È finito l’Arrowverse

Con la trasmissione dell’ultimo episodio di Superman & Lois, si chiude definitivamente l’universo condiviso dei supereroi DC Comics iniziato con Arrow nel 2012

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Sette serie tv, 41 stagioni e 824 episodi: sono queste le (notevoli) dimensioni dell’universo televisivo dei supereroi DC Comics del network americano The CW, meglio noto come Arrowverse. Creato dal produttore e sceneggiatore Greg Berlanti a partire da Arrow (2012-2020), il franchise si è espanso con The Flash (2014-2023), Supergirl (2015-2021), Legends of Tomorrow (2016-2022), Black Lightning (2018-2021) e Batwoman (2019-2022), e si è concluso ufficialmente il 2 dicembre 2024, con la trasmissione dell’ultimo episodio di Superman & Lois (2021-2024). Spesso denigrato per la scarsa qualità delle serie che lo componevano, l’Arrowverse ha avuto in realtà diversi meriti – tra cui l’introduzione del multiverso anni prima che lo facessero i Marvel Studios, in modo sempre confusionario ma decisamente più comprensibile – ed è un caso interessante nella storia del piccolo schermo.

Negli anni in cui Warner Bros. stava cercando di emulare (senza molto successo) l’ormai consolidato Marvel Cinematic Universe con il DCEU di Zack Snyder, Berlanti e The CW si sono lentamente ritagliati il loro spazio all’interno della fanbase, rimasta orfana dopo la fine di Smallville (2001-2011). Di anno in anno hanno aumentato il numero di serie prodotte e le dimensioni degli eventi crossover, raggiungendo il culmine nel 2019 con Crisi sulle Terre Infinite, una sorta di Avengers: Endgame sul piccolo schermo, che caso vuole era uscito qualche mese prima.

I risultati ottenuti dal network non erano per nulla scontati, considerando le risorse economiche limitate e i ritmi di realizzazione serrati dovuti al modello produttivo classico dei network, che prevede il completamento delle riprese di un episodio in un paio di settimane e la messa in onda circa un mese dopo. I dirigenti Warner (proprietari di The CW fino al 2022), inoltre, imponevano determinati handicap al network e agli showrunner. Non era possibile, per esempio, utilizzare alcuni dei supereroi più popolari come Batman, Superman e Wonder Woman. In parte per salvaguardare il prestigio di queste figure, destinate al grande schermo e non al piccolo (e soprattutto, non a The CW, forse il network dalla reputazione peggiore in termini di qualità); in parte per paura che l’esistenza di versioni diverse degli stessi personaggi al cinema e in televisione creasse confusione tra gli spettatori.

L’Arrowverse è quindi diventato la casa degli eroi di nicchia, quelli lasciati in disparte o dimenticati, rispecchiando la sua stessa condizione nel mondo dei cinecomic. Solo quando il DC Extended Universe era ormai agli sgoccioli, dopo i fallimenti di Batman v. Superman – Dawn of Justice (2016) e Justice League (2017), Warner Bros. ha dato il via libera alla realizzazione di Superman & Lois, mix tra dramma familiare e action supereroistico in cui Clark Kent e Lois Lane sono genitori di due adolescenti. Proprio quest’ultima è diventata rapidamente una delle serie più apprezzate e amate del franchise, grazie a sequenze d’azione ed effetti speciali più convincenti, una struttura narrativa più compatta e un Superman più ottimista e solare rispetto all’Henry Cavill de L’uomo d’acciaio e lontano dai drammi sentimentali del Tom Welling di Smallville.

Tutto questo è giunto ora alla fine, in seguito all’acquisizione di The CW da parte di Nexstar Media Group e, in contemporanea, alla nomina di James Gunn e Peter Safran alla guida dei DC Studios. Da un lato, infatti, il network ha cambiato strategia, puntando sui reality show e su prodotti di qualità maggiore, come Joan, miniserie con Sophie Turner (Il trono di spade) andata in onda questo autunno. Dall’altro, con la conclusione di Superman & Lois e dell’Arrowverse si aprono le porte per il DCU, nuovo progetto di universo condiviso che si dividerà tra cinema e piattaforme e che vedrà come apripista Superman di Gunn nel 2025.

Nonostante gli innegabili problemi di scrittura e consistenza narrativa di tutte le sue serie, è comunque probabile che l’Arrowverse verrà ricordato come un piccolo miracolo produttivo, fiorito contro ogni aspettativa in un’epoca di profondi cambiamenti per la televisione, e come un fenomeno che sarà difficile vedere ripetersi in futuro.

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