Edison – L’uomo che illuminò il mondo, di Alfonso Gómez-Rejón

Troppa materia per un biopic; sia Edison sia Westinghouse ne meritavano uno a parte. In un film dall’impianto classico monotono e inutilmente appariscente nello stile.

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La guerra delle correnti. Proprio come il titolo originale, The Current War. Da una parte Thomas Alva Edison, che aveva già inventato la lampadina e nel 1882 aveva illuminato Manhattan grazie al suo sistema a corrente continua. Dall’altra George Westinghouse che invece si stava concentrando su quello a corrente alternata. Tra i due era nata un’accesa rivalità. Che riguardava non solo il modo di concepire la scienza e l’editoria. Ma proprio da un punto di vista etico. “L’unico apparecchio che non costruirò è quello che toglie la vita a un uomo”. Perché la morte entra spesso in gioco in Edison. L’uomo che illuminò il mondo. Quella di un cavallo, con cui Edison dimostra i pericoli legati al sistema di corrente alternata di Westinghouse. Ma anche quella della moglie di Edison. Perché Storia e privato s’intersecano ma si amalgamano con difficoltà. La narrazione infatti non è fluida. Forse si sente il peso delle numerose stesure della sceneggiatura di Michael Mitnick. Ma soprattutto entrano in conflitto i due protagonisti. C’è poco spazio sia per Edison sia per Westinghouse. Forse ognuno di loro meritava un singolo biopic. E tra Benedict Cumberbatch, che ormai sembra utilizzare lo stesso metodo per portare sullo schermo figure realmente esistite (il suo Edison sembra la reincarnazione del matematico e criptoanalista Alan Turing di The Imitation Game) e Michael Shannon vince il secondo. Il suo Westinghouse è sorprendentemente più controllato e funzionale. E fa emergere in maniera più diretta le caratteristiche del suo personaggio.

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C’è il cinema. Sempre Edison. In quella tormenta bianca di nebbia dell’inizio. Come se già si vedesse la macchina da presa di uno dei primi esperimenti cinematografici alla fine dell’Ottocento. Attraverso un film che ha la monotonia dell’impianto classico ma è invece appariscente, quasi esibizionista nello stile. Del resto lo sguardo di Alfonso Gómez-Rejón non vuole passare inosservato. Si è già visto nel modo in cui aveva affrontato il mélo nel suo secondo lungometraggio, Quel fantastico peggior anno della mia vita. Qui predilige inquadrature dall’alto come le lampadine che si accendono a cerchio. Ma poi sommerge i personaggi con effetti di luce rossa, crea flussi dinamici con piano-sequenza, esalta le soggettive. Tutto uno stile che entra in conflitto con la storia. Per rimarcarla quando non ce ne è bisogno. Mentre il modo in cui mostra i segni della malattia della moglie (non riesce più a parlare durante l’intervista, il malore mentre è con i bambini mentre cammina in un campo ed è inquadrata in campo-lungo) rivela non solo i limiti del suo cinema ma proprio l’atteggiamento morale di un cineasta che pare all’opposto di Apatow. Qui in Edison. L’uomo che illuminò il mondo, c’entra magari poco. Però tutti gli squarci umani restano sommersi in una guerra che mette alle corde tutti i possibili comprimari. Come il personaggio della moglie di Westinghouse, interpretata da Katherine Waterston. L’anima decisiva del marito. Ma solo saltuariamente illuminata. Poi precipita nel buio. La corrente, nel film, alla fine ha creato un blackout.

 

Titolo originale: The Current War
Interpreti: Alfonso Gómez-Rejón
Interpreti: Benedict Cumberbatch, Michael Shannon. Nicholas Hoult, Tom Holland, Katherine Waterston
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 105′
Origine: Usa 2017

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
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