È morto Michael Madsen, icona pulp del cinema di Tarantino
L’attore è venuto a mancare all’età di 67 anni. Volto celebre nel cinema di Quentin Tarantino, ha saputo dare a ciascuno dei suoi personaggi una presenza unica, dovuta al suo sguardo sornione

È morto all’età di 67 anni per arresto cardiaco Michael Madsen. Noto per essere stato uno degli attori-feticcio di Quentin Tarantino, ha saputo dare ai suoi personaggi una presenza unica, dovuta allo sguardo sornione e all’espressione beffarda che lo caratterizzava.
Nato a Chicago il 25 settembre 1957 da genitori di origini irlandesi e danesi, Madsen inizia la sua carriera cinematografica negli anni Ottanta, quando recita dei ruoli secondari in film come Wargames – Giochi di guerra (1983) e Il migliore (1984), condividendo il set con attori quali Robert Redford, Robert Duvall e Glenn Close.
Il successo arriva però negli anni Novanta, quando si fa notare prima in Thelma & Louise, nel ruolo di Jimmy Lennox, marito del personaggio interpretato da Susan Sarandon, e poi in Le iene di Quentin Tarantino, l’opera prima che più di ogni altra contribuirà a ridefinire l’immaginario del noir contemporaneo. La tenuta in giacca e cravatta neri, i dialoghi surreali, la frammentazione della trama e, soprattutto, la violenza pulp che esplode nella celebre scena dell’orecchio mozzato – sulle note di Stuck in the Middle With You degli Stealers Wheel – diventeranno tratti distintivi dello stile tarantiniano, segnato da uno spirito da “videotecaro” onnivoro e citazionista, sempre pronto a rimandare ad autori e generi della storia del cinema internazionale.
Il ruolo del cattivo giova quindi molto a Michael Madsen, che negli anni successivi a Le iene realizza altre performance significative in Getaway di Roger Donaldson (remake del film di Sam Peckinpah del 1972) e Donnie Brasco di Mike Newell, al fianco di Al Pacino e Johnny Depp.
Dopo altri ruoli secondari in film dal grande respiro commerciale come 007 – La morte può attendere, Madsen torna a collaborare con Tarantino in Kill Bill: Vol. 1 e 2, altra opera fondamentale per la rilettura – ancora una volta post-moderna – di alcuni generi cinematografici popolari del Novecento quali lo spaghetti western e il cinema di arti marziali di stampo hongkonghese.
Nella parte del fratello minore Budd del villain principale Bill (David Carradine), l’attore sembra quasi mettere in scena sé stesso: con la sua attitudine da cowboy solitario ritiratosi in una roulotte in mezzo al deserto, si appresta ad accogliere la morte con fatalismo, a differenza delle sue letali colleghe nella “Squadra Assassina Vipere Mortali” che danno la caccia alla vendicativa Sposa di Uma Thurman. Emblematica è, in questo senso, la sua frase pronunciata verso il finale del primo capitolo, che dice: “Quella donna merita la sua vendetta, e noi meritiamo di morire.”
Negli anni seguenti, Madsen ha occasione di recitare in opere affini allo stile del cineasta di Knoxville come Sin City (2005), diretto da Robert Rodriguez sotto la supervisione di Frank Miller (con anche un piccolo episodio diretto dallo stesso Tarantino), in cui recita la parte del poliziotto corrotto Bob. C’è stata anche una piccola parentesi per l’attore nel medium videoludico, dove ha prestato la sua voce per il doppiaggio dei personaggi di Toni Cipriani in Grand Theft Auto III e Michael O’Leary in Call of Duty: Black Ops II, dimostrando ancora una volta la sua adattabilità anche in contesti distanti da quello di provenienza.
Negli ultimi anni, Madsen è apparso ancora una volta nei film di Tarantino: in The Hateful Eight (2015) nei panni del mandriano Joe Gage, e in C’era una volta a… Hollywood (2019), con un piccolo cameo in un western fittizio al fianco di Leonardo DiCaprio. Anche in ruoli minori, il suo volto segnato e la sua fisicità ruvida bastavano a evocare un intero immaginario da frontiera.
Dietro la maschera del “duro”, si celava una personalità più fragile e tormentata. Amante della poesia, con diverse pubblicazioni all’attivo, Madsen ha anche vissuto momenti difficili segnati dalla dipendenza dall’alcol e da episodi di violenza domestica, che lo hanno condotto a diversi arresti. Nel 2022, la morte del figlio Hudson Lee per suicidio lo ha profondamente segnato, portandolo l’anno successivo al divorzio dalla moglie Deanna Morgan.
Michael Madsen se ne va come ha vissuto: silenziosamente, al margine, con quell’aria da cowboy stanco che non ha mai smesso di affascinare. Il cinema perde uno dei suoi volti più inconfondibili.