DVD – "Mitumba the second-hand road", di Raffaele Brunetti

Con il suo interessante documentario Brunetti si propone di esplorare un territorio poco conosciuto e per certi versi sorprendente, seguendo il lungo viaggio di una maglietta, che, partendo da un centro nei pressi di Amburgo, dopo un intricato tragitto e passando "di mano in mano", arriva in piccolo villaggio della Tanzania. Distribuito da docvideo.it

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Anno: 2005

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Durata: 52'


Distribuzione:


Genere: documentario


Regia: Raffaele Brunetti


Formato DVD/video: 1.33:1


Audio: italiano stereo


Sottotitoli: italiano


Extra:

IL DOCUMENTARIO


 


Mitumba è un titolo preso in prestito dallo Swahili e che letteralmente significa imballaggio o confezione, ma che oggi è comunemente usato in diversi paesi dell'Africa per indicare il mercato degli abiti di seconda mano, per lo più provenienti dall'America e dall'Europa Occidentale, che sono diventati i capi di vestiario utilizzati da circa il 90% della popolazione africana. Con il suo interessante e sapientemente realizzato documentario, Raffaele Brunetti si propone di esplorare un territorio poco conosciuto e per certi versi sorprendente, seguendo il lungo viaggio di una maglietta, che, partendo da un centro nei pressi di Amburgo, dopo un intricato tragitto e passando "di mano in mano", arriva in un piccolo villaggio della Tanzania. Dietro ai cassonetti di raccolta degli abiti usati non si nasconde il volto di un "bisognoso" che riceve gratuitamente ciò che non viene più utilizzato, ma una vera e propria ramificazione di imprese più o meno piccole che si occupano della raccolta, dello smistamento, dell'imballaggio, delle spedizioni e che traggono il loro profitto dalla vendita nei paesi meno sviluppati "degli abiti dei bianchi morti", come vengono definiti dalla popolazione africana per la quale è impensabile che un vivo possa disfarsi di qualcosa che è ancora utilizzabile. Un equivoco dunque che coinvolge non soltanto la ricca popolazione bianca, la quale tenta di giustificare la sua corsa al consumo con un atto che crede a torto di donazione, ma anche gli africani, i quali sono convinti che la mitumba sia merce venduta dai bianchi o messa sul mercato a causa di un decesso. Gli straccivendoli, un appellativo che l'aberrante moda del politically correct ha storpiato nel "più decoroso" riciclatori tessili, hanno cambiato volto perdendo la loro vocazione semi-itinerante e prettamente nazionale, quando non addirittura cittadina, per proiettarsi sul mercato internazionale, avvalendosi spesso del supporto di iniziative no profit dalle quali acquistano il nome.

Le contraddizioni insite nella mitumba, che da meccanismo di sopravvivenza è andato trasformandosi in una vera e propria industria, sono diventate strutturali in uno scenario che cambia sempre più velocemente; da necessità, l'utilizzo di abiti usati si sta trasformando anche in una moda che coinvolge i ceti africani più abbienti, i quali preferiscono la mitumba per ragioni sia di qualità che di "stile". In una situazione ambigua e di difficile soluzione, l'importazione di abiti a basso costo e di buona qualità ha in parte distrutto o impedito lo sviluppo dell'industria tessile autoctona ed il relativo commercio di vestiti prodotti localmente ma di qualità scadente, ed allo stesso tempo ha creato nuovi posti di lavoro ed alimentato lo stimolo ad acquisire una coscienza imprenditoriale. L'apertura del nuovo mercato africano ha inoltre cominciato ad attirare l'attenzione della Cina, la quale si prepara ad invadere una zona ancora vergine con prodotti nuovi che imitano la moda importata dall'America e dall'Europa a prezzi competitivi, prospettando un futuro prossimo in cui forse la mitumba andrà progressivamente scomparendo. Pur in una situazione dominata dalle contraddizioni e basata su un equivoco di fondo che meriterebbe una maggiore chiarezza, la mitumba costituisce non solo un commercio che ha aperto nuove possibilità lavorative, ma, in una considerazione di tipo ambientale, anche la possibilità di smaltire senza inquinare e senza sforzi economici eccessivi la crescente quantità di materiali non solo tessili che il mondo occidentale consuma sempre più velocemente.


Miglior documentario al Globo d'oro 2005 e Premio Legambiente a Cinemambiente 2006, Mitumba the second-hand road è stato prodotto dalla B&B Film, una società di produzione indipendente fondata dallo stesso Brunetti, in co-produzione con NDR, ARTE, YLE Teema e con il supporto del programma MEDIA Plus, di Planet (unico canale italiano presente nel progetto) e LTV Latria. Mitumba è fortunatamente uno dei rari esempi nel panorama dei documentari italiani che è riuscito a trovare dei partner internazionali in una situazione in cui risulta difficile presentarsi all'estero senza avere un supporto nazionale che dovrebbe essere invece garantito dalla televisione pubblica, come di norma avviene in altri paesi.

Potete acquistare il dvd direttamente dal sito www.docvideo.it o nei punti vendita segnalati sul sito.


Per info:


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011 5883770






Contatti/Contacts: B&Bfilm
Via Ottaviano 9, 00192 Roma, Italy
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info@bbfilm.tv
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