È morto Raffaele La Capria
Lo scrittore e sceneggiatore napoletano si è spento lo scorso 26 giugno a Roma. Con Francesco Rosi ha scritto Le mani sulla città e Uomini Contro, e collaborò con Luigi Comencini e Lina Wertmüller
È scomparso lo scorso 26 giugno a Roma lo scrittore, sceneggiatore e traduttore Raffaele La Capria. Si spegne all’età di 99 anni una delle voci più significative della letteratura italiana del secondo dopoguerra. Vincitore nel 1961 del Premio Strega grazie al romanzo Ferito a morte, ha collaborato negli stessi anni con Francesco Rosi alla stesura di alcune importanti sceneggiature, tra cui quella di Le mani sulla città (1963), film vincitore del Leone d’Oro a Venezia e Uomini contro (1970). Il sodalizio con Rosi non è stata l’unica esperienza nel mondo del cinema per La Capria che ha sviluppato un rapporto lavorativo anche con registi del calibro di Luigi Comencini e Lina Wertmüller.
Lo scrittore napoletano classe 1922 ha saputo raccontare attraverso la sua penna vizi e virtù di una Napoli perennemente incompiuta. Tra le pagine dei suoi oltre venti romanzi La Capria ha tratteggiato il ritratto di una borghesia colta, sedotta dal mito del passato innocente e “irretita dalla nostalgia di un tempo perduto”. La sua carriera letteraria comincia nel 1952 con Un giorno d’impazienza. Dopo il successo di Ferito a morte, La Capria intraprende ad una prolifica produzione letteraria nella quale rientrano romanzi come Amore e psiche (1973), La neve del Vesuvio (1988) e L’amorosa inchiesta (2006). Di grande importanza è stata anche la sua carriera da traduttore che l’ha visto impegnato nella traduzione di opere per il teatro di autori come Jean-Paul Sartre, Jean Cocteau, T. S. Eliot, George Orwell.
La vita di La Capria passa anche per Roma, città che l’ha accolto nei primi anni Sessanta dopo il grande successo di Ferito a Morte. Una capitale ancora nello spirito degli Anni 50, simile per molti aspetti a quella che Fellini raccontava nella Dolce Vita. Come lo stesso scrittore sottolineava, la Roma di quegli anni era “una città tutta diversa da come è adesso, molto più vivace, culturalmente avanzata, in tutti i settori, teatrale, cinematografico, letterario.”
La sua particolare figura è stata più volte accostata da alcuni critici a quella di Jep Gambardella, protagonista del film Premio Oscar di Paolo Sorrentino La grande Bellezza. Lo stesso La Capria aveva commentato l’accostamento, negandolo parzialmente ma rivelando un profondo legame artistico con il regista Napoletano. I due avevano avviato una collaborazione per una trasposizione cinematografica di Ferito a Morte che però si concluse in un nulla di fatto. Nonostante questo, la rapida esperienza collaborativa ha lasciato un’eredità importante, “una congenialità che riguarda la particolare struttura narrativa di Ferito a morte e quella dei film di Sorrentino.”
Tra i numerosi riconoscimenti che La Capria ha ricevuto nel corso della sua carriera spiccano il già citato Premio Strega del 1961, il Premio Campiello alla carriera del 2001 e, nel 2011, il premio Alabarda d’oro alla carriera per la letteratura.