È morto Bertrand Tavernier, il critico-cineasta

Si è spento oggi a Saint-Maxime a 79 anni uno dei più importanti registi francesi degli ultimi 50 anni. Nella sua attività critica ha dedicato una grande attenzione al cinema americano

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Ci ha lasciato qualche ora fa Bertrand Tavernier. Il cineasta francese è morto oggi a Saint Maxime a 79 anni. Grande appassionato di cinema statunitense, aveva pubblicato nel 1970 assieme a J.-P. Coursodon 30 ans de cinéma américain (édition C.I.B.), riaggiornato poi 20 anni più tardi nel voluminoso 50 ans de cinéma américain (ed. Nathan), un libro di oltre 1200 pagine. È stato uno dei primi a intervistare grandi registi come John Ford, Raoul Walsh, Joseph Losey e John Huston, ha riscoperto la grandezza di Michael Powell assieme a Martin Scorsese e ha fatto conoscere in Francia Budd Boetticher e André de Toth.

Ha iniziato ad avvicinarsi al cinema all’inizio degli anni ’60 collaborando con le due riviste più importanti e in perenne conflitto tra loro, i “Cahiers du Cinéma” e “Positif”. Ha inoltre riabilitato tutta una serie di cineasti francesi massacrati dai critici della Nouvelle Vague come Claude Autant-Lara, Jean Delannoy, René Clément, Jean Grémillon e Christian-Jacque.

Nel 1974 ha diretto il suo primo lungometraggio, l’ottimo L’orologiaio di Saint-Paul tratto dal romanzo L’orologiaio di Everton di Georges Simenon, in cui Philippe Noiret è un tranquillo orologiaio che abita nel centro storico di Lione la cui esistenza è dopo che il figlio è stato accusato di omicidio. Con questo film, premiato con l’Orso d’argento alla Berlinale, è iniziato il lungo sodalizio con il protagonista Philippe Noiret e inoltre ha collaborato con gli sceneggiatori Pierre Bost e Jean Aurenche, anche loro nel mirino di Truffaut nei suoi attacchi contro il cinema francese. Con entrambi ha successivamente scritto Il giudice e l’assassino (1976) ispirato al caso di cronaca criminale dell’omicida Joseph Vacher e con il solo Aurenche Che la festa cominci…(1975) ambientato nella Francia del 1719 dove, dopo la morte del Re Sole, in cui il reggente Philippe d’Orléans prende il potere e conduce a corte con i suoi sodali una vita libertina. Aurenche e Bost saranno poi tra i personaggi di Laissez-passer (2001), uno dei suoi film meno riusciti, ambientato a Parigi nel 1942 sotto l’occupazione nazista.

L’attenzione per l’affresco storico ha caratterizzato una parte del suo cinema. Guarda alla tradizione del cinema francese del film di cappa e spada ma al tempo stesso, nel modo in cui gira le scene d’avventura, guarda all’opera di Riccardo Freda che è spesso stato uno dei suoi punti di riferimento e con cui ha firmato (anche se il regista italiano non è stato accreditato pur avendo lavorato nei primi giorni di riprese) Eloise, la figlia di D’Artagnan (1994) in cui la protagonista, interpretata da Sophie Marceau, convince il padre a riunirsi nuovamente i tre moschettieri. Il suo cinema ha ridato forma alla Guerra dei 100 anni (Quarto comandamento, 1987), la Prima guerra mondiale (Capitan Conan, 1996) (l’ottimo La vita e nient’altro del 1989 in cui mette a fuoco tutti i traumi lasciati dal conflitto), l’ombra delle guerre di religione nella Francia del XVI° secolo (La princesse de Montpensier, 2010, tratto dall’omonima novella breve di M.me de Lafayette.

La componente figurativa è stata un’altra anima del suo cinema. In uno dei suoi film più belli, Una domenica in campagna (1984), che si svolge nell’estate 2012 e con cui ha vinto la Palma per la miglior regia al 37° Festival di Cannes, ha reso omaggio alla pittura di Monet e Renoir.

Nel corso della sua carriera c’è sempre stato una grande passione per i generi classici. Una dimensione da oscuro polar ha caratterizzato Colpo di spugna (1981), tratto dal romanzo Pop. 1280 di Jim Thompson, dove Noiret è un indolente capo della polizia in una sperduta colonia francese del Senegal del 1938. Meno ispirato è stato invece L’occhio del ciclone. In the Electic Mist, tratto dal romanzo di James Lee Burke dove in Louisiana un detective interpretato da Tommy Lee Jones cerca di catturare un serial killer che fa fuori giovani donne. Ha poi realizzato dei polizieschi che si sono affidati sulla fisicità della messinscena in cui il genere si è fuso con un approccio documentaristico come in Legge 627 (1992) e L’esca (1995) con cui ha vinto l’Orso d’oro alla Berlinale. Ha inoltre mescolato anche la dimensione privata con un taglio fantasy in La morte in diretta (1980) dove una scrittrice interpretata da Romy Schneider che è malata terminale firma un contratto con un emittente televisiva che filma i suoi ultimi giorni in diretta.

La dimensione più intima è quella che resta più nel cuore dove riesce a entrare con naturalezza nella vita dei personaggi: il regista interpretato da Michel Piccoli che vive una storia d’amore con la sua vicina, una giovane disoccupata in I miei vicini sono simpatici (1977); l’insegnante che vuole prendersi una pausa di riflessione e riflettere sulla propria esistenza in Una settimana di vacanza (1980) e il maestro della scuola materna che vive in una cittadina di minatori segnata dalla crisi economica ma non vuole accettare la situazione nell’impetuoso ed essenziale Ricomincia da oggi (1999); la coppia che parte per la Cambogia per adottare una bambina in La piccola Lola (2004).

I ritratti più vivi restano però quelli di Round Midnight. A mezzanotte circa (1986) e Daddy Nostalgie (1990). Il primo ambientato a Parigi nella fine degli anni ’50, è un altro intenso, struggente atto d’amore nei confronti della musica jazz attraverso le figure di un sassofonista alcolizzato e un pubblicitario squattrinato che è un suo estimatore. L’altro invece racconta la malattia di un uomo superbamente interpretato da Dirk Bogarde e il riavvicinamento della figlia scrittrice, in un ritratto dolente dove i sentimenti entrano in gioco e arrivano dritti al cuore. Intenso anche il documentario Mississipi Blues (1984) dove il regista, assieme a Robert Parrish, parte dalla tomba di Faulkner e disegna un ritratto delle contraddizioni dell’America mentre va alla ricerca delle radici della musica blues.

Il suo ultimo film di finzione è stato Quai d’Orsay (2013), una commedia tratta dalla graphic novel I segreti del Quai d’Orsay di Antonin Baudry e Christophe Blain. Come cineasta-critico, ha realizzato il suo Viaggio attraverso il cinema francese (2016) che si è ispirato ai documentari sul cinema di Martin Scorsese. Nel 2015 gli è stato consegnato il Leone d’oro alla carriera al Festival di Venezia.

 

La nostra top 5

 

Round Midnight. A mezzanotte circa (1986)

 

Daddy Nostalgie (1990)

 

L’orologiaio di Saint-Paul (1974)

 

Una domenica in campagna (1984)

 

La vita e nient’altro (1989)

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