DVD – “Perché si uccide un magistrato”, di Damiano Damiani

perche si uccide un magistrato dvdNobile l’intento di denuncia di un mondo losco e corrotto, dove la politica è un teatrino di voltagabbana pieni di scheletri nell’armadio, dove la legge vale solo per il più forte e la giustizia porta in trionfo i potenti e taglia le gambe ai poveracci. Damiani non riesce, però, ad andare sino in fondo e l’intensità del cinema civile si stempera in un finale che vorrebbe stuzzicare la fantasia, mescolando le carte, ma risulta, invece, banale e prevedibile. Da Medusa H.E.
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perche si uccide un magistrato dvdAnno: 1974
Durata: 110’
Distribuzione: Medusa Home Entertainment
Genere: poliziesco
Cast: Pierluigi Aprà, Giancarlo Badessi, Ennio Balbo, Luciano Catenacci, Eva Cemerys, Francoise Fabian, Franco Nero
Regia: Damiano Damiani
Formato DVD/video: 1.85:1
Audio: Italiano Dolby Digital 1.0
Sottotitoli: italiano per non udenti
Extra: trailer, cast artistico, cast tecnico
 
 

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IL FILM
Esistono tanti possibili moventi per la morte cruenta di un procuratore. Damiano Damiani prova a smascherarli in Perché si uccide un magistrato, film datato 1974. Il genere scelto per l’impresa è il poliziesco, allora particolarmente in voga nella cinematografia italiana. Il regista non dimentica, però, la lezione impartita nel ’68 con Il giorno della civetta e confeziona un prodotto che conserva, perche si uccide un magistratofinale a parte, tutti gli ingredienti del cinema civile, a quel tempo largamente praticato con maestria anche da Elio Petri e Francesco Rosi.

L’intreccio gode di una partenza ben congegnata, che promette ritmi incalzanti e spunti interessanti, complice un suggestivo avvio meta-cinematografico. La trama ruota, infatti, attorno a un film. Palazzo di Giustizia, diretto dal giovane regista Giacomo Solaris, svela le malefatte di un alto magistrato palermitano, colluso con la mafia e il mondo politico, a sua volta corrotto. Espiatrice e catartica la scena finale, in cui il magistrato viene ucciso da un esaltato. La pellicola, presentata a Palermo, suscita scalpore e strappa gli applausi di un pubblico indignato. Le quotazioni commerciali del regista salgono. Iniziano, però, anche i problemi, perché è facile intuire che Solaris, nel delineare il suo personaggio, si è ispirato alle torbide vicende in cui è coinvolto un magistrato palermitano in carne e ossa: il procuratore Alberto Traini. Il vespaio di polemiche è pronto a sollevarsi e Traini ne finirà travolto: il magistrato viene assassinato per davvero. Il regista, ossessionato dal senso di colpa, si metterà a indagare, con l’obiettivo di mostrare alla vedova del procuratore la fondatezza delle accuse mosse nel film.

È una Palermo infangata quella svelata da Damiani in questa pellicola. Malgrado la bellezza antica dei suoi vicoli perduti, sospesi nel grigio della pietra, il fango straripa ovunque e intorbidisce la purezza delle relazioni sociali e persino familiari. In una città soffocata dai tentacoli bramosi della mafia, non c’è spazio per la denuncia. La gente non vede, né sente, ha paura, soffre la fame in religioso silenzio. La polizia, invece, vede molto bene, ma fa finta di non guardare, un po’ per quieto vivere, un po’ perché le conviene così. I politici si riempiono la bocca di chiacchiere, ma il fango li immerge fino al collo e a volte li affoga. Gli imprenditori sembrano provetti “self made men”, ma in realtà sono schiavi al soldo dei boss. Neppure i giornali sono innocenti: dietro la sbandierata smania di denuncia si cela l’ottusità della partigianeria politica. È in questo “mare magnum” che si dimena il regista Solaris, intento a guadare correnti torbide e profonde, proprio come gli occhioni ammaliatori della moglie del procuratore, interpretata da una fascinosa Françoise Fabian. Facile per Solaris (un aitante e corrucciato Franco Nero) perdere il filo. Sarà solo il colpo di scena finale a sovvertire un fato che sembrava già scritto.  

Nobile l’intento di denuncia di un mondo losco e corrotto, dove la politica è un teatrino di voltagabbana pieni di scheletri nell’armadio e pronti a colpirsi alle spalle non appena cambia il vento, dove la legge vale solo per il più forte e la giustizia porta in trionfo i potenti e taglia le gambe ai poveracci. Damiani non riesce, però, ad andare sino in fondo e l’intensità del cinema civile si stempera in un finale che vorrebbe stuzzicare la fantasia, mescolando le carte, ma risulta, invece, banale e prevedibile. Il risultato è che la sfida del poliziesco non viene vinta e neppure la denuncia mantiene la forza e l’impatto di opere che hanno fatto la storia del genere filmico che ha messo in scena gli intrighi della criminalità e del potere.
 
 
perche si uccide un magistratoIL DVD
Più che buono il Dvd prodotto dalla Medusa Home Entertainment. Considerato che si tratta di un film del 1974, l’opera di recupero e divulgazione è stata notevole. L’immagine si mantiene costantemente nitida e il formato video in 1.85:1 rende giustizia ai vicoli palermitani e alla profondità cristallina degli occhi dei due attori principali, Françoise Fabian e Franco Nero. Persino la fotografia dalle tonalità giallo sporco, così tipica di tanti polizieschi dell’epoca, ne esce valorizzata. L’audio non è superbo, ma per un film del ’74 va più che bene. Limitata al target nazionale la scelta della lingua: italiano Dolby Digital 1.0. Disponibili i sottotitoli in italiano per non udenti.

Sguarnito il capitolo degli extra: presenti solo il trailer, l’elenco dei nomi componenti il cast artistico e quello relativo al cast tecnico. Complicato produrre contenuti speciali per una pellicola così datata, ma qualche sforzo in più poteva essere fatto.
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