Titolo originale: The Go-Between

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Anno: 1971

Durata: 1h 51'

Distribuzione: San Paolo

Genere: Drammatico

Cast: Dominic Guard, Julie Christie, Alan Bates, Edward Fox, Margaret Leighton, Michael Redgrave

Regia: Joseph Losey

Formato DVD/video: 1,66:1

Audio: Dolby 2.0 (italiano e inglese)

Sottotitoli: italiano, italiano per non udenti

Extra: restauro video

IL FILM

Messaggero d'amore è l'ultimo di una terna di film diretti da Joseph Losey e sceneggiati dall'eclettico drammaturgo Harold Pinter. Risalente al 1970, segue Il servo e L'incidente condividendone due fattori principali: primo, la presenza di un elemento estraneo al contesto narrativo – qui un adolescente, e nei due film citati, rispettivamente, un cameriere ed una studentessa – che scatena i conflitti tra le varie entità, promuovendo il dipanarsi dell'azione; secondo, l'analisi della società inglese, qui ritratta all'inizio dello scorso secolo, condotta rispetto agli altri due film su piani temporali e sociali differenti, ma sempre per il tramite del personaggio alieno. Un meccanismo narrativo di elevata potenzialità ma anche facilmente soggetto alle insidie del didascalismo d'impronta sociologica, che trovò invece levità e al contempo profondità d'espressione nell'americano Losey, emigrato e trapiantato in Inghilterra a causa dell'ostracismo conseguente alle ben note attività del senatore McCarthy.

In Messaggero d'amore – in originale The Go-Between, l' "intermediario" – l'estraneo è Leo, un tredicenne che trascorre le vacanze estive nell'opulenta tenuta di campagna di Marcus, un compagno di scuola. La presenza di Marion, sorella maggiore di Marcus (Julie Christie) genera fin da subito grande turbamento nel ragazzo: il desiderio di starle vicino viene però sfruttato dalla ragazza, fidanzata con un uomo dello stesso ceto sociale, per imbastire uno scambio di corrispondenze con il suo amante, il selvatico fattore Ted, interpretato da Alan Bates.

Partendo dal racconto originale di L. P. Hartley, Losey e Pinter mettono in scena un conflitto tra ceti sociali che fa da cornice al dipinto di un cerimoniale iniziatico: quello della scoperta della sessualità, del passaggio tra età infantile ed adolescenza, del disvelamento del mistero dell'attrazione tra i corpi. Già dalle prime scene, in cui il paesaggio estivo del Norfolk pulsa della vitalità sfoggiata da una Natura in esplosione gamica, Losey urla discretamente il primato della vita sulla morte; successivamente, poche frasi e molti sguardi reciproci tra i personaggi principali disegnano il campo in cui si svolgerà la tremenda battaglia tra il corpo in metamorfosi di Leo e la sua mente in confusa formazione. La sequenza del tredicesimo compleanno del ragazzo, prodromica al durissimo finale, vede ancora come protagonista una materia primaria come la pioggia, catartico elemento naturale che introduce al redde rationem. E così il bagno al fiume, e la stessa insidiosa fattoria del "primitivo" Ted, i cui odori sembrano quasi giungere "agli occhi" dello spettatore.
Ma è la discrezione con cui viene sottolineata da Losey la severa distinzione tra diversi, l'ineluttabilità dell'obbligo a "stare al proprio posto", a fare di Messaggero d'amore un film dalla notevole complessità e rilevanza culturale, oltre che di grande valore cinematografico: un'opera che vede nei non detti della sequenza del vestito inadeguato (indossato da Leo ed inadatto al clima torrido della stagione) uno dei suoi momenti al contempo più sottili e più profondi. Meriti riconosciuti a Cannes, nel 1971, e premiati con la Palma d'Oro.

IL DVD

Quasi a sottolineare i silenziosi ma fortissimi scontri tra classi sociali diverse, oltre al conflitto interiore del protagonista, la fotografia di Gerry Fisher – già collaboratore di Losey in L'incidente – è caratterizzata da un notevole contrasto, che il restauro condotto sulla pellicola originale ha reso in tutta la sua evidenza. Un lavoro di recupero – il cui effetto è visibile grazie all'unico contenuto extra del dvd – che ha raddensato tutte le tonalità scure e ravvivato tutte quelle più chiare, amplificando nella visione domestica il senso di conflitto tra l'opprimente cupezza degli spazi chiusi, in cui si muovono i personaggi che dimorano nell'augusta magione vittoriana, e la luminosa e vivificante libertà degli ampi spazi aperti – elevati a potenza dal technicolor – in cui si consuma la dellittuosa passione tra l'esponente della high society e lo scontroso ma vitale contadino.

L'audio monofonico, purtroppo, non permette allo spettatore di ricreare virtualmente, anche a livello acustico, l'opposizione tra finitezza ed infinitezza degli spazi; anche in questo caso, il restauro ha avuto almeno il merito di ripulire la colonna sonora di tutta la "sporcizia" accumulata negli anni dall'originale. Non è possibile attribuire una responsabilità ai curatori del lavoro di recupero del film, relativamente al fatto che il commento musicale di Michel Legrand, in verità spesso molto invadente, possieda generalmente un'intensità sonora ben al di sopra di quella del parlato, costringendo a successivi aggiustamenti del livello di volume.

Scarsi i contenuti extra, che come si diceva in precedenza sono limitati ad una scarna ma interessante sezione in cui si possono mettere a confronto diretto, nella stessa videata, medesime inquadrature considerate prima e dopo la "cura" di restauro. Similmente, nella stessa sezione, è possibile ascoltare la colonna sonora pre- e post- pulizia.

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