DVD – "The Driller Killer" di Abel Ferrara

Secondo lungometraggio di Ferrara, da lui stesso interpretato, "The Driller Killer" è un film che risente della cultura underground newyorchese degli anni '70, ma è anche un film in cui s'intravedono i primi segni della poetica e dello stile del regista italo-americano. "The Driller Killer" esce in una nuova edizione curata dalla Raro Video.

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Titolo originale: The Driller Killer

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Anno: 1979
Durata: 96'
Distribuzione: Raro Video/Eccentriche Visioni


Genere: Thriller/Horror
Cast: Jimmy Laine (Abel Ferrara), Carolyn Marz, Baiby Day, Harry Schultz
Regia: Abel Ferrara


Formato DVD/video: 1.85:1


Audio: Dolby Digital 2.0 inglese
Sottotitoli: italiano


Extra: Incontro con Abel Ferrara, Intervista a Roberto Silvestri, Trailer originale


IL FILM


Solo due anni prima il giovane Ferrara aveva diretto il suo primo lungometraggio, un vero e proprio hardcore, Nine Lives of a Wet Pussy (Nove vite di una passera bagnata). E, nonostante gli ovvi limiti dell'operazione, il giovane italo-americano aveva cominciato a sperimentare alcune soluzioni visive che sarebbero diventate costanti nel suo cinema. Finalmente, nel 1979, grazie alla collaborazione dell'eterno amico Nicholas St. John, riesce a portare a compimento un progetto decisamente più importante. La storia di un pittore, Reno Miller (interpretato dallo stesso Ferrara, con lo pseudonimo di Jimmy Laine), che, pressato dal suo gallerista, tradito dalla fidanzata Carol, stressato da un gruppo punk e dall'inferno metropolitano, si trasforma in un serial killer. Ci muoviamo, comunque, nell'ambito del cinema indipendente americano, di quel cinema low budget (si gira in 16 millimetri), che vive in osmosi con l'underground newyorchese che in quegli anni '70 raggiunge il proprio apice. E The Driller Killer, in ogni suo fotogramma, denuncia la sua origine culturale, fatta di rock, droga, arte e maledettismo un po' glamour. Ma al tempo stesso è specchio fedele del periodo storico, è la fotografia di una città sempre più capitale del mondo, ma sempre più problematica, "brutta, sporca e cattiva". Si uccide per le strade i barboni sono ad ogni angolo di via, sempre più ghettizzati, emarginati, visti di cattivo occhio dalla borghesia perbenista. E' un dato di fatto che il Lower East Side fosse pieno di barboni, allontanati dai quartieri ricchi. La New York descritta da Ferrara è un universo ansiogeno, una città i cui ritmi e i cui tessuti sociali conducono all'alienazione. Il percorso regressivo compiuto da Reno è simile a quello di Trevis in Taxi Driver. Ma se lì l'intento di Paul Schrader e Martin Scorsese è quello di mostrare uno "straniero" che reagisce al suo anonimato compiendo un'azione "eroica", qui troviamo un artista ossessionato dallo spettro del fallimento e dall'horror vacui. Lì vi era un tentativo di "salita", qui troviamo una "discesa": in entrambi i casi si tratterà di una caduta. E l'influenza di Scorsese è evidente: nella descrizione degli ambienti urbani, nella fotografia di una generazione ormai priva di punti di riferimento morali e di ideali, nella commistione di sacro e profano. Non è un caso che il film si apra in una chiesa, come accadeva in Mean Streets. La religiosità, intesa come retaggio di una cultura italo-americana intimamente cattolica, pone in campo i problemi della colpa, del male, della redenzione, temi che saranno al centro di tutto il futuro cinema di Ferrara, ma che qui sono ancora un abbozzo. Del resto il senso di colpa e il pentimento non sembrano interessare più di tanto Reno. In più qui c'è un tentativo di comprendere l'essenza della creazione artistica, una riflessione primitiva sulla posizione dell'artista contemporaneo, un confronto con i simboli dell'immaginario americano. Il quadro raffigura un bisonte, animale fondamentale per le società dei nativi, è il simbolo della cultura indigena americana. Non è un caso che sia fatto oggetto di un rapporto d'amore e odio dai protagonisti (Reno minaccia di sfregiarlo, per poi dichiarare subito dopo "I love you"). Un coacervo di temi, idee e spunti, germi in attesa di sviluppo ulteriore, colti da un Ferrara la cui narrazione passa senza soluzione di continuità dalla realtà al sogno. Fotografia sporca, sgranata, colori scuri o psichedelici, un montaggio veloce e incalzante, musica rock a manetta: uno stile nervoso, "mosso", che dona al film notevole inquietudine,  tensione, sebbene quell'eccessiva sensazione di disordine, proprio perchè "di moda", oggi appaia a tratti datata. Ma il finale, quel buio che contiene in potenza tutto lo spettro delle possibilità future, è già il segno del genio. 

IL DVD


 


La Raro Video è come al solito attenta al recupero della produzione più nascosta grandi autori. The Driller Killer esce per la linea editoriale Eccentriche Visioni in un'edizione apprezzabile. Il problema principale per un film del genere, girato in 16 millimetri, con pochi mezzi, è quello del riversamento in digitale delle immagini. I colori appaiano qua e là sgranati, le scene in notturna sono scarsamente illuminate (il direttore della fotografia è Ken Kelsch). E, in effetti, nelle sequenze più buio, si nota un effetto scia leggermente fastidioso. Ma, tutto sommato, la rimasterizzazione digitale della pellicola ha prodotto risultati accettabili. Il formato DVD è 1.85:1. L'audio, nella versione inglese originale, è in Dolby Digital 2.0. Non esiste la versione doppiata in italiano, ma è possibile seguire il film con i sottotitoli (puntuali, anche se a volte non sembrano rispettare del tutto l'originale). Il flusso dati audio è di 224 Kbps. Per quanto riguarda gli "extras" si parte "An afternoon with Abel Ferrara", un lungo filmato (38'08'') sull'incontro che il regista ha avuto con stampa e pubblico al Nuovo Teatro San Raffaele di Roma, in occasione della retrospettiva integrale a lui dedicata. La qualità del video, purtroppo, è di livello amatoriale e crea qualche problema d'attenzione. Si prosegue con un'intervista a Roberto Silvestri (10'53"), critico del Manifesto e di Alias. Silvestri racconta la genesi e le vicende di The Driller Killer, che, in origine, nasceva come documentario su un pittore, Anthony Douglas Metro, vicino di casa di Ferrara. Il progetto originario si trasforma e Ferrara decide d'interpretare il film, con lo pseudonimo di Jimmy Laine, scelto probabilmente in onore del cantante Frankie Laine. E la musica, sottolinea Silvestri, è un elemento fondamentale di The Driller Killer. Non a caso, nella parte di un barbone, compare anche Butch Morris, un apprezzato musicista jazz. Silvestri è, inoltre, attento a inquadrare il film nel suo contesto storico e culturale, oltre che a cogliere quegli elementi stilistici e tematici, che torneranno nel cinema successivo di Ferrara. A concludere gli extra, il breve (34") trailer originale.


 


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