È morto Paolo Bonacelli

Si è spento all’età di 88 anni Paolo Bonacelli, uno dei volti storici del cinema italiano. Tra i suoi ruoli più noti Salò, Fuga di Mezzanotte e Non ci resta che piangere.

9 Ottobre 2025 di Tommaso Giobbi

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Una carriera prolifica ha segnato la vita di Paolo Bonacelli, che ha attraversato trasversalmente tutto il cinema italiano dagli anni ’60 a oggi. Con lui se ne va una preziosa testimonianza del passato del nostro paese, nei decenni in cui esso stava cercando di ricostruire la propria identità. Grazie a figure come Bonacelli, abbiamo avuto materia tangibile di questa ricerca verso le fondamenta dell’Italia contemporanea. Dunque, oggi più che mai sembra doveroso ripercorrere il suo tracciato.

La sua carriera inizia a teatro. Dopo il diploma all’Accademia d’arte drammatica di Roma esordisce a teatro con il suo mentore, Vittorio Gassman, in Questa sera si recita a soggetto. Dopo una serie di spettacoli, fonda la Compagnia del Porcospino insieme a Carlotta Barilli, con la quale mette in scena vari testi di successo. Anche dopo la consacrazione nel cinema, Bonacelli non si è mai privato del teatro, continuando a recitare fino a pochi anni fa: tra le sue ultime fatiche si ricordano il Mandragola di Niccolò Machiavelli (1996) e i recenti Enrico IV di William Shakespeare (2007) e Il malato immaginario di Molière (2010).

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Ma è nel cinema che Bonacelli si afferma come interprete. Attore prolifico con più di 120 crediti cinematografici, il suo percorso ha assunto le forme dei tempi in cambiamento, in un Italia post-bellica in rapida trasformazione. Le sue prime avventure sono state nel decennio ’60 con autori come Scola e Amendola (La Congiuntura, Lady Barbara), ma è negli anni ’70 che diventa uno dei protagonisti dell’industria cinematografica italiana con ruoli nei film politici di Rossellini (Anno Uno), Bolognini (Fatti di gente perbene), Pasolini (Salò o le 120 giornate di Sodoma), Rosi (Cadaveri Eccellenti, Cristo si è fermato a Eboli), Petri (Buone Notizie).

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Alla fine del decennio arriva anche il successo internazionale con Fuga di Mezzanotte di Alan Parker, dopo essere stato notato dal regista britannico per la sua interpretazione in L’eredità Ferramonti di Mauro Bolognini. Parker era alla ricerca di un turco dagli occhi azzurri e, dopo due provini, Bonacelli ottenne la parte del detenuto Rifki.

Negli anni ’80, i suoi ruoli mutano ancora. Diventa uno dei volti di un lungo filone di film storici, tra i quali Il Mistero di Oberwald di Antonioni, Enrico IV di Bellocchio, Non ci resta che piangere di Benigni e Troisi (nei panni del celeberrimo Leonardo da Vinci) e Francesco di Liliana Cavani. Ma nel suo percorso si continuano a osservare ruoli in commedie, anticipatori di alcuni dei suoi più grandi successi futuri.

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Negli anni ’90, infatti, parti in film come Taxisti di Notte di Jim Jarmusch, Johnny Stecchino di Roberto Benigni e Panni Sporchi di Monicelli confermano la sua capacità di trovarsi a suo agio nelle tonalità narrative più disparate. Negli anni 2000, notevoli sono le partecipazioni in film internazionali come Mission: Impossible III di J.J. Abrams e The American di Anton Corbijn, ma la sua attività non è mai cessata, fino ad arrivare ai recenti Comandante e In the Hand of Dante, presentato quest’anno alla Mostra del Cinema di Venezia.