«E nel mezzo di quell’orrore senza nome… Edith all’improvviso riconobbe le note di Strauss… suonavano Il bel Danubio blu». Edith Eva Eger, ebrea ungherese sopravvissuta alla Shoah, nonché autrice del best seller mondiale “La scelta di Edith”, ha visto ogni bruttura possibile in quel campo di sterminio. Ma l’allora 17enne ha trovato la forza di resistere grazie alla passione per la danza e all’amore della sorella maggiore, scampata con lei alla morte per miracolo. Da questa storia nasce l’idea per Edith, una ballerina all’inferno, film ibrido tra fiction, racconto e balletto realizzato da Marco Zuin su sceneggiatura di Emanuele Turelli.
La rappresentazione alterna momenti narrati dagli attori Marco Cortesi e Mara Moschini con ricostruzioni sceniche delle vicende intorno alla giovanissima Viola Turelli nel ruolo principale, Romeo Tofani nei panni del nazista Josef Mengele, “l’angelo della morte di Auschwitz”, e la partecipazione di un corpo di ballo costituito da studenti del Liceo Coreutico Tito Livio di Milano. Il progetto è firmato Violet Moon e MoKa, nelle persone degli ideatori Riccardo Viviani e Claudia Ziliani, ed è stato realizzato quasi interamente nel dismesso teatro di Salò che fu luogo di festa per i gerarchi fascisti durante la repubblica sociale italiana.

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Appena 62 minuti di pellicola complessivamente riuscita – la stessa Edith, oggi 94enne, ha avuto parole di ammirazione nei confronti dell’opera – e oltretutto finanziata in parte dal Ministero per le Politiche giovanili e il servizio civile universale. Al netto di alcuni passaggi inevitabilmente didascalici, seppure mai noiosi, è la forza emotiva di una storia senza tempo a risaltare. Per non dire degli occhi straordinariamente espressivi dell’esordiente protagonista. Da segnalare che Edith, una ballerina all’inferno è stato presentato in anteprima durante l’ultimo Giffoni Film Festival dove ha ricevuto il riconoscimento “Impact award 2022”.

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