È morto James Caan

Il grande attore statunitense si è spento l’altro ieri a 82 anni. Lo ricordiamo con un nostro personale omaggio, seguito da una top 10 dei suoi migliori film

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È morto due giorni fa a New York James Caan. Aveva 82 anni. Lo ha annunciato ieri la famiglia con un tweet dal suo profilo ufficiale.

Figura nevralgica della New Hollywood, era noto al grande pubblico non solo per le sue doti attoriali così radicali e travolgenti, ma anche (e soprattutto) per il tragico personaggio di Sonny Corleone ne Il Padrino di Francis Ford Coppola. E proprio il regista italo-americano lo ha ricordato con un accorato omaggio, non appena saputo della morte del suo amico di lunga data. “Jimmy era uno di quelli che ha fatto parte della mia vita più a lungo e più vicino di qualunque altra persona che abbia incontrato nel corso della mia carriera cinematografica. Dalle prime volte che abbiamo lavorato insieme al film Non torno a casa stasera, e nel corso di tutti i momenti più importanti della mia vita, i suoi film e i tanti ruoli grandiosi che ha interpretato non saranno mai dimenticati” dichiara il cineasta in un comunicato. “Sarà sempre il mio vecchio amico di Sunnyside, il mio collaboratore e una delle persone più divertenti che abbia mai conosciuto”.

È proprio nella relazione con il grande regista-amico che possiamo davvero comprendere l’essenza di un attore (e di un uomo) così energico e fuori dal comune. Nato nel Bronx nel 1940 da genitori tedeschi di origine ebraica, sin dall’infanzia James Caan non ha mai voluto conformarsi. Ogni tentativo di seguire la via tradizionale per la recitazione sembrava perso, perché lui non era (e non poteva essere) un interprete istituzionalmente corretto. Al punto che inizia a frequentare per qualche tempo la Hofstra University of Hampstead a New York, per poi abbandonarla prima ancora della laurea. Ma come tutti i grandi artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria e nell’immaginario cinematografico di quegli anni, ha iniziato sin da subito a costruirsi un proprio cerchio di amicizie illustri, di rapporti collaborativi che ne avrebbero successivamente cadenzato la carriera. È in quel periodo che fa la conoscenza del suo giovanissimo collega di corso Francis Ford Coppola, che conoscendone la grande passione per il football – e la vulnerabilità celata sotto l’aspetto da macho – gli avrebbe poi assegnato nel 1969 la memorabile parte di Jimmy “Killer” Kilgannon, primo successo della sua carriera dopo l’esperienza da comprimario con John Wayne e Robert Mitchum in El Dorado.

Ma ad inizio anni ’70 James Caan subisce la prima battuta d’arresto. Dopo una serie di flop nessuno lo vuole e le offerte scarseggiano ad arrivare, dal momento che “i suoi film non fanno mai profitti”. Sarà nuovamente il suo vecchio amico a cambiare le sorti del suo destino, in un legame che ormai trascende la mera collaborazione lavorativa. E seppur, in un primo momento, avrebbe dovuto prestare il volto al personaggio di Michael – ruolo poi assegnato ad Al Pacino su consiglio dello stesso Caan – il personaggio dell’irascibile fratello maggiore della famiglia Corleone sembrava ritagliato sulla sua figura. Perché, almeno agli inizi, Coppola era davvero l’unico cineasta in grado di comprendere l’anima del suo amico, e di canalizzarne il formidabile talento istrionico. In linea con Sonny, il James Caan attore è irrefrenabile, dall’energia incontenibile, sempre pronto ad esplodere. Un artista capace di alzare il livello in un attimo, con quello sguardo feroce e tagliente sotto cui nasconde un mondo intero, e quelle inflessioni della voce che raggiungono le corde più basse e profonde degli spettatori. Dietro il volto mascolino e il fisico massiccio si celava sempre rabbia, conflitto, umanità. E non a caso la sua carriera è costellata di personaggi tanto controversi, quanto magnetici, a partire dalle interpretazioni radicali in 40’000 dollari per non morire di Karel Reisz a Killer Elite di Sam Peckinpah, fino a Misery non deve morire di Rob Reiner. E tra questi non mancano neanche i lavori più commerciali, come il blockbuster action Rollerball (1975) o le commedie Funny Lady (1975) e Balordi & Co.- Società per losche azioni capitale interamente rubato $ 1’000000 (1976) per cui Caan arriverà a licenziare i suoi agenti.

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Dopo l’esperienza in Francia con Lelouch per Un altro uomo, un’altra donna (1978) e il successivo debutto alla regia con Li troverò ad ogni costo (1980), è con Strade violente di Michael Mann che troverà il film della vita, il passaggio cinematografico che consegnerà il suo volto alla memoria dei posteri. Il suo Frank è un personaggio freddo, impavido, autodistruttivo, un uomo davvero difficile da rendere empatico, ma in cui Caan cerca (e trova) gli ultimi resti di umanità, in una delle più grandi interpretazioni mimetiche che il cinema ci ha regalato negli ultimi 40 anni. “Mi sono immedesimato ad un punto tale con il personaggio, che le persone si allontanavano da me” disse Caan in merito al suo personaggio in un’intervista rilasciata a Rolling Stone nel 1981 “ero diventato una sorta di maniaco. E ho dovuto lavorare davvero tanto per rendere Frank umano, perché il tizio era veramente un cazzone, un assassino”. Il linguaggio senza convenevoli di un uomo mai banale, sempre vero e grezzo, talmente incapace di metabolizzare le sue ferite da soccombere spesso alle fragilità. E che adesso è diventato materia di leggenda.

La nostra top 10

El Dorado (1966)

Non torno a casa stasera (1969)

Il Padrino (1972)

Il Padrino – Parte II (1974)

40.000 dollari per non morire (1974)

Una strana coppia di sbirri (1974)

Li troverò ad ogni costo (1980)

Strade violente (1981)

Misery non deve morire (1990)

Dogville (2003)

 

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