È morto Mario Vargas Llosa

Lo scrittore peruviano è morto all’età di 89 anni, lasciando in eredità una serie di opere fondamentali per la letteratura latinoamericana e non solo. Celebre il suo rapporto con García Márquez

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Nella giornata di domenica 13 aprile è morto a Lima Mario Vargas Llosa, romanziere e drammaturgo peruviano tra i principali esponenti del boom letterario latino-americano degli anni ’60 e ’70, insieme ad autori quali Gabriel García Márquez, Julio Cortázar, Jorge Luis Borges e Carlos Fuentes.

Nato ad Arequipa, città del Perù meridionale, il 28 marzo 1936, Vargas Llosa inizia la sua carriera letteraria nel 1959, quando pubblica la raccolta di racconti intitolata Los jefes. Quattro anni più tardi, nel 1963, raggiunge il successo con il romanzo La città e i cani, nel quale si ispira alla sua reale esperienza vissuta nell’accademia militare di Lima per raccontare una storia di violenza e sopraffazione che ha luogo all’interno di una comunità di cadetti. A causa delle tematiche trattate nel romanzo, Vargas Llosa viene duramente criticato dalle gerarchie militari peruviane, che lo accusano di essere al soldo del governo ecuadoriano e di screditare il valore dell’esercito nazionale.

vargas llosa

L’uso, particolarmente avanguardistico per la letteratura dell’epoca, del flashback intrecciato col racconto principale, viene poi ripreso anche nell’opera successiva del 1966 intitolata La Casa Verde. In questo romanzo, la protagonista è una ragazza sottratta a una tribù india dell’Amazzonia che scappa dalla comunità religiosa che l’ha cresciuta per diventare una prostituta presso il bordello più famoso della città di Piura, la Casa Verde. Il libro vale a Vargas Llosa la vittoria del Premio Rómulo Gallegos, battendo la concorrenza rappresentata, tra gli altri, anche da Gabriel García Márquez.

Il 1969 è l’anno di Conversazione nella Cattedrale, con il quale l’autore passa in rassegna tutta la storia politica e sociale del suo paese, in particolare del periodo della dittatura di Manuel A. Odría nel Perù degli anni ’50. L’opera è stata inserita dal quotidiano spagnolo El Mundo nella lista dei 100 migliori romanzi in lingua spagnola del XX secolo.

Nel 1976, è al centro di un episodio che lo vede coinvolto insieme all’amico e scrittore Gabriel García Márquez: a seguito di una consultazione “piccante” avvenuta tra Márquez e Patricia Llosa (moglie dell’autore ai tempi), nella quale il primo consigliava alla seconda di separarsi dal marito per via di una sua presunta infedeltà, Vargas Llosa decise di “salutare” il suo amico (all’interno di un cinema) con un pugno in faccia, provocandogli un occhio nero che verrà immortalato in una celebre foto dell’epoca.

Garcia marquez Vargas Llosa

A livello politico, Vargas Llosa passa da una fase di aperto sostegno alla rivoluzione cubana di Fidel Castro degli anni ’50, ad una più critica dove viene in messo in discussione l’operato del governo cubano in seguito all’”affaire Padilla”, nel quale il poeta-oppositore di Castro Heberto Padilla viene arrestato e costretto a una pubblica autocritica. Per questa ragione, Vargas-Llosa decide di comparire tra i firmatari della lettera – firmata anche da Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Alberto Moravia, Federico Fellini – che rompe i rapporti tra tanti intellettuali socialisti e comunisti e Fidel Castro.

Negli anni ’80, passa a delle posizioni neoliberiste che lo pongono in contraddizione con quanto aveva affermato nei decenni precedenti e verso la fine del decennio, nel 1988 e 1990, si candida, senza successo, per due volte alla presidenza del Perù.

Nel 2010 vince il Premio Nobel per la Letteratura, riconoscimento che lo scrittore accoglie con queste parole: “Spero che me lo abbiano assegnato più per la mia opera letteraria che per le mie opinioni politiche. Ora, se le mie opinioni politiche – in difesa della democrazia e della libertà, e contro le dittature – sono state prese in considerazione, allora è fantastico.”

Nel 2011 riceve il titolo di marchese dall’allora Re di Spagna Juan Carlos I e nel 2023 entra a far parte dell’Académie française, stabilendo un primato per essere l’unico scrittore non di lingua francese a riuscire ad entrare nell’istituzione. Nello stesso anno, dopo la separazione da Isabel Preyser, pubblica il suo ultimo romanzo, intitolato Ti dedico il mio silenzio (Le dedica mi silencio) e riprende la relazione con la ex moglie Patricia, con la quale si trasferisce definitivamente in Perù.


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