Eden – Mia Hansen-Love

 C’è stato un momento, breve quanto indelebile, in cui, mentre i vinili giravano sotto le puntine, una generazione si abbracciava e saltando in 4/4, dimenticava il mondo in cui era costretta a vivere. Ma il film di Mia Hansen-Love non è solo il racconto di una generazione tra strobo e casse, ma è soprattutto la mattinata dopo la notte, i raggi di luce che colpiscono i nostri occhi stanchi. Un emozionante umanità che cavalcando l'onda della propria generazione si è ritrovata improvvisamente sott'acqua.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

 

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Paradise: Garage  

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE UNA SERIE TV DALL’8 MAGGIO

--------------------------------------------------------------
“When the angels from above

Fall down and spread their wings like doves

And we'll walk hand in hand

Sisters, brothers, we'll make it to the Promised Land”

 

Joe Smooth – Promised Land

 

C’è stato un momento, breve quanto indelebile, in cui, mentre i vinili giravano sotto le puntine, una generazione si abbracciava e saltando in 4/4, dimenticava il mondo in cui era costretta a vivere. Quel modo di concepire la musica, la socialità, superando le distanze e le differenze che sarebbero ritornate ad esistere solo la mattina dopo, ha inesorabilmente contagiato una gioventù che stava perdendo qualsiasi tensione ideologica e spinta libertaria. Come una tempesta, questa unione musicale tra il calore del soul e la freddezza delle macchine uscì dai club privati della Grande Mela e travolse l’intero globo. Dall’altra parte dell’oceano i discepoli si moltiplicando ognuno coniugando il verbo secondo il proprio accento natio. Così se nel nostro belpaese impazzava l’Italodisco, in Germania riempivano il vuoto lasciato dalla DDR con le legnate della techno, in UK si scappava dalla Tatcher per rifugiarsi nelle campagne a sballarsi sotto muri di casse, in Francia nasceva un’ulteriore declinazione della musica delle macchine: il French Touch.

 

 “Follow me

Why don't you follow me

To a place Where we can be free”

 

Un amour de jeunesse

 

Mia Hansen-Love aveva una decina d’anni quando il fratello Sven cominciava a frequentare i rave party transalpini, innamorandosi di uno stile di vita che permetteva di uscire dalle ristrettezze della visione borghese del mondo, esplorando tutte le sfaccettature della giovinezza (e della vita). Dalla frequentazione della pista a farla muovere un disco dopo l’altro è un passaggio naturale ma non scontato, che presuppone un’adesione completa ad un suono, ad una scena, ad una mentalità. (Sven) Paul abbandona tutti i suoi interessi paralleli e si getta integralmente nel rincorrere il suo sogno più puro, quello di riuscire ad entrare a far parte di una comunità che balla sul mondo senza fermarsi mai. E’ alla ricerca di uno spazio capace di intrappolare il tempo come distensione e formattarlo nel beat ripetitivo della cassa, in cui lo svolgimento è incartato su se stesso, reso incapace a procedere oltre i fuochi fatui al neon delle notti parigine. L’edonismo e l’entusiasmo giovanile, la saturazione del momento nel momento stesso in cui lo si vive, sono tutti i riflessi che compongono il film di Mia Hansen-Love, attenta a ricostruire un’epoca con piglio filologico senza perdere il groove, le pulsazioni di ciò che cerca di raccontare. Ovvero la possibilità di una terra promessa, atavica, che precede l’istituzione del bene e del male, dove i corpi possano muoversi liberi, seguendo il flusso della musica senza interruzioni, senza che lo scorrere del tempo possa inseguirli. Ma il tempo scorre senza sosta, ti raggiunge e ti sconfigge. Il tempo è un bastardo.

“C’è ancora tutto: la piscina con le piastrelle portoghesi azzurre e gialle, l’acqua che zampilla come una risata lungo un muro di pietra nera. La casa è identica, però silenziosa. Quel silenzio non ha senso. Gas nervino? Overdose collettiva? Una retata?, mi domando, mentre seguiamo una domestica lungo una curva di stanze moquettate, con la piscina che ammicca da ogni finestra. Cos’altro potrebbe aver messo fine alle feste che non finivano mai? Niente di tutto questo. E’ che sono passati vent’anni.

Jennifer Egan

 

Fin août, début septembre

E Mia Hansen-Love racconta, o meglio, insegue quest’arco temporale, dai primi anni ’90 fino ai nostri giorni attraverso party, risvegli, amori, separazioni e cambiamenti. Nella ciclicità degli atteggiamenti di Paul che evita coscientemente il movimento centrifugo del mondo attorno si esaurisce la vettorialità della crescita e della consapevolezza. Inscritto nel suo sogno tutto sintetico, ovattato dal suono delle drum-machine, in cui la luce del giorno è una flebile interpunzione tra un party e l’altro, Paul non riesce a sincronizzare il battito della sua vita con il cuore del mondo. Innamorato della sua idea di realtà non riesce a stipulare una contingenza con la realtà delle cose, che prima lo travolgono e poi lo lasciano solo senza appigli. Le persone scompaiono, gli amori finiscono, i palloncini scoppiano, la fama svanisce. Come i precedenti protagonisti della regista francese anche Paul è un nodo temporale, si sbroglia solo nella durata, nel cicatrizzarsi dei rapporti, nell’osservare tutto ciò a distanza di anni. Solo quando tutto sarà finito, lasciato alle spalle, potrà afferrarne il significato dentro una poesia.

 

“I've been, for sometime, looking for someone

Fighting to know them

Please tell me who I am”

 

Tout est pardonne

Perchè nel cinema della Hansen-Love c’è sempre quella straordinaria decompressione finale, quel momento magico in cui la musica lentamente svanisce e appare il silenzio. E poi la voce umana, prima bisbigliata poi sempre più cadenzata, fino a trovare un equilibrio tra l’euforia e la malinconia. In questo miracoloso spleen generazionale trovano spazio personaggi principali e secondari, che entrano ed escono dalle pieghe della storia, ognuno capace di tratteggiare un istante, di dare significato all’episodico. Dipingendo una serie ininterrotta di momenti sospesi, girati e montati sul campo, che vengono poi messi in fila in una cronologia blanda, Eden assomiglia ad percorso lunare. Ad una infinita festa notturna in cui sfilano incessantemente tutti gli esseri umani con cui hai avuto a che fare durante la tua vita, da quelli con cui sei cresciuto a quelli che ti hanno tradito o abbandonato, da quelli che hai amato a quelli con cui per caso ti sei sfiorato in un club. Eden parlando di una comunità e di un momento storico così specifico riesce a comunicare una universalità tragica, un’umanità che procede verso un ineludibile conclusione. Non è rabbia, è inquietudine. E’ forza vitale, è la sbronza la mattina dopo. E’ il caldo e il freddo. La teoria delle macchine e il respiro del mondo. Eden esiste in un tempo cinematografico fuori dal tempo, in cui passato e futuro si mischiano fino a diventare un riflesso lontano che annienta il presente, in cui i giudizi sono sospesi e restano solo i gesti, gli sguardi, i corpi imperfetti, che ballando e vivendo, si incrociano fino a scontrarsi, cercando di trovare un ritmo nell’impatto.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array