Eden, di Ron Howard

Irrisolto e stilisticamente compromissorio, tenta comunque di stimolare una riflessione critica su molti dei discorsi che animano il nostro secolo.

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Un viaggio privato nelle isole Galápagos è all’origine di questo bizzarro progetto chiamato Eden. In una vacanza familiare di circa quindici anni fa, infatti, Ron Howard si imbatte nel cosiddetto “mistero di Floreana”, ossia una storia realmente accaduta nei primi anni Trenta del secolo scorso e che ha pian piano assunto i tratti della leggenda tragica tramandata in versioni molto diverse (anche in libri, reportage e documentari).

Il medico tedesco Friedrich Ritter (Jude Law) e la compagna Dore Strauch (Vanessa Kirby) partono da Berlino nel 1929 per stabilirsi a Floreana, spinti da una ferrea convinzione etica e da una grande ambizione personale. Nelle condizioni estreme di un’isola disabitata e priva di acqua potabile, Ritter intende riflettere nietzschianamente su crisi economiche, guerre e pericoli per la democrazia in Europa portando a termine un saggio filosofico rivoluzionario. Questo esempio radicale, strategicamente pubblicizzato in molti periodici tedeschi dell’epoca, viene emulato da Heinz e Margret Wittmer (Daniel Brühl e Sydney Sweeney), due coniugi che decidono di raggiungere l’isola per curare il loro figlio più grande a contatto con la natura. Infine, la giovane baronessa Eloise Bosquet de Wagner Wehrhorn (Ana de Armas) si aggiunge alla piccola comunità con i suoi tre aiutanti manifestando l’ambigua intenzione di inaugurare un resort di lusso chiamato Hacienda Paradiso. Questi tre nuclei sociali – animati da opposte priorità, desideri e aspettative – collidono inesorabilmente spingendo la loro convivenza verso esiti tragici.

Insomma, una storia che incrocia gli echi ancestrali dello scontro natura-cultura, le manipolazioni delle informazioni nei nascenti media di massa (compreso il cinema…) e le zone buie del capitalismo che peseranno su ogni conflitto novecentesco. Presupposti filmici che immaginiamo nelle mani di Terrence Malick o Peter Weir e che filtrati dalla solida sensibilità hollywoodiana di Ron Howard producono uno strano ibrido tra survivor movie spettacolare (arricchito da cinque attori molto bravi) e cinema antropologico che fa del disaccordo tra storia, ambientazioni e inquadrature la propria riflessione umanista.

Del resto, sin dai tempi di Apollo 13 e A Beautiful Mind il cinema di Howard rivendica un forte interesse per storie basate su fatti reali che colgano i personaggi in momenti decisivi della loro esistenza. Questa volta, però, la posta in palio è molto più sfumata, perturbante e sostanzialmente ininterpretabile: l’antifrastico “Eden” del titolo, pertanto, non può che fare appello a un cinema riflessivo che ci interroghi al di là di ogni risoluzione del mistero. Ed è su questa capacità di interrogare l’umano nelle immagini (più che nei nei plot di sceneggiatura) che il film appare fatalmente irrisolto cercando di tenere insieme la ricostruzione dettagliata dei fatti (come nel precedente Tredici vite) con la perdita delle traiettorie narrative nell’insondabile ambientazione naturale (come in Picnic ad Hanging Rock di Weir). Ecco che, paradossalmente, il film fatica a creare suspense nelle sequenze più action dove armi, furti e scioccanti omicidi mettono a durissima prova i personaggi e funziona di più nei rari casi in cui elementi naturali o fugaci sguardi aprono finestre di senso al di là della storia (pensiamo agli sguardi reiterati di Margret che smascherano le manipolazioni della baronessa).

Fermiamoci qui. Eden è un film irrisolto, spiazzante e stilisticamente compromissorio, ma che tenta comunque di stimolare una riflessione critica sulle forme del cinema americano contemporaneo e su molti dei discorsi che animano il nostro secolo. Ron Howard rivendica ancora una sincera fiducia nel cinema come linguaggio umanista che racconti i nostri sogni, incubi e sentimenti a costo di sembrare fuori tono. Nel nostro immaginario sempre più algoritmico, pre-visto e pre-ordinato non è poi così poco.

 

Titolo originale: id.
Regia: Ron Howard
Interpreti: Jude Law, Ana de Armas, Vanessa Kirby, Daniel Brühl, Sydney Sweeney, Jonathan Tittel, Toby Wallace, Richard Roxburgh, Paul Gleeson, Ignacio Gasparini, Nicholas Denton
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 125′
Origine: USA, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7
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Il voto dei lettori
2.25 (8 voti)

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