DVD – Viridiana, Luis Buñuel

viridianaViridiana è una fredda analisi dei temi di Buñuel: fede, feticismo, morte ed etica che vanno letti attraverso l’impossibile redenzione dell’uomo, condotta grazie ad una razionale messa in scena, disseminata di simboli, allusioni, allegorie in un gioco di trasparenze nelle quali si sovrappone la vicenda umana. Distribuito da Dynit

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viridianaTitolo originale: id.
Anno: 1961
Durata: 87’
Distribuzione: Dynit
Genere: Drammatico
Cast: Silvia Pinal, Fernando Rey, Francisco Rabal, Margherita Lozano.
Regia: Luis Buñuel
Formato DVD/Video: 1.33:1
Audio: Italiano e spagnolo Digital Dual 2.0 mono
Sottotitoli: Italiano
Extra: Dossier sul film a cura di Sandro Toni, D-trailers

IL FILM

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Non è Dio che mi interessa, ma gli uomini.
Luis Buñuel

C’era una volta il cinema delle tre B, Bergman, Bresson e Buñuel. Tre grandi autori che, da posizioni diversissime hanno gettatoviridiana una luce che ancora, riguardando oggi i loro film, illumina il cinema di uno speciale splendore, uno shining si potrebbe dire.
Viridiana è un film del 1961 e segna il ritorno di Luis Buñuel in Spagna, dopo la sua lunga permanenza in Messico e vince il Festival di Cannes.
La genesi del film, come il regista spagnolo ha raccontato più volte, nasce da un sogno erotico giovanile nel quale immaginava di fare sua la regina di Spagna, di cui era innamorato, dopo averle fatto bere del latte con un narcotizzante. La suggestione tradisce la sostanza del film che poi si sviluppa su temi che intrecciano l’idea originaria. Ideale prosecuzione di Nazarin, Viridiana è un film i cui temi: fede, feticismo, morte ed etica vanno letti solo attraverso l’impossibile redenzione dell’uomo. Una fredda analisi di questi elementi, condotta attraverso una razionale messa in scena disseminata di simboli, allusioni, allegorie in un gioco di trasparenze nelle quali si sovrappone la vicenda umana. I temi quindi sono i soliti del Buñuel più trasgressivo e beffardo.
La giovane e bella Viridiana è in procinto di farsi suora e va trovare l’anziano zio nella sua eremitica residenza. Rimarrà quasi prigioniera, dopo il suicidio dello zio, nella ricca dimora, succube del contrasto tra la propria traballante fede che la vedrà oggetto di desiderio del cugino e il desiderio di una carità cristiana che la spingerà ad ospitare un gruppo di mendicanti che, nell’ingratitudine più spietata, approfitteranno di questa occasione.
È il tema della religione senza fede che si fa feticistica adorazione simbolica a spingere Buñuel alla inesorabile demolizione di ogni consolidata regola di convivenza. Uno dei suoi principi era che non bisogna avere pietà per se stessi e in Viridiana non c’è alcuna pietà e se tutto è scoperto, alla luce del sole, senza possibili fraintendimenti, è altrettanto visibile il portato mistificante di una religiosità solo formale, di una fede che è solo vuota forma simbolica. L’orgia finale degli ingrati mendicanti che distruggono la dimora che li ospita, in assenza dei proprietari, non diventa solo manifestazione dell’impossibile redenzione umana, ma demolisce viridianaogni valore della carità come forma di possibile salvezza. La sacrilega messa in scena dell’ultima cena, modello figurativo di un vivente surrealismo nell’animo del regista, diventa contraltare di una precisa figurazione cattolica e nel contempo manifesta il suo possibile contrario dimostrando la fragilità di una fede solo apparente e fondata sul simbolo più che sul reale. Così, senza timore di blasfemia, Buñuel, continua a smitizzare i simboli religiosi (il Crocefisso che diventa coltello o il Messia di Haendel che fa da colonna sonora alla dissacrante sequenza dell’orgia dei mendicanti) attraverso un acceso simbolismo che muove da una realtà quotidiana, ma che nello stesso tempo e ricerca di una purezza di sentimenti che abbia il coraggio di prendere le distanze da qualsiasi simbolica immagine.
La colpa di Buñuel, secondo una certa critica è quella di avere costruito un film a tesi, ma più realisticamente il regista spagnolo interviene, nuovamente, su temi già oggetto della sua indagine e che, come in Nazarin, scandagliano il fallimento della vocazione religiosa, davanti alla carnalità quotidiana e la vacuità della carità cristiana finalizzata alla soluzione dei problemi sociali. L’intreccio di questi due argomenti diventa, peraltro,viridiana imprescindibile per l’analisi della complessiva opera del maestro spagnolo. Un eretismo che è ateismo il suo, un conflitto religioso profondo che anima i propri personaggi, quando la seduzione erotica irrompe nel mondo del personaggio (quel piccolo capolavoro che Simon del deserto, racconta programmaticamente questo profilo dell’opera buñueliana). Nazarin, Viridiana e per certi versi L’angelo sterminatore sovrappongono al quotidiano un universo metafisico molto reale che assume le sue forme più dal surrealismo che dal concetto filosofico che si traduce nel termine. Per questa trasparente aggressione alla morale borghese il cinema di Buñuel non può essere accettato e Viridiana, infatti, ha conosciuto tutte le classiche traversie della censura spagnola, nonostante sia stato realizzato in un clima di transitoria pacificazione tra il mondo intellettuale e le gerarchie franchiste che dominavano la Spagna degli anni ’60.
Viridiana, quindi, nell’iconoclastia buñueliana, diventa un passaggio cruciale tra l’opera precedente e quello che sarà il suo successivo sviluppo, in un lavoro di profonda analisi delle pulsioni umane che costituirà, ad esempio, il filo conduttore e il fondamento del suo film successivo, l’oggi invisibile L’angelo sterminatore.
 
 
viridianaIL DVD
Va riconosciuto alla Dynit, che distribuisce una collana formata da diciannove titoli del regista spagnolo, di avere permesso la visione di alcuni titoli quasi dimenticati e di altri, come Viridiana, che benché famosi non incontrano il favore della programmazione televisiva, né quello nel circuito culturale o d’essai. Pertanto, per questa piccola casa di distribuzione si è trattato di un grosso impegno e di una scommessa che si spera possa ripetersi con altri autori e altri titoli e con i supporti testuali che accompagnano il dvd.
La qualità video è buona con un nitido contrasto che esalta il brillante bianco e nero del film. Quanto alla traccia audio il dolby digital dual 2.0 mono assicura, tranne qualche trascurabile difetto un audio perfetto. I sottotitoli in italiano, comunque assicurano, la buona resa della visione anche in lingua. Nel dvd, inoltre, sono presenti due brevi scene che sono state recuperate e che quindi consentono la visione integrale del film, così come annunciato prima dei titoli di testa. Gli extra del dvd sono costituiti soltanto da D-trailers che pubblicizzano l’uscita in dvd, per la stessa Dynit di film di Takeshi Miike e altri registi orientali. Informazione utile, ma forse in dissonanza con Viridiana. Quanto mai utile il supporto testuale curato da Sandro Toni, direttore della Biblioteca della Cineteca di Bologna con un’analisi critico-storica del film che costituisce un prezioso testo sul film e sui riferimenti che arricchiscono il piacere della visione.
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