È finita la pace di Marracash

Il king del rap comincia il nuovo anno come aveva finito il 2024: in cima alle classifiche. Il nuovo Marra descrive la bolla dell’individuo nella società tra attacchi, introspezione e sperimentazione


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“Settimo disco al top del genere” rappa Marracash in Power Slap, prima traccia di È finita la pace. I dati sono corretti in quanto il rapper della Barona, al secolo Fabio Rizzo, ha pubblicato a sorpresa quello che è il suo album numero sette, che si trova al primo posto della classifica Fimi da quando è uscito e di cui i brani hanno subito collezionato milioni di ascolti.

Tutto corretto quindi, anche se, volendo cercare il pelo nell’uovo si potrebbe disquisire sul genere. Nonostante Marra rappresenti il mondo hip hop e sia all’unanimità definito “king del rap” per talento, longevità e contenuti, È finita la pace si avvicina per sound quasi più al filone cantautorale che a quello rap, prediligendo sonorità acustiche e ricercate ai bassi profondi e hi-hat veloci. Anche i contenuti sono sempre meno violenti e sempre più raffinati e, oltre a problematiche street come la povertà, la discriminazione e l’identità, Marra abbraccia argomenti politici, sociali, mentali e spirituali. Il tutto con una penna, da sempre, raffinata e aguzza.

Marra è al termine di un’evoluzione personale che lo ha portato a sentirsi talmente forte da mostrarsi fragile. È finita la pace segna, infatti, la conclusione di un percorso musicale e personale iniziato con Persona, una incredibile ventata di aria fresca per il panorama rap italiano. Nell’album del 2019 il rapper vivisezionava sé stesso in un viaggio carne e spirito alla scoperta della propria identità, proseguendo due anni dopo con Noi, loro, gli altri, in cui Marra allargava la riflessione a livello collettivo. La trilogia rappresenta il cammino di ricerca e consapevolezza del rapper, che ha sperimentato sulla sua pelle depressioni, crisi interiori e identitarie in un mondo che ritiene da boicottare.

È finita la pace alterna pezzi conscious e caratterizzati da introspezione a veri e propri attacchi. Tra i più diretti ci sono: “Governo di fasci che dice frasi preistoriche/ pensano che basti riempire il vuoto con l’ordine” e “Cattive intelligenze, influenza/ Fuck evil Musk, ho venduto la Tesla”. Una resa dei conti, un ultimo atto che apre alla ribellione sociale e invita ad affrontare insicurezze e dubbi personali. In questo il titolo è bivalente: per Marra la pace è finita in un mondo che è sempre più una polveriera pronta ad esplodere e che impedisce la libertà individuale. Incastrati in algoritmi, guerre, frenesia, etichette, tensioni, polarizzazioni e malessere, la pace sembra non essere più raggiungibile.

La guerra di Marra è rivolta anche al mercato musicale attuale, piatto e monotono. È finita la pace non contiene alcun featuring con artisti contemporanei. Il disco è stato sviluppato in una bolla sonora che si scosta da mode e tendenze cercando di creare un “genere Marracash”. L’artista si svincola dalle sonorità del rap e della trap ricercando melodie e acustiche sperimentali. Il risultato è un sound originale, in cui Marra si cimenta nel canto come mai prima. In questo sembra che ricerchi un linguaggio universale e non attuale, qualcosa che lo porti a chiunque e per sempre. Uscire dalla”bolla” dell’industria musicale, dalle regole e dalle formule per vendere. Dunque, la scelta di ricorrere a campionamenti di classici della musica italiana. Il disco, infatti, accoglie le sonorità di Ivan Graziani e dei Pooh, il primo omaggiato con Firenze, mentre la band di Roby Facchinetti con Uomini Soli, fino al campionamento di Madama Butterfly di Giacomo Puccini.

Questa operazione non si spegne nella celebrazione di artisti iconici, ma promuove una riflessione sulla musica italiana. Marracash dimostra che le melodie ma soprattutto i temi del passato non sono poi così lontani e che la musica, quando universale, può parlare a qualsiasi generazione. A questo proposito è interessante notare l’associazione di Marracash a Vasco Rossi. Marra non ha mai nascosto di considerare Vasco uno tra i più grandi artisti italiani di sempre. Il rapper è tra i pochissimi ad aver condiviso una traccia con lui. Si tratta di La pioggia la domenica una delle canzoni contenute nell’ultimo album di inediti Siamo qui del cantautore di Zocca.

Da sempre Marracash cita Vasco nei suoi brani. Nel pezzo Io di Noi, loro, gli altri ha campionato l’arpeggio di chitarra de Gli angeli, capolavoro del Blasco del 1996, mentre in Tutto questo niente – Gli occhi, di Persona rappa: “Sono Vasco che canta La Noia, BoJack Horseman. Don Draper che precipita nella sigla. Tony Soprano, fra’, con gli attacchi di panico”. Tanti altri sono i riferimenti al cantante di Vita Spericolata nella carriera di Marracash e anche È finita la pace ne contiene diversi. Tra i più sottili ci sono “E si girano gli eserciti” barra contenuta in Crash – traccia 2, che riprende l’ipotesi, quasi preannuncio, di Vasco di Gli Spari Sopra, e “Dov’è la voglia di un tempo?” contenuta in Gli Sbandati hanno perso – traccia 3 che sembra la stessa voglia che Vasco invocava quando cantando “Quella voglia, la voglia di vivere/ Quella voglia che c’era allora/ Chissà dov’è?/ Chissà dov’è?” in Liberi…Liberi.

Marracash è anche un noto amante del cinema e anche in questo album le citazioni sono svariate. Sempre in Crash – traccia 2 canta “Zona d’interesse / Oggi come ieri conta essere efficiente” riferimento al film di Jonathan Glazer. Non sarà scappato invece ai cinefili più incalliti che il verso che dà il titolo alla traccia 3, Gli Sbandati hanno perso, è invece una citazione da Il grande Lebowski: “La vostra rivoluzione è finita, signor Lebowski, gli sbandati hanno perso” detto dal miliardario omonimo del protagonista ad inizio film.

Risulta infine coerente anche la copertina dell’album, da un’idea del grafico e rapper Mecna, in cui Marra è all’interno di una bolla, metafora dell’individuo rispetto alla società. Così come l’uomo di oggi, descritto dall’album, risulta schiacciato, rinchiuso, minacciato ma (apparentemente) protetto. Non resta che reagire e combattere. È finita la pace!


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