie di un guappo nel momento in cui questi si rivela in fin di vita. Di malattie terminali si parla anche nell'episodio successivo, Pizze a credito, in cui Paolo Stoppa si ingozza di pasta e lacrime al termine dell'agonia della moglie e una ventenne Sofia Loren, pizzettara, sfoga con il povero Giacomo Furia la sua inclinazione al tradimento. Nel terzo, l'inguaribile giocatore De Sica filma impietosamente la sua stessa malattia durante una partita a carte (altra costruzione zavattiniana del tempo reale) con il figlio del portiere. Del quarto s'è già parlato; nel quinto, lo spettro di una suicida per amore spinge Ernio Crisa a sposare la prostituta Mangano per svergognarsi ed espiare così la propria colpa. E cos'è il famigerato pernacchio eduardiano del sesto episodio, Il professore, se non un esorcismo in veste di sberleffo? Forse l'oro di Napoli è il segreto custodito dall'anima dark di una città nietzschianamente abituata a ballare sui cadaveri? Se così fosse, quanti avrebbero potuto raccontare questa eterna, splendida danza meglio del provetto ballerino De Sica?

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IL DVD


La presente edizione, curata dalla Filmauro, consta della versione integrale del film così com'era voluta da De Sica, ovvero con l'episodio "Il funeralino" eliminato per ragioni commerciali da Ponti e De Laurentiis. Ottima la qualità dell'immagine, in grado di valorizzare appieno la straordinaria fotografia di Carlo Montuori: un 1.33:1 che rende giustizia alle esigenze opposte della tradizione vedutistica napoletana (il golfo, il lungomare) e del realismo dei bassi e dei tuguri. L'audio, in Dolby Digital 2.0, non consente altre opzioni; la sottotitolazione, soltanto in italiano per non udenti, avrebbe potuto essere più ricca per consentire la fruizione a un pubblico di lingua non italiana. Oltre alla Selezione Scene e al capitolo Audio, il menu comprende un capitolo Extra composto da due sezioni. La prima, "L'oro del cinema italiano" a cura di Tonino Pinto, consiste in una serie di interviste a Luca de Filippo, Bruno Garofalo, Sofia Loren e Aurelio de Laurentiis, con il supporto di alcune clip tratte dal film. Curioso, poiché gli interventi si concentrano esclusivamente sulla figura di De Filippo, peraltro mirabilissima, ma del film in questione o del suo autore non si fa cenno se non sporadicamente. Il montaggio, poi, è di qualità davvero pessima. La parte più interessante è sicuramente l'ermeneutica del pernacchio teorizzata con garbo e ironia da Luca de Filippo sulle orme dell'illustre genitore. Considerato il prezzo del prodotto, non elevato ma nemmeno irrisorio, una maggiore cura nella confezione non avrebbe nuociuto: il dvd si barcamena nel complesso sulla sufficienza.      


 


 


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