DVD – "Roma città libera" di Marcello Pagliero

Una visione eccentrica, senza schemi o etichette. La rivalutazione di un regista, Pagliero, che non è gioco revisionista. La NoShame Films procede nella distribuzione di opere da (ri)vedere. Roma città libera è l'altra faccia del Neorealismo, meno prevedibile e per questo molto più eccitante

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Titolo Originale: La notte porta consiglio
Regia: Marcello Pagliero
Soggetto: Ennio Flaiano
Sceneggiatura:
Ennio Flaiano, Suso Cecchi D'Amico, Cesare Zavattini, Marcello Pagliero, Marcello Marchesi, Luigi Filippo D'Amico
Fotografia: Aldo Tonti
Scenografia: Gastone Medin
Produzione: Marcello D'Amico per Pao Film
Interpreti:
Andrea Checchi, Nando Bruno, Valentina Cortese, Vittorio De Sica, Gar Moore, Ave Ninchi, Marisa Merlini

Musiche: Nino Rota
Durata: 80'
Origine: Italia, 1946
Distribuzione: NoShame Films
Formato video: 1.33:1
Audio: italiano Dolby Digital 2.0 mono
Sottotitoli: inglese
Extra: Intervista a Luigi Filippo D'Amico, analisi storica di Oreste De Fornari, trailer originale italiano

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IL FILM

Nel 1945 esce Roma Città Aperta e la storia del cinema mondiale cambia completamente… Magari è un luogo comune, però Marcello Pagliero che aveva lavorato con Rossellini, proprio in Roma Città Aperta come attore (interpretava la parte dell'ingegner Manfredi) e poi in Paisà come collaboratore al soggetto, è costretto, sull'onda del successo di Rossellini, a cambiare il titolo originale La notte porta consiglio in Roma città libera. Due titoli con la parola "Roma" e "città", figli della medesima avventura neorealistica, eppure lontanissimi fra loro. Pagliero è stato considerato un regista minore. Il "vecchio" Filmlexicon, edito dal Centro Sperimentale di Cinematografia, gli dedica poche righe. Solo i dizionari più recenti considerano Roma città libera opera innovativa ed eccentrica, anche se nell'"universo" Neorealismo si è ormai compreso che le poetiche dei vari autori (Rossellini, De Sica, Zavattini, Visconti, De Santis, ecc… ) sono più lontane di quanto potesse sembrare… La rivalutazione di Roma città libera è avvenuta già molto tempo fa in Francia, laddove i critici hanno apprezzato il film considerandolo vicinissimo alla poetica del realismo francese degli anni trenta, di Marcel Carné e Jacques Prévert e film come Albergo Nord o Alba tragica. C'è un omaggio a René Clair e Sotto i tetti di Parigi, tanto che i primi minuti sono una passeggiata tra i tetti, mentre il resto del film racconta con precisione cosa succede sotto quei tetti, ancora il populismo francese. In Italia il cinema popolare diventava così atto d'accusa (fino al celeberrimo caso di Umberto D.  osteggiato dall'onorevole Andreotti… ). Nessuno s'è accorto che oltre a parlare di miseria, gioco e commerci, prostituzione, nel film si fa riferimento al consumo di droga, in maniera velata, ma abbastanza scioccante in un film del '46.
Roma città libera anticipa I vitelloni di Fellini di qualche anno. E non a caso anche lì, tra gli sceneggiatori, c'è Ennio Flaiano, il vero cuore drammaturgico di Roma città libera. Mentre le musiche di Nino Rota le ritroviamo identiche nel film di Fellini. In Roma città libera i numeri musicali sono pregevoli e indimenticabili, come quello del leit motiv, cantato, "Vola nella notte".
Non solo realismo francese e neorealismo italiano ispirano il film di Pagliero. Perché il ritmo, la circolarità – la sceneggiatura ci rivela a poco a poco le connessioni tra personaggi e sembra condurci da un capo all'altro di un angolo di strada, di un bar, di un night club – sono elementi "sublimi" come nel cinema di Max Ophüls
. Certo, l'estetismo ophülsiano di La ronde qui è solo parte di un tutto, ma ci fa apprezzare ancora di più il carattere proteiforme di quest'opera, il fatto di non ridurla a uno schema prefisso. Un po' come il personaggio "antipaticissimo" interpretato da Vittorio De Sica: gigione, eppure misterioso, ineffabile, senza retorica, solo corpo matto che infesta la scena.Il DVD
La rimasterizzazione digitale dall'originale 35mm ha dato una nuova giovinezza al film, le cui immagini in bianco e nero sono sempre nitide e ben contrastate. Si apprezzano le sfumature più piccole della bella fotografia di Aldo Tonti, concentrata sulla scala di grigi e spesso incline a ricostruire scenari tra espressionismo e noir, in particolare nelle sequenze girate in esterno nelle strade romane (anche se ricostruite in studio). Le uniche imperfezioni della pellicola, graffi e puntinature, si rilevano anche nel trailer. Segno che l'emulsione era danneggiata e non si è proceduto ad un restauro integrale dei fotogrammi, forse per dare un'aura più "old fashioned" all'opera, anche se solo per qualche secondo. La colonna sonora è fedelissima all'originale e si percepisce chiaramente qualche singhiozzo sulla traccia audio, imperfezione dovuta al tempo, ma le parti cantate sono davvero incantevoli, laddove sembra di ascoltare un vecchio supporto in vinile. Salvo poi scoprire che il film è stato girato muto, il doppiaggio è avvenuto successivamente in postproduzione (il film poi uscì solamente nel '48). Gli extra sono curati ed interessanti. "A life in the movies" è la lunga intervista (23 minuti) a Luigi Filippo D'Amico, sceneggiatore ed aiuto regista, una di quelle chiacchierate ricche di piacevoli digressioni da parte di un'artista che conosceva l'ambiente della produzione cinematografica a menadito. Ci mancano questi personaggi… Molto ironico l'intervento, in "Unearthed" (7 minuti), dello storico del cinema Oreste De Fornari, che elenca le caratteristiche principali del film, confermando la sostanziale eccentricità di Roma città libera.

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