DVD – "One Nite in Mongkok", di Derek Yee
Il film non freme di picchi action o dolorose sfumature noir, non ci mostra interpretazioni memorabili, ma lentamente cresce dentro, si aggrappa alla memoria e al pensiero auto-svelando la sua natura immersiva e scrutatrice. Derek Yee scrive e dirige una pellicola omogenea e compatta, estremamente consapevole del suo moto interiore. Da CG Home Video, per la collana Far East
Anno: 2004
Durata: 106'
Distribuzione: CG Home Video
Genere: azione, drammatico
Cast: Daniel Wu, Cecilia Cheung, Alex Fong, Chin Ka Lok, Ken Wong
Regia: Derek Yee
Formato 16/9 2.35:1
Audio: Italiano 2.0, Italiano 5.1, Cantonese 2.0, Cantonese 5.1
Sottotitoli: italiano, italiano per non udenti
Extra: "Il porto profumato": intervista a Stefano Locati, Making of, Scene tagliate, Teaser, Celebrazioni per l'inizio delle riprese, Evento di lancio, Gala premiere
IL FILM
Negli Extra del DVD edito dalla CG Home Video il regista Derek Yee afferma che “accadono molte cose nella vita”. E Mongkok ne è piena: quartiere di Hong Kong situato sulla penisola di Kowloon, è l’area più densamente popolata del mondo con le sue 130,000 vite per km2. Immerse in queste immani coordinate sociali e urbanistiche, per una semplice progressione aritmetica di eventi, incontri, luoghi, ricorrenze, le esistenze si fanno storie, la cronaca quotidiana diviene narrazione finzionale. Ma quasi mai mito, icona, simbolo, perché le strade, i palazzi, la folla, gli oggetti di Mongkok stabiliscono una supremazia che è prima di tutto semantica – il nome cinese del quartiere significa “angolo prosperoso e affollato” –, che sommerge e nasconde chi si volesse ergere sopra la città che nutre e da cui è nutrito. I personaggi del film di Yee ne sono linguisticamente consapevoli, tanto che osano attaccarne solo lo status morale: Cecilia Cheung (Dandan) si domanda perdendosi per la città, e ancora una volta nel finale, “Perché la chiamano porto profumato?” (il significato in cinese della parola “Hong Kong”); si chiede perché accettare oltre all’immobilità esistenziale anche l’imbroglio morale della lingua, del significato, di una pur minima speranza declamata, annunciata, ogni giorno pronunciando il nome della città.
Non è pretestuoso o istrionico innalzare questa sovrastruttura critica sopra One Nite in Mongkok. Il film non freme di picchi action o dolorose sfumature noir, non ci mostra interpretazioni memorabili, ma lentamente cresce dentro, si aggrappa alla memoria e al pensiero auto-svelando la sua natura immersiva e scrutatrice. Derek Yee scrive e dirige una pellicola omogenea e compatta, estremamente consapevole del suo moto interiore. E la secca trama è già chiarificatrice: un killer cinese viene assoldato da un boss locale per uccidere la vigilia di Natale il suo rivale; sulle sue tracce si butta a testa bassa la squadra guidata dall’agente Milo, che vede il suo compito divenire più difficile quando il killer sembra disinteressarsi del contratto poiché, forse, innamorato di una prostituta incontrata quella notte…
I personaggi si mescolano con i loro abissi interiori, le loro relazioni, le loro aspettative, in un mosaico che non solorispecchia ma ossequia il turbine umano di Mongkok: nessuno assurge a figura maledetta e lacerata, imbrigliata dal passato e unidirezionata nel futuro, con un destino che è per forza di cose, reale (eventi e ispirazione generale sono mutuati da fatti di cronaca) e finzionale (l’inaggirabile cinema di Johnnie To e John Woo), fatale. Yee mantiene salda la penna e la macchina da presa mostrandoci, semplicemente, delle figure ordinarie, mediocri. Come il finale, che è, di nuovo, semplicemente, tornare a casa.
IL DVD
(Luigi Coluccio)