DVD – “Treno popolare”, di Raffaello Matarazzo

treno popolareÈ il lungometraggio di esordio del ventitreenne Matarazzo, primo film della neonata Safar, con metodi produttivi innovativi (girato interamente su un vero treno o in esterni), con una troupe giovane (c’è anche il ventiduenne Rota), con degli attori giovanissimi, molti addirittura minorenni, e che dei giovani, dei loro piccoli sentimenti, voleva raccontare. Da RHV e CG Home Video

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treno popolareAnno: 1933
Durata:
59'
Distribuzione:
CG Home Video
Genere:
Commedia
Cast: Lina Gennari, Jone Frigerio, Carlo Petrangeli, María Denis, Marcello Spada, Cesare Zoppetti
Regia:
Raffaello Matarazzo
Formato DVD/video:
1,33:1
Audio:
Italiano 1.0 Dolby Digital
Sottotitoli:
Italiano per non udenti
Extra: Trailer, documentari
 
 
 
 
 

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IL FILM

Finalmente discusso dalla critica (che fino a quel momento lo aveva denigrato e accantonato) solo negli anni Settanta, pochi anni dopo la sua morte, e rivalutato, anzi “valutato” una volta per tutte in occasione di una recente retrospettiva curata da Paolo Mereghetti, Raffaello Matarazzo è ora riconosciuto maestro del mélo italiano, maestro di storie di amori negati, di figli di nessuno, di tormenti e drammi da romanzo d’appendice. treno popolareMa nella lunga filmografia composta quasi interamente del melodramma, poi ribattezzato neorealismo d’appendice, ci sono state anche, e sarebbe bene non dimenticarsene, felici incursioni nel genere del documentario (due piccoli documentari sono disponibili nei contenuti speciali del DVD del film) e in quello della commedia. Citiamo Sono statio io! con Eduardo e Peppino De Filippo, L’avventuriera del piano di sopra con Vittorio De Sica e, soprattutto, Treno popolare. È questo il lungometraggio di esordio dell’appena ventitreenne Matarazzo, primo film della neonata Safar, con metodi produttivi innovativi (girato interamente su un vero treno o in esterni), con una troupe giovane (c’è anche l’esordiente ventiduenne Nino Rota per le musiche), con degli attori giovanissimi, molti addirittura minorenni (Lina Gennari e Maria Denis facevano insieme trentacinque anni: diciassette l'una e diciotto l'altra) e che dei giovani, dei loro piccoli e genuini sentimenti, voleva raccontare: in una domenica d’estate, l’impacciato Giovanni accompagna Lina, la ragazza di cui è segretamente innamorato, in una gita da Roma a Orvieto su di un treno popolare. Siede vicino a loro Carlo, un bel ragazzo che attira da subito le attenzioni di Lina. Sullo stesso treno c’è anche la giovane Maria, invaghita di un vecchio che tradisce la moglie ma non vorrebbe farsi scoprire. A Orvieto, Maria viene abbandonata dall’amante scoperto, intanto Lina e Carlo seminano l’amico e si appartano. Giovanni, non vedendoli tornare, teme una disgrazia e mette in subbuglio il paese. Il viaggio di ritorno concilia un equilibrio e concede a tutti un po’ di serenità e una possibilità.
Alla storia principale di Giovanni, Lina e Carlo, e a quella secondaria della bella Maria, si accompagnano le descrizioni in punta di penna di tutti i personaggini che animano il treno popolare: l’ometto che dorme con un occhio aperto per spiare chi gli sta seduto accanto oppure il vecchio coi baffi che si dichiara astemio ma, per fare un dispetto, finisce una bottiglia di vino non sua. I molti caratteri, quasi tutti leggeri e divertenti, permettono a Matarazzo di saltellare da uno all’altro, adeguando il ritmo del film all’avanzare del treno nelle campagne laziali, sperimentando simpatici e curiosi raccordi (lo sbadiglio di un passeggero che diventa l’ingresso della galleria, il pedalare della bicicletta che diventa il roteare delle ruote della locomotiva) e, ancora di più, dandogli la possibilità di regalare allo spettatore ironia e risate. Pensiamo, per esempio, al marito che, nel viaggio di ritorno, si è addormentato tenendo e accarezzando la mano della moglie. Matarazzo dimostra di conoscere i tempi della comicità e, senza mai staccare per cambiare inquadratura, lascia che l’uomo ci metta un bel po’ per svegliarsi, accorgersene e, chiamando finalmente la risata, allontanare la mano della donna girandosi dall’altra parte.
 
 
treno popolaeIL DVD
Tutto sommato l’edizione in DVD del film, curata da RHV e distribuita dalla CG Home Video, è più che sufficiente. Nonostante i quasi ottant’anni del film, lo spettatore può gustarsi il DVD senza troppo patire: il video è stato restaurato e i segni del tempo che compaiono di tanto in tanto non disturbano la visione, semmai ricordano l’anno di produzione del film e il fascino tutto suo della pellicola consumata; qualcosa di più, forse, si poteva fare per l’audio (in Dolby Digital mono). I livelli della musica, puliti a sufficienza, sovrastano la traccia dei dialoghi e lo spettatore è sempre costretto ad intervenire per alzare o abbassare il volume.
L’avanzare del treno, i passeggeri silenziosi che guardano con curiosità la macchina da presa, il lavoro del capostazione, sono molte le riprese di tipo documentaristico inserite nella finzione del film. Queste brevi immagine rubate trovano un interessante sviluppo nei contenuti speciali: la Ripley’s Film ha inserito come extra due piccoli (della durata di dieci minuti per ognuno) documentari della Cines curati dal regista Matarazzo e dall’operatore Massimo Terzano, intitolati Littoria e Mussolinia di Sardegna. Entrambi i documenti raccontano dell’intervento umano, evidentemente voluto dal Duce, in terre poco accessibili, mostrano tutte le fasi dei lavori (per esempio dalla bonifica delle paludi alla costruzione della stazione) e si concludono con il risultato positivo dello sfruttamento intelligente e sano di questi territori.
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    Un commento

    • cynthia petrangeli

      grazie per tutto questo ! Grazie soprattutto da mio nonno, Carlo Petrangeli, uno dei protagonisti del lungometraggio, al quale dedico questo pensiero
      sempre con rispetto, stima e ammirazione per quanto è poi diventato e per quanto ancora oggi – a decenni dalla sua scomparsa – ancora rappresenta per i suoi figli – da lui profondamente amati – e per tutti noi nipoti che hanno avuto l'onore di conoscerlo e amarlo.