E poi si vede, di Giovanni Calvaruso

Il duo comico fa il suo esordio al cinema con una commedia comune, cercando a fatica di replicare i passi di Ficarra e Picone. Ma resta superficiale e senza sorprese

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La nuova tappa del percorso nel mondo della comicità di Fabrizio e Federico Sansone, in arte i Sansoni, passa attraverso il cinema. Un riconoscimento per i due fratelli palermitani che arriva dopo la partecipazione al PrimaFestival, e soprattutto un altro canale dove far confluire l’esperienza maturata con successo nel web ed in televisione come inviati di “Striscia la notizia”. Nel loro primo lungometraggio da protagonisti si avvicinano ad un totem sacro nazionale, quello del posto fisso, già raccontato da Checco Zalone in Quo Vado?, anche se i loro padri putativi sembrano essere senza dubbio Ficarra e Picone.

La trama è molto semplice. Nel comune di Malvasia viene indetto un concorso pubblico per un posto in Comune. Deve vincere il figlio della senatrice Purpura, interpretata da Donatella Finocchiaro, ed invece per un equivoco finisce assunto Federico Pagano uno scansafatiche con il mito di Berlusconi, figlio di un integerrimo assessore ed di un’ingenua infermiera, Paola Minaccioni, devota alla Madonna di Medjugorje. A farne le spese Fabrizio Caruso, avvocato e figlio di operai, costretto a fare il rider per sopravvivere. Stereotipi insomma, di cui la realtà isolana è piena, che attraverso i luoghi comuni alimenta l’immagine di una Sicilia vittima di malcostume e corruzione. Una regione interessata al fenomeno dello spopolamento, nonostante l’incredibile bellezza del territorio messa in luce dagli stacchi di montaggio sul mare, presa a modello per raccontare un problema di carattere più ampio e meno territoriale, quello legato alla mancanza di lavoro per i giovani, con una conseguenza molto grave, l’impossibilità di programmare un futuro. “La gioventù? Che poteva la gioventù, se l’avara paurosa prepotente gelosia dei vecchi la schiacciava così, col peso della più vile prudenza e di tante umiliazioni e vergogne?” diceva già Pirandello nel libro I vecchi ed i giovani. Insomma problema antico. Certo trattandosi di una commedia il finale non rinuncia ad un miracoloso ed illusorio lieto fine.

Appare piuttosto evidente come il linguaggio comico del film sia mutuato dalla rete, sia per l’impostazione delle scene sia per i dialoghi che nascono dai tormentoni del web, tutto ridotto e semplificato da una comunicazione veloce e priva di approfondimento, ad uso pigrizia. In quella superficialità svanisce tutto il messaggio di denuncia sociale, dentro una simpatica resilienza usata per coprire i difetti un sistema marcio alla radice. Manca un minimo di spessore, ed a tal riguardo si potrebbe citare magari La mafia uccide solo d’estate, manca un minimo di amarezza, non manca la solita strabordante ironia. Viene fuori un ritratto poco originale, adatto probabilmente ad una fanbase piuttosto numerosa su Facebook, il più vecchio dei social, di cui si diverte, e chissà se fa bene, a replicare gli schemi ed i difetti. Per il regista Giovanni Calvaruso, giunto al terzo film, si tratta di un esordio nella commedia dopo le escursioni drammatiche nei primi due lungometraggi, 31 gradi kelvin e Vite da sprecare. Complessivamente un lavoro poco incisivo, senza sorprese, in cui incredibilmente sembra parlare la parte muta, quella del paesaggio, che si ritaglia involontariamente un ruolo in pochi fotogrammi e sovrasta ogni cosa.

Regia: Giovanni Calvaruso
Interpreti: Federico Sansone, Fabrizio Sansone, Donatella Finocchiaro, Ester Pantano, Paride Benassai, Domenico Centamore, Sergio Vespertino,  Maurizio Bologna, Gabriele Cicirello, Giugiu Gramaglia (II),  Stefania Petyx
Distribuzione: Warner Bros Italia
Durata: 104′
Origine: Italia, 2025

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2
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Il voto dei lettori
3.73 (11 voti)

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