EDITORIALE – Vola Basso

film socialisme
Come "sale Grosso", frase che rese famoso, anche tra i neofiti, il laterale sinistro della nazionale di calcio nel 2006, spunta da una curva del monte Grappa del Giro d'Italia, un altro meraviglioso incitamento nostrano, per il ciclista più forte che abbiamo attualmente: Vola Basso! . Ricorda un film socialista, o meglio Film Socialisme di Godard che per problemi di tipo greco ha saltato la conferenza stampa a Cannes…  

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film socialismeCome "sale Grosso", frase che rese famoso, anche tra i neofiti, il laterale sinistro della nazionale di calcio campione del mondo nel 2006, spunta da una curva del monte Grappa del Giro d'Italia, un altro meraviglioso incitamento nostrano, per il ciclista più forte che abbiamo attualmente: Vola (Ivan) Basso. Che meraviglia, restar lì sullo stradone impolverato, ad aspettare i girini e intravedere una speranza di alzarsi in volo, non troppo in alto, quel poco che basta per lasciare il fondo. Il ciclismo è uno sport sempre in bilico, con l'incertezza del baratro e la certezza di nuovi scandali antidoping. Allora quel Borat kazako che corre seminudo ai bordi della strada, di fianco ai ciclisti, sventolando una bandiera, quasi come fosse un'ala per staccarsi dall'asfalto, ricorda un temibile incubo, dell'Europa smarrita, che si chiede dove stia andando. Ricorda un film socialista, o meglio Film Socialisme di Godard (ultima opera che abbiamo ammirato a Cannes). Per problemi di tipo greco (e tutti sperano che non diventi di tipo italiano) il regista francese ha detto di non poter essere presente alla conferenza del suo cinema/manifesto sulla Croisette e tutti con la memoria siamo andati alla crisi della Grecia, al rischio di contagio, che interroga il Vecchio continente sul ritorno di divisioni del passato, denunciando il dirigismo unitario. Quella di Godard, con un altro memorabile appello, è una melodia in tre movimenti: la visita dei luoghi cruciali della storia del continente Europa, una famiglia complicata francese, la crociera nel mediterraneo. Fare cinema per Godard è probabilmente un sogno, ma il film di questa deriva occidentale è un frammento di qualche altra cosa, forse anche di un incubo. "Vola Basso" potrebbe essere concepito come un paradosso se applicato a Godard, ma il Film Socialisme ha una visione delle cose documentaria fatta in maniera spettacolare, come non è né il teatro, né la musica, né la letteratura. "Vola Basso" è pedalare evitando che la parte spettacolare prenda il sopravvento sulla parte documentaria, proprio quello che è successo all'occidente. Al cinema ci vogliono però le stelle, come nello sport, come magari per la stessa Unione Europea. Ma scientificamente le stelle vengono da lontano e noi ne percepiamo la luce solo dopo molto tempo. Le star del cinema, della politica, dello sport sono la stessa cosa, rappresentano una luce, che è già passata. "Vola Basso" è il rinnovato grido bout de souffle di Godard, che incita a non passare per la parola, ma per altre cose, in ogni caso bisogna parlare con il linguaggio comune, non con la parola Biblica, con il Verbo. Alle "conversazioni" e quindi all'unità e coesione è preferibile disgregazione e lotta civile? La risposta è ovvia. Ma gli Stati Uniti per essere tali, hanno attraversato una terribile guerra civile, così come la Cina, aspirante superpotenza, è stata lacerata da lotte intestine nel XIX e XX secolo. E l'Europa? È una terra frammentata di Paesi piccoli e quelli che non si rendono conto di esserlo. Lo Stato (gli Stati) non sono mai riusciti a sottomettere la Chiesa; la Chiesa non è mai riuscita a controllare lo Stato, i signori feudali hanno spesso sfidato il potere dello Stato; i lavoratori, appena hanno potuto, hanno limitato i poteri dello stato borghese. Questa è stata la ricetta europea: meno Stato meglio è stato. Lo spettro di un passato di divisioni continua ad aggirarsi ansiosamente e ostacolare la costruzione dell'Europa. Non si seppelliscono mille anni di inimicizie in pochi decenni. Libero scambio o vero Stato Federale? Siamo ancora in mezzo al guado, tra negoziati estenuanti e trattative individualistiche. Se nei secoli scorsi le fratture e le diversità hanno agito da forza e influito sullo sviluppo economico, oggi si chiede un passo in più, magari un salto che somigli quasi a un volo impercettibile, basso sì, ma che ci proietti nella terra di mezzo. La stessa terra che nel catino di Madrid qualche giorno fa, sembrava trovare la sua giusta dimensione: calciatori di un club italiano che dopo aver sollevato la coppa dei campioni d'Europa, festeggiavano privatamente con le loro bandiere appese al collo, con gli spicchi dei tifosi di casa propria. Solo una bandiera tricolore portata a spasso, da uno dei quattro giocatori nostrani. Tutti stranieri, con il camerunense Eto'o, uno dei migliori attaccanti al mondo, che si sacrifica in Italia a fare il terzino, perché i lavori umili noi non siamo più in grado di fare. Mancava solo che dagli spalti risuonasse l'Internazionale

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