El caso Padilla, di Pavel Giroud

Un documentario che ha il pregio di divulgare una testimonianza inedita ma che non risponde alle domande che stanno all’origine del film. Concorso

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Per il suo quarto documentario il cineasta e documentarista cubano Pavel Giroud sembra essersi preparato con cura. El caso Padilla, ruota attorno al sorprendente filmato della ritrattazione del poeta Heberto Padilla, sepolto da 50 anni in un archivio governativo cubano.

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La storia narrata è incentrata sul cosiddetto Affare Padilla. Il 30 marzo 1971 è stato arrestato Heberto Padilla, uno dei poeti cubani moderni più raffinati e incisivi, la cui raccolta di poesie Fuori dal gioco del 1968 e Provocazioni del 1971, costituivano un duro attacco alla mancanza di libertà nella Cuba di Fidel Castro. La mattina del 20 marzo Padilla viene prelevato da casa assieme alla moglie Belka Cuza Malé, in quanto individuo ritenuto ideologicamente contrario alla Rivoluzione cubana. Il suo arresto segna la rottura tra la sinistra europea e la rivoluzione castrista, provocando la pubblicazione di una lettera su “Le Monde”, firmata, tra gli altri, da Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Italo Calvino e Mario Vargas Llosa – che denunciava una tendenza violenta e settaria a Cuba. Padilla esce dal carcere per tenere un discorso di oltre due ore davanti ai membri dell’Unione degli Scrittori Cubani. In esso si autoaccusa di calunnie e diffamazioni contro la Rivoluzione.

Il documentario di Giroud, ha un impianto classico e scaglia i suoi colpi più forti quando mostra il filmato rimasto segretato mezzo secolo. Il preziosissimo materiale inedito, finalmente divulgato al mondo intero è di per sé il film stesso di Giroud. Un affascinante teatro grottesco condotto da un poeta istrionico e in difficoltà che rinnega il suo stesso verbo: “I miei romanzi mi fanno vergognare, le mie poesie mi fanno vergognare”. Un uomo inquieto e desolato, spogliato da qualsiasi parabola poetica, incapace di evitare le contraddizioni mentre invita i suoi amici dissidenti, tra cui la sua stessa moglie, a venire al tavolo e ritrattare con lui. Un vero e proprio atto di pentimento che in qualche modo ci trasporta alle vicende che Marco Bellocchio ha mostrato al mondo cinematografico ne Il traditore del 2019, raccontando la storia di uno dei più celebri collaboratori di giustizia italiani: Tommaso Buscetta. Mentre Bellocchio metteva in scena un’opera sensazionale, consapevole e profonda, denunciando uno Stato criminalmente assente, narrando attraverso le vicende di Buscetta vent’anni di storia politica italiana e mafiosa, Giroud, nel suo documentario si limita a prendere in mano, seppur con vigore, l’esclusivo documento audiovisivo riemerso dopo cinquant’anni e lo tagliuzza, seleziona e intercala con materiali di archivio che mostrano uno spaccato di storia cubana, inserendo alcune interviste ai grandi della letteratura dell’epoca. Troppo poco però per rispondere alle domande su cui ruota tutto il film e che rimangono appese in gola fino all’ultimo fotogramma: “Padilla era sincero o è stato costretto a ritrattare?”. “È Heberto Padilla ad aver tradito i sui colleghi o la Grande Rivoluzione ad aver tradito la letteratura cubana?” “La paura l’unica forza trainante dietro il suo ‘mea culpa’?”.

L’intenzione del regista non era evidentemente quella di rispondere alle uniche domande che stanno all’origine del film, ma più semplicemente quella di raffigurare e presentare una testimonianza cruda. Il punto di vista di Giroud risulta infatti troppo lontano. Poco ricerca e poco raggiunge. Si limita a osservare/mostrare e conduce, senza troppi quesiti, nel mondo che sta raccontando. Introdurre commenti del presente non avrebbe stravolto il racconto, ma certamente aiutato a riprodurre con una precisione che forse spaventa ancora l’immagine del passato e del presente di Cuba. Un presente in cui, come ci mostra Giroud stesso nel finale, i giovani attivisti cubani protestano ancora chiedendo libertà d’espressione. Tuttavia la visione di questo documentario ha il merito di rimandare, soprattutto noi occidentali, ad una pagina importante della storia latino americana e il pregio di mostrarci un documento unico, una rivelazione mondiale.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7
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Il voto dei lettori
4.33 (3 voti)
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