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Rivista Sentieriselvaggi21st
Scuola di Cinema
DVD – "Tre notti d'amore", di Renato Castellani, Luigi Comencini, Franco Rossi
Tre notti d’amore è film caricaturale e malizioso sull’ipocrisia della società italiana. I tre episodi ironizzano in maniera spesso superficiale e scontata, sulla realtà siciliana e la virilità della sua popolazione maschile, sulle tentazioni della carne e l’obbedienza al voto della castità, sul falso perbenismo che nasconde i problemi matrimoniali. Da RHV
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Anno: 1964Durata: 114’
Distribuzione: Ripley’s Home Video
Genere: commedia
Cast: Catherine Spaak, Renato Salvatori, Philippe Law, Enrico Maria Salerno, Adolfo Celi
Regia: Renato Castellani, Luigi Comencini, Franco Rossi
Formato DVD/Video: 2.35:1
Audio: italiano Dolby Digital mono, francese Dolby Digital mono
Sottotitoli: italiano per non udenti
Extra: trailer italiano, trailer francese, trailer inglese, ciak del primo episodio
IL FILM
Catherine Spaak è il corpo sbarazzino del desiderio che attraversa i tre episodi di Tre notti d’amore, film caricaturale e malizioso sui vizi e l’ipocrisia della società italiana, che ironizza, in una comicità che spesso manca di freschezza e che rimane superficiale e scontata, sulla realtà siciliana e la virilità della sua popolazione maschile, sulle tentazioni della carne e l’obbedienza al voto della castità, sul falso perbenismo che nasconde i problemi matrimoniali. Divinità del piacere, dal volto bifronte, Eros e Thanatos, ne La vedova, l’episodio firmato da Renato Castellani, Catherine Spaak
è Gigi, la giovanissima e, tanto ingenua quanto conturbante, vedova francese di un temuto boss mafioso che accompagna la salma del deceduto marito nel paesino siciliano dove la famiglia in lutto attende il feretro per celebrare il funerale. La presenza di Gigi nel paese sveglia gli appetiti degli abitanti di sesso maschile, ma gli uomini che, anche solo per caso, ammirano o approfittano delle grazie della vedova, vengono uccisi per salvaguardare l’onore della famiglia del defunto. Tutto costruito sull’affresco caricaturale, che a prescindere da qualche trovata – lo sguardo nascosto dietro una finestra che spia tutto dal suo fuori campo e afferma di non aver visto nulla o anche la smorfia di piacere e perversione che colora il volto di Catherine Spaak quando prende coscienza del suo ruolo di dispensatrice di amore e morte – non riesce ad andare oltre una stanca esplorazione di luoghi comuni, La vedova tenta di giocare con un’ironia troppo facile sul senso dell’onore, sull’omertà, sulla virilità maschile e le trame mafiose della 
società siciliana. Meno scontato, l’episodio di Luigi Comencini, Fatebenefratelli, è un’irriverente e divertita danza di seduzione, dove il diavolo gioca a nascondino con il santo e finisce per indossare i suoi stessi abiti, è una fuga circolare che, a ruoli invertiti, torna alla fine al punto di partenza. Comencini racconta il rincorrersi di una giovane sfrontata e irrequieta, Ghiga, la mantenuta di un uomo d’affari milanese che viene ricoverata in un convento di frati dopo un incidente automobilistico, e del novizio che si prende cura di lei, il timido e sprovveduto Fra Felice. Oltre la comicità, talvolta un po’ forzata, del tentativo di seduzione in cui Ghiga imprigiona la sua ingenua preda, Comencini registra con splendida delicatezza il tentativo di nascondersi al mondo, di fuggire dal confronto con le proprie debolezze e lo stupito e inaspettato turbamento che assale il giovane frate alle prese con le sfacciate provocazioni di Catherine Spaak, sospesa tra il candido infantilismo di chi, senza coscienza o malizia, segue le proprie pulsioni e l’incarnazione, perversamente consapevole, della tentazione. 
Più malizioso e graffiante, anche se non del tutto riuscito, l’episodio di Franco Rossi, mette a nudo l’ipocrisia del matrimonio e della borghesia italiana, che nasconde sotto il suo benessere, il suo successo, sotto una patina scintillante ed affascinante, un corpo malato, perennemente insoddisfatto, e una mediocrità neanche perversa, ma solo insipida e banale. Ne La moglie bambina Catherine Spaakdiventa Cirilla, la giovanissima sposa di Giuliano, un architetto di mezza età. Credendo di esser la causa, per via della differenza d’età, della depressione e delle ossessioni di suo marito, Cirilla decide di seguire il consiglio del medico di Giuliano e spinge il marito fra le braccia di un’altra, ma Giuliano respinge la donna e preferisce cercare la sua medicina in un’altra relazione adulterina. Del matrimonio di Giuliano è rimasta solo una facciata artefatta, una vuota decenza, la sua relazione è un capriccio che, una volta istituzionalizzato, ha perduto attrattiva e la freschezza da adolescente di Cirilla è un miraggio che ha esaurito il desiderio, ha disperso la sua carica erotica ed è divenuto fastidioso. E sotto il rassicurante perbenismo dell’universo di Giuliano e Cirilla, oltre la falsa felicità del loro rapporto, serpeggiano la distrazione, l’indifferenza, l’inganno e l’insoddisfazione.
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è Gigi, la giovanissima e, tanto ingenua quanto conturbante, vedova francese di un temuto boss mafioso che accompagna la salma del deceduto marito nel paesino siciliano dove la famiglia in lutto attende il feretro per celebrare il funerale. La presenza di Gigi nel paese sveglia gli appetiti degli abitanti di sesso maschile, ma gli uomini che, anche solo per caso, ammirano o approfittano delle grazie della vedova, vengono uccisi per salvaguardare l’onore della famiglia del defunto. Tutto costruito sull’affresco caricaturale, che a prescindere da qualche trovata – lo sguardo nascosto dietro una finestra che spia tutto dal suo fuori campo e afferma di non aver visto nulla o anche la smorfia di piacere e perversione che colora il volto di Catherine Spaak quando prende coscienza del suo ruolo di dispensatrice di amore e morte – non riesce ad andare oltre una stanca esplorazione di luoghi comuni, La vedova tenta di giocare con un’ironia troppo facile sul senso dell’onore, sull’omertà, sulla virilità maschile e le trame mafiose della società siciliana. Meno scontato, l’episodio di Luigi Comencini, Fatebenefratelli, è un’irriverente e divertita danza di seduzione, dove il diavolo gioca a nascondino con il santo e finisce per indossare i suoi stessi abiti, è una fuga circolare che, a ruoli invertiti, torna alla fine al punto di partenza. Comencini racconta il rincorrersi di una giovane sfrontata e irrequieta, Ghiga, la mantenuta di un uomo d’affari milanese che viene ricoverata in un convento di frati dopo un incidente automobilistico, e del novizio che si prende cura di lei, il timido e sprovveduto Fra Felice. Oltre la comicità, talvolta un po’ forzata, del tentativo di seduzione in cui Ghiga imprigiona la sua ingenua preda, Comencini registra con splendida delicatezza il tentativo di nascondersi al mondo, di fuggire dal confronto con le proprie debolezze e lo stupito e inaspettato turbamento che assale il giovane frate alle prese con le sfacciate provocazioni di Catherine Spaak, sospesa tra il candido infantilismo di chi, senza coscienza o malizia, segue le proprie pulsioni e l’incarnazione, perversamente consapevole, della tentazione. Più malizioso e graffiante, anche se non del tutto riuscito, l’episodio di Franco Rossi, mette a nudo l’ipocrisia del matrimonio e della borghesia italiana, che nasconde sotto il suo benessere, il suo successo, sotto una patina scintillante ed affascinante, un corpo malato, perennemente insoddisfatto, e una mediocrità neanche perversa, ma solo insipida e banale. Ne La moglie bambina Catherine Spaakdiventa Cirilla, la giovanissima sposa di Giuliano, un architetto di mezza età. Credendo di esser la causa, per via della differenza d’età, della depressione e delle ossessioni di suo marito, Cirilla decide di seguire il consiglio del medico di Giuliano e spinge il marito fra le braccia di un’altra, ma Giuliano respinge la donna e preferisce cercare la sua medicina in un’altra relazione adulterina. Del matrimonio di Giuliano è rimasta solo una facciata artefatta, una vuota decenza, la sua relazione è un capriccio che, una volta istituzionalizzato, ha perduto attrattiva e la freschezza da adolescente di Cirilla è un miraggio che ha esaurito il desiderio, ha disperso la sua carica erotica ed è divenuto fastidioso. E sotto il rassicurante perbenismo dell’universo di Giuliano e Cirilla, oltre la falsa felicità del loro rapporto, serpeggiano la distrazione, l’indifferenza, l’inganno e l’insoddisfazione.
IL DVDLa Ripley’s Home Video continua la sua opera di recupero del cinema italiano e porta in dvd Tre notti d’amore, che esce in una discreta edizione. Non eccelle la qualità del master, che appare piuttosto invecchiato, dal quale è stato effettuato il riversamento e il video risente di una certa instabilità dell’immagine, la definizione non sempre è perfetta, i contrasti non sono ben delineati e i colori tendono a perdere la loro brillantezza. Ottimo è invece l’audio, sempre chiaro e nitido in tutti e tre gli episodi. Due le tracce disponibili, italiano e francese, entrambe nell’originale versione monofonica. Non molto ricca, la sezione dei contenuti speciali contiene il trailer italiano, quello francese e quello inglese del film. Sempre dagli extra è possibile accedere ad un breve montato, accompagnato dalla musica, di alcuni ciak dell’episodio firmato da Renato Castellani.
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